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Intervista

Trovato, Airbnb: “Le nostre tecnologie per un turismo sostenibile, legale e sicuro”

Trovato, Airbnb: “Le nostre tecnologie per un turismo sostenibile, legale e sicuro”
Parla il country manager della piattaforma statunitense: “Ci arriveremo con l’identificazione degli ospiti, proposte per una registrazione nazionale e mappatura delle abitazioni per l’accessibilità”
3 minuti di lettura

Il turismo sta cambiando di più in questi ultimi anni che negli ultimi decenni. E con il turismo cambiano le soluzioni tecnologiche che ne accompagnano l’intero processo: ispirazione, organizzazione, viaggio. Airbnb lo sa bene: la piattaforma che ha rivoluzionato il modo di visitare il mondo, trovando accoglienza nelle case degli altri, ha risposto alle sfide degli ultimi tre anni in modo rapido e intelligente: “Abbiamo assistito a importanti cambiamenti nel modo in cui le persone viaggiano, come una particolare attenzione e curiosità verso destinazioni meno inflazionate. Abbiamo infatti registrato una crescita nel turismo verso i piccoli centri e le aree rurali rispetto alle grandi città - racconta Giacomo Trovato, country manager per l’Italia e l’Europa Sud-orientale di Airbnb, in esclusiva a Italian Tech - i nostri dati dimostrano infatti come le dieci città europee più visitate su Airbnb, tra cui Parigi, Barcellona e Roma, abbiano rappresentato nel 2022 il 14% di tutti i viaggi in Europa contro il 20% del 2019. Inoltre i  soggiorni rurali sono diventati sempre più popolari: se si confrontano i primi tre trimestri del 2019 con quelli del 2022, l’aumento è del 55%”.

Gli strumenti per un turismo flessibile

Airbnb ha introdotto nel corso dei mesi nuovi strumenti di ricerca versatile, come le Categorie lanciate lo scorso maggio e l’opzione “Sono flessibile”, pensati proprio per sfruttare la tecnologia al fine di “disperdere” i turisti, contrastando in parte i flussi di massa e destagionalizzando le trasferte di svago o lavoro. Un approccio, insieme a quello dei soggiorni lunghi ai limiti del nomadismo digitale, che Airbnb sembra voler incoraggiare insieme all’assistenza sempre più completa per chi mette il proprio alloggio a disposizione.

Con l’ultimo aggiornamento, presentato nei giorni scorsi, arrivano infatti nuovi strumenti: Airbnb Start, pensato per rendere ancora più facile pubblicare un annuncio su Airbnb; l’assicurazione AirCover potenziata per gli host con soluzioni tecnologiche di controllo delle prenotazioni e copertura danni fino a tre milioni di dollari e sei nuove Categorie: Novità, In cima al mondo, Di tendenza, Spazi accessibili, Spazi per giocare e Hanok.

Il nomadismo digitale

I nomadi digitali sono certamente tra le tipologie di viaggiatori per i quali stiamo sviluppando importanti novità - conferma Trovato - dalla pandemia, milioni di persone hanno oggi la possibilità di vivere e lavorare in modo flessibile e i nostri dati dimostrano come nel 2021 un ospite su cinque ha utilizzato Airbnb per lavorare da remoto durante i suoi viaggi. Un trend che è continuato nel primo trimestre del 2022, con i soggiorni a lungo termine che hanno raggiunto il proprio massimo storico, raddoppiando rispetto allo stesso periodo nel 2019.

Da questo nuovo trend, abbiamo deciso di lanciare a livello globale il programma ‘Live and Work Anywhere’ con l’intento di individuare le destinazioni più adatte e collaborare con enti locali e aziende di promozione turistica per attrezzare e promuovere questi territori come dei veri e propri ‘hub’ per nomadi digitali. In Italia ne abbiamo due, uno sviluppato con la città e la provincia di Brindisi, l’altro che investe tutto il Friuli-Venezia Giulia”.

Sicurezza, legalità e inclusività: le proposte e alcune soluzioni

Sicurezza di ospiti e proprietari, legalità in termini di tassazione locale e nazionale e inclusività sono solo alcuni dei fronti caldi per la piattaforma, che conta qualcosa come 4 milioni di host che hanno accolto oltre 900 milioni di ospiti: “Con l’ultima Winter Release abbiamo esteso la verifica dell’identità a tutti gli ospiti che viaggiano verso i primi 35 paesi su Airbnb, con l’obiettivo di allargarla a tutto il mondo entro la prossima primavera - spiega il country manager - parlando di inclusività, abbiamo creato la Categoria Spazi Accessibili, che comprende alloggi mappati utilizzando la tecnologia 3D di Matterport e verificati per determinare se soddisfano i criteri di accessibilità di Airbnb. Rispetto invece alla legalità, abbiamo presentato una proposta che include una registrazione nazionale obbligatoria, la condivisione dei dati sui flussi turistici con le autorità, la determinazione di criteri nazionali per definire e mappare le aree maggiormente sotto stress in cui intervenire e la tutela della piccola proprietà privata per distinguerla in modo chiaro dalle attività imprenditoriali che vanno disciplinate in modo più stringente. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra le esigenze dei residenti e un turismo sostenibile e per questo speriamo in una legislazione sugli affitti brevi omogenea a livello nazionale, chiara e facilmente attuabile”.

I fronti aperti dei big del tech e l’impatto di Airbnb per i centri cittadini

In un certo senso, Airbnb - proprio a causa delle repentine chiusure legate al Covid e al crollo verticale del turismo globale nel biennio 2020-2021 - il suo momento drammatico l’ha vissuto a inizio pandemia. Quello che sta per concludersi è un anno di crisi per le big del tech ma non per la piattaforma co-fondata da Brian Chesky (che è l’attuale Ceo), Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk: “Il nostro momento buio l’abbiamo vissuto nel maggio 2020. Ci siamo trovati a prendere decisioni difficili, che però alla fine ci hanno reso più agili e disciplinati e pronti ad affrontare le sfide future. In Italia abbiamo circa una trentina di persone. L’ufficio è a Milano, ma abbiamo la possibilità di vivere e lavorare ovunque in Italia e nel mondo. La maggior parte dei colleghi ha scelto il lavoro da remoto ma continuiamo a incontrarci in sede per riunioni periodiche”.

Fra le contestazioni più frequenti rivolte ad Airbnb c’è quella di cambiare i connotati dei centri storici e di molte città, spingendo i prezzi delle abitazioni verso l’alto e spopolando certe zone di autoctoni, aggravando la crisi immobiliare: “Su Airbnb è disponibile solamente una percentuale ridotta del totale degli immobili a uso residenziale privato presenti in Italia - replica Trovato - crediamo si tratti di una dimensione tale da non poter influenzare significativamente la disponibilità di alloggi, né tantomeno il prezzo. Siamo però consapevoli che la pressione turistica e abitativa rappresentino una sfida in alcune città d’arte molto visitate, per questo attraverso la nostra proposta vogliamo essere parte attiva nel migliorare le cose”.