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Il retroscena

Per due volte gli U2 stravolsero i piani di Apple: a Jobs andò bene, Tim Cook ne pagò il prezzo

Per due volte gli U2 stravolsero i piani di Apple: a Jobs andò bene, Tim Cook ne pagò il prezzo
Il cantante Bono Vox ha raccontato nella sua autobiografia i retroscena di due operazioni di marketing piuttosto note, avvenute nel 2004 e nel 2014
2 minuti di lettura

Per ben due volte gli U2 hanno convinto Apple a fare qualcosa che andava contro i suoi princìpi.

La prima è stata un successo. La seconda è stata un fallimento.

Da entrambe le storie, raccontate da Bono Vox nella sua recente autobiografia, Surrender edita da Mondadori, si può imparare qualcosa di prezioso.

La prima storia:

“Nel 2004, un mese prima dell’uscita del nostro singolo Vertigo, insieme a Edge, il nostro manager Paul McGuinness e a Jimmy Iovine abbiamo incontrato Steve Jobs. Avevamo avuto un’intuizione che credevamo potesse giovare sia ad Apple sia al nostro gruppo”.

Fino ad allora, gli U2 erano sempre stati contrari a concedere un loro brano per uno spot. Ma stavolta volevano assolutamente far parte della campagna pubblicitaria che Apple aveva ideato per il suo iPod, quella in cui le silhouette delle persone ballano su sfondi dai colori vivaci.

“Non vogliamo soldi - dice Bono a Jobs - vogliamo solo far parte della pubblicità”.

In realtà il manager McGuinnes ci prova: "Un pacchetto simbolico di azioni Apple sarebbe comunque gradito...".

Ma quando Jobs fa intendere che non ha intenzione di elargirle, Bono suggerisce qualcos'altro in cambio: “Che ne dici di un ‘nostro’ iPod? Un iPod che si può ordinare rosso e nero?” dice al co-fondatore di Apple.

Steve Jobs si irrigidisce: “Apple è incentrata su hardware di color bianco - dice - ma posso fare un tentativo e sono certo che non vi piacerà”.

“Quando, più tardi, ci ha mostrato il design - racconta Bono - ce ne siamo innamorati. Siamo stati fortunati a cavalcare l’onda Apple in quel periodo. Quello spot incredibile ha avvicinato la band a un pubblico più giovane e al tempo stesso migliaia di persone hanno acquistato l'iPod U2 solo perché non era bianco. Apple era in viaggio verso l'infinito e oltre. Noi eravamo stati fortunati ad avere un passaggio. Non potevi comprare un biglietto”.


La seconda storia:

Dieci anni dopo, nel 2014, Bono e il nuovo manager degli U2, Guy Oseary, incontrano il Ceo di Apple, Tim Cook, e altri due top manager dell’azienda: Eddy Cue e Phil Schiller.

Bono ha avuto un’altra idea, ma Cook non è convinto.

“Volete davvero regalare la vostra musica?”.

Cook è incredulo: ”Apple sta cercando di fare l’opposto, vogliamo essere sicuri che i musicisti vengano pagati”.

"No - risponde Bono - non la diamo via gratis. Apple la pagherà e poi la distribuirà gratuitamente, come regalo alle persone. Come quando Netflix acquista un film e lo distribuisce agli abbonati".

“Ma noi non siamo questo” ribatte Cook [Apple Music sarebbe nata l’anno successivo].

Nonostante i dubbi ulteriori di Tim Cook - “Ma sarebbe solo per chi ama gli U2?” - Bono riesce a convincere Apple. Il nuovo album del gruppo finirà in tutti gli iPod di quinta generazione venduti dall'azienda di Cupertino.

Il regalo di Apple ai fan: gratis su iTunes il nuovo album degli U2


“In fondo qual era la cosa peggiore che poteva succedere? - scrive otto anni più tardi Bono - Sarebbe stato come la posta indesiderata. Come lasciare la nostra bottiglia di latte sulla soglia di ogni casa nel quartiere. Non era proprio così, invece. Il 9 settembre 2014 non abbiamo solo messo la nostra bottiglia di latte davanti la porta, ma in ogni frigo di ogni casa della città. In alcuni casi l'abbiamo riversata sui cornflakes della gente. E ad alcune persone piace versare il proprio latte. E altri sono intolleranti al lattosio”.

Bono, album gratis su iTunes: "Oops, chiedo scusa"


L’operazione è un fallimento. Wired Usa la definisce "peggio della spam". La testata Salon afferma che "l'album in regalo ha reso gli U2 la band più odiata d'America". Si dice che Apple, a causa dell'idea della rock band, abbia perso cento milioni di dollari. Ma Tim Cook all'epoca non fa una piega.

“Ci hai convinto a fare un esperimento - dice a Bono - e l’abbiamo cavalcato. Potrebbe non aver funzionato, ma ci abbiamo provato. Perché il music business nella sua forma attuale non funziona per tutti”.

“Se c'è bisogno di altri indizi sul perché Steve Jobs ha scelto Tim Cook per assumere la guida di Apple, questo è uno di quelli - aggiunge Bono nel suo libro  -. Cook, d'istinto probabilmente conservatore, era pronto a provare qualcosa di diverso per risolvere un problema. E quando tutto è andato storto, si è assunto ogni responsabilità. Non poteva licenziarmi ma avrebbe comunque potuto facilmente puntare il dito contro di me. Avevamo imparato una lezione, e saremmo dovuti stare attenti a come muoverci per un po’ di tempo. Non era stata solo una buccia di banana. Era stata una mina anti-uomo”.