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Lavoro

"È un giorno triste, sono stato licenziato": i messaggi sui social dei dipendenti di Meta

"È un giorno triste, sono stato licenziato": i messaggi sui social dei dipendenti di Meta
(reuters)
Su LinkedIn e Twitter i primi messaggi di chi ha perso il proprio lavoro nella holding di Mark Zuckerberg. Tra rassegnazione per il presente e speranza per il futuro. Molti di loro già nel mirino dei concorrenti della holding 
2 minuti di lettura

“Mio padre è stato licenziato nel 2008. Avevo 17 anni. È stato difficile per tutti. Poco fa ho saputo che sono stato licenziato da Meta. Ho una bellissima bimba di 5 mesi. So che non è l’unica figlia di persone licenziate oggi. Il mio cuore è con tutti i colleghi di Meta, Twitter e Stripe che oggi hanno perso il loro lavoro”. Il messaggio compare su LinkedIn poche ore dopo che Meta ha annunciato il licenziamento di 11 mila persone in tutto il mondo. Il 13% dei suoi 87.314 dipendenti. A scriverlo è un dipendente delle risorse umane. Aaron Doran. Lavorava a Dublino. Al momento non è chiaro se nel piano di licenziamenti sono rientrati anche dipendenti italiani. Da quanto risulta a Italian Tech sarebbero una cinquantina gli impiegati tra Facebook, Whatsapp e Instagram in Italia. 


Nei post più rassegnazione che rabbia

In queste ore sui social sono tanti i messaggi dello stesso tenore. Ingegneri, sviluppatori, semplici dipendenti che si sono visti recapitare una lettera di licenziamento dalla holding di Mark Zuckerberg. Nei post non si legge rabbia. Piuttosto rassegnazione. A volte velato ottimismo.

Coutney Taylor, risorse umane, base a Austin, Texas: “Speravo davvero che questo giorno non arrivasse. Ma purtroppo sono stata licenziata. Oggi comincia la ricerca di un nuovo lavoro. L’unica cosa che mi conforta è aver stabilito negli anni buoni rapporti con i colleghi. So che mi aiuteranno”. Centinaia i commenti sotto ogni post.

Mark Zuckerberg si assume le responsabilità. Colpa del Metaverso?

Nella lettera ai suoi dipendenti, Mark Zuckerberg si scusa. Si assume ogni responsabilità per quello che al momento è il più grande piano di licenziamenti nell’industria tecnologica. Arrivato sette giorni dopo quello di Twitter, che per mettere a posto i conti ha licenziato metà del proprio personale: 3.750 persone. E che si aggiunge ai licenziamenti decisi da altri colossi tecnologici come Stripe, Lyft, Snapchat. Circa 20.000 persone hanno perso il proprio lavoro nelle ultime due settimane. Non è escluso che a loro se ne aggiungano altre.

Meta ha tagliato buona parte dei propri dipendenti tra i dipartimenti di risorse umane e realtà aumentata. Il Metaverso. Una scommessa che Zuckerberg ha fortemente voluto. Ma che ha bruciato 9 miliardi di cassa nei primi nove mesi del 2022. Troppo per gli investitori, poco convinti dei piani a lungo termine del fondatore di Facebook. Timori che si aggiungono al momento difficile che vive il mercato della pubblicità, appesantito dall’inflazione, dalle tensioni internazionali. E al fiato sul collo della concorrenza agguerrita di TikTok, popolarissimo tra le nuove generazioni, e quindi tra gli inserzionisti.

 

"Non riesco a dormire. Domani potrei perdere il mio lavoro"

Ieri notte un profilo Twitter condivide un messaggio: “Non riesco a dormire, non so se riuscirò a farlo. Domani potrei avere una lettera e perdere il mio lavoro a Meta”, scrive Brittney. Nessun cognome, ma ingegnere a Meta nella descrizione della sua biografia.

Scorrendo gli altri messaggi condivisi con l’hashtag #MetaLayoffs (licenziamenti di Meta, ndr), se ne trovano altre decine. I più recenti sono quelli di chi ha scoperto di non essere tra i selezionati: “Grazie a Dio ho ancora un lavoro”, scrive uno sviluppatore di San Francisco: “Sono vicino ai miei colleghi che non ce l’hanno fatta. Tranquilli, vi aiuteremo”.

Molte le offerte di lavoro. TikTok e startup osservano 

Loro sanno che nulla è perduto. In queste ore diversi addetti alle risorse umane di TikTok scrivono messaggi diretti agli ex dipendenti di Meta e Twitter: “Mandateci un curriculum, stiamo assumendo”. E pronte alla finestra ci sono centinaia di startup della Silicon Valley che possono accedere a talenti già formati, che finora non si potevano permettere.

Aziende che hanno liquidità raccolta negli ultimi anni dai fondi di venture capital. Ma che non hanno spese enormi da sostenere perché ancora in fase di lancio. Possono ancora investire per sviluppare i propri prodotti. E gli ingegneri delle tech company più grandi sono un bacino di professionalità incomparabile. Il ciclo nella Bay Area sembra già pronto a ripartire.

@arcamasilum