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Reportage
Nei magazzini di Amazon, dove uomini e donne lavorano insieme ai robot

Nei magazzini di Amazon, dove uomini e donne lavorano insieme ai robot

Abbiamo visitato il centro di distribuzione di Cividate al Piano, in provincia di Bergamo, per capire com'è il Black Friday visto dalla parte del più grande sito di e-commerce del mondo

2 minuti di lettura

Fuori c’è la pianura padana, vaste distese di niente illuminate dal sole pallido di un giorno d’autunno. Che però non è un giorno qualsiasi: è Black Friday, quando milioni di italiani vanno a caccia di affari su computer e smartphone. Molti li cercano su Amazon, che a trenta chilometri da Bergamo ha aperto un anno fa il suo decimo centro di distribuzione italiano.

Dentro, in un edificio da 60 mila metri quadri, nessuno corre, nessuno si agita: è pieno di cartelli che indicano come e dove muoversi, seguendo i sensi di marcia e senza salire le scale due a due. In più, da qualche anno le offerte speciali sul sito sono distribuite su un’intera settimana o anche più, per questo l’impatto del Black Friday oggi non è più rilevante come una volta.

Siamo stati in un magazzino Amazon nel giorno del Black Friday. Ecco cosa succede

La danza dei robot

Un centro di distribuzione funziona così: ci sono centinaia di scaffali quadrati con i prodotti, che vengono sollevati e spostati da piccoli robot, simili a quelli per pulire il pavimento; a seconda degli ordini, si avvicinano alle postazioni degli operatori, poi una luce illumina la posizione dove si trova l’oggetto da spedire, che viene prelevato, controllato con la scansione del codice a barre e riposto in un contenitore (tote). Il contenitore è quindi trasportato con nastri trasportatori al piano inferiore, dove viene svuotato e i vari prodotti vengono impacchettati e destinati alla spedizione. 

La danza dei pod gialli chiusi in enorme recinto è pura fantascienza: silenziosi, precisi, si muovono come in un Tetris senza fine, attendono pazienti il loro turno e poi scompaiono alla vista. Nei vari ripiani gli oggetti sono disposti in ordine casuale, le pastiglie per la lavatrice accanto ai computer, le scarpe vicino alle bambole. O anche no, ma non importa perché la posizione di ognuno è registrata in un gigantesco database che cambia continuamente: su scala così vasta non ha senso dividere i prodotti per categorie come in un normale supermercato, e per quanto possa sembrare controintuitivo, il caos è l’unico vero ordine possibile. La parola chiave è flessibilità, e infatti molte postazioni funzionano in tutti e due i sensi, anche lo stoccaggio della merce è casuale.

Il lato umano

Al piano inferiore l’intervento umano è più evidente: il prodotto o i prodotti vanno recuperati dal contenitore e sistemati in un pacco, una busta per la spedizione; i computer aiutano a scegliere la scatola e tutto l’occorrente per l'imballaggio. Quando il pacco è pronto, un altro nastro trasportatore lo porta fino al camion per la spedizione. Ogni movimento della merce viene monitorato da un centro di controllo che pare quello delle autostrade; e in fondo nel centro di distribuzione ci sono chilometri di nastri trasportatori.

Di solito i prodotti ordinati sul sito Amazon arrivano a casa in meno di 24 ore, perché ogni magazzino serve il bacino di utenti più vicino. Nel caso un prodotto non fosse però disponibile in loco, il sistema di gestione degli ordini lo cerca negli altri centri di distribuzione, da cui viene spedito direttamente all’acquirente.

Un particolare curioso: a Cividate e negli altri centri che usano i pod si trovano solo oggetti di dimensioni medio piccole, al massimo un computer portatile o una console per videogiochi; la merce più ingombrante viene stoccata in depositi tradizionali, quelli con grandi corridoi pieni di scaffali. Dodici anni fa, quando Amazon arrivò in Italia, erano tutti così, oggi la logistica è stata completamente ripensata. Lo scorso anno il gigante dell’e-commerce ha investito nel nostro Paese oltre 4 miliardi di euro (il 38% in più rispetto al 2020), per un totale di 12,6 miliardi di euro dal 2010. I dipendenti allora erano 150, mentre oggi sono 17 mila, di cui tremila assunti solo nel 2022.

A BGY1, come si chiama in codice il centro di Cividate al Piano, lavorano oltre 900 persone di 100 nazionalità, più altrettanti stagionali, e non per niente tutte le postazioni hanno delle bandiere. In giro si vedono molti giovani, ma anche qualcuno più in là con gli anni, tante ragazze, parecchie col velo. Si alternano in turni da otto ore, dalle 6 alle 14, dalle 14 alle 22 e dalle 22 alle 6. Nell’edificio c’è una mensa luminosa, la caffetteria, e pure delle postazioni per chi “sta attraversando un periodo di difficoltà emotiva, familiare o sociale”. L’atmosfera è concentrata ma rilassata, niente a che vedere con la frenesia di chi nelle stesse ore sta cercando lo sconto maggiore su Amazon. Che è questo