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La ricerca

Gli under 13 e i social, fotografia di un rapporto che non dovrebbe esistere

Gli under 13 e i social, fotografia di un rapporto che non dovrebbe esistere
Il 78% degli 11enni italiani ha un profilo online, percentuale che sale al 90% per i 12enni, con effetti e conseguenze sulla percezione che i più giovani hanno di loro stessi
3 minuti di lettura

In Italia, l’età minima per iscriversi ai principali social network è 13 anni (in alcuni Paesi, questo limite è più alto): nonostante questo, sono tantissimi gli 11-12enni che hanno un profilo su TikTok, Instagram oppure Snapchat. Succede anche se le piattaforme cercano sempre nuovi modi per impedirlo, e spesso succede all’insaputa dei genitori o a causa della mancata consapevolezza di quali siano i pericoli di Internet per bambini e ragazzini.

A confermarlo ci sono i dati di una recente e interessante sondaggio condotto dal dipartimento di Scienze umane dell’Università di Cassino su oltre 2mila persone di età compresa fra gli 11 e i 13 anni, coordinato dal ricercatore Simone Digennaro.

Quali sono le app più usate dai più giovani

Che cosa ne è emerso? Innanzi tutto, che l’88% degli intervistati, senza variazioni significative sulla base del sesso, usa con regolarità i social network, con la percentuale che sale al 90% per i soli 12enni e invece cala al 78% per gli undicenni. Inoltre, 4 ragazzi su 10 hanno dichiarato di avere un profilo pubblico, cioè aperto e accessibile a chiunque, che è un’altra cosa apertamente ostacolata dalle piattaforme, se non addirittura vietata.

La ricerca ha anche messo in luce quali siano i social preferiti da giovani e giovanissimi: l’app più usata è ampiamente WhatsApp, cui ha accesso più o meno la totalità del campione, seguita da TikTok, Instagram, YouTube e Snapchat. Quest’ultimo caso merita un approfondimento: molto diffusa, Snapchat viene però usata poco, principalmente per modificare foto da postare su altri social o da inviare agli amici. I numeri confermano questo scollamento: installata nel complesso da oltre il 60% dei giovani, circa il 30% di loro la apre meno di 2 ore al giorno. Al contrario, oltre il il 50% degli intervistati ha ammesso di usare WhatsApp più di due ore al giorno, così come TikTok: entrambe le percentuali salgono leggermente con lo scendere dell’età (il 56% e il 69% dei 12enni passano più di due ore al giorno su WhatsApp e TikTok).

Non sorprendono il progressivo abbandono di Facebook, lasciato ai boomer (veri o presunti che siano), e lo scarsissimo interesse per Twitter, mentre si fanno largo Discord e Twitch, che per quanto riguarda streaming e videogiochi riesce quasi a fare concorrenza a YouTube.

Che cosa fanno i più giovani sui social

Dal punto di vista delle attività, quello che si percepisce dal sondaggio è esattamente quello che dicono i ragazzini quando chiedi loro che cosa fanno online: “Guardo solo le Storie e i post”. Digennaro ha confermato che “quello che emerge è un uso abbastanza passivo dei contenuti” e appunto che l’azione più comune è quella di guardare foto e Storie di personaggi famosi. Qui qualche distinzione in base al genere c’è: le ragazze, in percentuale maggiore rispetto ai ragazzi, trascorrono più tempo a postare e guardare contenuti che le riguardano e anche prestano maggiore attenzione a come appaiono nei contenuti che condividono.

Oltre il 50% degli under 14 intervistati ha ammesso di avere modificato almeno una volta una foto prima di postarla, più del 14% lo fa spesso, mentre quasi il 6% ha detto di farlo sempre, con le ragazze che mostrano maggiore propensione a farlo rispetto ai ragazzi: il 25,4% contro il 15,5%. Una pratica diffusissima fra le ragazze (lo fa il 75% delle intervistate, il 50% con elevata frequenza) è anche l’abitudine di scattare molte foto per scegliere la migliore da condividere online. Ancora: il 51% delle intervistate ha confessato di rimuovere eventuali tag dalle foto non gradite e oltre il 50% le invia agli amici prima di condividerle sui social, contro il 30% dei ragazzi.

I social come specchio della vita

Poi ci sono ovviamente i filtri: se oltre il 50% ha ammesso di utilizzarli con lo scopo di migliorare la propria immagine e circa un terzo per osservare come il proprio corpo potrebbe apparire, ben il 42% vorrebbe essere nella vita reale così come appare quando usa i filtri. Secondo Digennaro “i filtri sono diventati strumenti per operare cambiamenti sul proprio corpo, per modificare il proprio aspetto e allinearlo a un’immagine ideale di sé da proiettare all’esterno”, un dualismo fra il reale e l’immaginato che “può modificare la percezione che i ragazzi hanno di loro stessi”. A confermarlo, il fatto che alla domanda “Come dovrebbe essere il corpo di un tuo coetaneo?”, soprattutto le ragazze (il 42,5%, contro il 24,8% dei ragazzi) abbiano individuato in un corpo sottopeso il cosiddetto modello idealtipico.

Insomma, e detto con le parole di Digennaro: si capisce che “i social concorrono in maniera determinante alla costruzione della reputazione dei giovani”, come è “evidente osservando alcuni trend di utilizzo che mostrano come l’approvazione e il riconoscimento sociale siano al centro delle dinamiche con cui espongono la loro immagine”. Le piattaforme vengono sempre più usate “per osservare i propri modelli, per creare e controllare la propria immagine sociale, per modificare il proprio aspetto nella direzione desiderata, abitudine che può assumere il valore di una correzione, ma anche di una sperimentazione” e sono diventate “spazi di costruzione della soggettività”. Che dunque andrebbero ben conosciuti anche dagli adulti, soprattutto se i figli iniziano a frequentarli a 11 anni.

@capoema