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Lo studio

I social network non stanno morendo, però si stanno rimpicciolendo

I social network non stanno morendo, però si stanno rimpicciolendo
(ansa)
Sulle grandi piattaforme tradizionali prevale un uso sempre più passivo: la ragione è che la condivisione e lo scambio di contenuti sta traslocando su app più intime e dove ci si ritrova tra persone affini
3 minuti di lettura

Il dibattito sulla “fine dei social network” è stato innescato soprattutto da un avvenimento: la contestuale crisi affrontata da Facebook e da Twitter. Le difficoltà delle due piattaforme che più rappresentano la rivoluzione dei social fanno effettivamente pensare che un’epoca si stia chiudendo per sempre. Uno sguardo attento rivela però una situazione più sfaccettata del previsto.

Prima di tutto, le crisi di Twitter e di Facebook hanno cause molto diverse. Il primo – che ha sempre avuto difficoltà a livello di bilanci e i cui utenti, circa 300 milioni, sono poca cosa rispetto ai principali concorrenti – è alle prese con il caos provocato dall’arrivo di Elon Musk, con la presunta fuga di utenti e soprattutto con il nervosismo degli inserzionisti provocato proprio dalle nuove politiche di Musk, all’insegna di un “free speech” di stampo fondamentalmente trumpiano.

Facebook ha problemi molto diversi: è infatti un social network che genera ancora enormi guadagni (anche se in calo), ma che perde utenti e che soprattutto non è più in grado di attirare un pubblico giovane. In poche parole, Facebook è un social network che sta invecchiando male. Perfino Instagram sta registrando qualche inatteso rallentamento e nel frattempo Meta (la società proprietaria di entrambi) sta invece concentrando tutte le sue energie (anche economiche) su una visione di metaverso che rischia di rivelarsi un enorme azzardo.

Contemporaneamente, si assiste all’inarrestabile crescita di TikTok: un social network che di “social” ha in realtà pochissimo. Si stima infatti che due terzi degli utenti di TikTok non abbiano mai pubblicato nulla sulla piattaforma di proprietà della cinese ByteDance, limitandosi a consumare passivamente i contenuti prodotti da creator professionisti o aspiranti tali. TikTok, di fatto, ricorda più una sorta di mini-televisione di quanto non ricordi un tradizionale social network.

Il successo di TikTok non significa che gli utenti di internet non desiderino più condividere contenuti.  Sempre più spesso, questa condivisione avviene però su piattaforme più piccole e più intime: “Se i social media, negli ultimi quindici anni circa, si sono concentrati sulla diffusione del vostro messaggio al maggior numero possibile di persone, oggi stiamo andando verso un futuro in cui ciò che ci interessa è raggiungere un gruppo ridotto di persone con il quale però condividiamo interessi, valori o qualche altra affinità”, ha scritto Caroline Sinders su Slate. “Postare pubblicamente su Twitter, Facebook o Instagram è più o meno come usare un megafono per urlare a una grande folla senza volto. Un server di Discord (ovvero un canale dove ci si raduna in base agli interessi, ndR) o un gruppo di WhatsApp è invece più simile ad andare alla festa di un amico: magari non conosciamo tutti, ma è più semplice farsi un’idea di chi sta partecipando e delle persone con cui possiamo conversare”.

Questa nuova forma di social network è stata anche chiamata “falò digitale”, per trasmettere l’idea di un luogo più intimo e in cui i contenuti circolano all’interno di un gruppo coeso, invece di essere esposti a un pubblico enorme e incredibilmente eterogeneo. È un nuovo modo, più riservato e più libero di condividere materiale con amici e persone affini, che ha iniziato a diffondersi grazie ai gruppi di WhatsApp o ai canali di Telegram. Nel tempo, questa forma si è poi ulteriormente sviluppata tramite software di nuova concezione, come il già citato Discord o il più piccolo Mastodon (piattaforma open source in cui ogni “server” è autogestito da chi l’ha fondato, ma è collegato con gli altri presenti).

“Mastodon, WhatsApp, Discord, Twitch o anche i gruppi di Facebook offrono degli spazi misti che esistono tra il pubblico e il privato”, si legge ancora su Slate. “Oggi le persone vogliono avere un controllo maggiore sulle loro vite digitali. Sebbene gli influencer e anche altri utenti possano ancora desiderare il maggior numero di like e condivisioni possibili, la gran parte delle persone oggi sembra considerare l’ampia diffusione dei propri contenuti più un rischio che un’opportunità”.

“Dopo anni trascorsi a costruire delle identità online attentamente curate e ad accumulare contatti, gli utenti più giovani dei social network sentono il bisogno di essere se stessi e di farsi amici reali anche online, sulla base degli interessi condivisi”, scrive invece la Harvard Business Review.

Di conseguenza, come evidenziato proprio da TikTok (ma sotto questo aspetto Twitter è stato un vero pioniere), l’utilizzo dei social network classici andrà inevitabilmente professionalizzandosi. A pubblicare i contenuti saranno quindi sempre più figure pubbliche, che usano questi strumenti per diffondere il più possibile la loro voce o il materiale da essi creato. Gli altri utenti tenderanno a seguire Instagram, Twitter e TikTok sempre più passivamente, trasferendo invece la loro attività su social più piccoli, dove si ha una maggiore sensazione di intimità, indipendenza e sicurezza.