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L'analisi

Cosa vuol dire spegnere Spid (e perché non sarà semplice farlo)

Cosa vuol dire spegnere Spid (e perché non sarà semplice farlo)
Il Sottosegretario Butti ha annunciato lo "spegnimento" del Sistema unico di identità digitale. Al suo posto, la Carta di identità elettronica (Cie)
4 minuti di lettura

Probabilmente Spid sarebbe stato comunque superato. In modo graduale. Di certo non in tempi rapidi. Complice la necessità unificare i sistemi di identità digitale degli italiani. E complice l’Unione Europea, che a breve potrebbe adottare un unico modello di identità digitale tra i Paesi comunitari. Ma “spegnere” Spid è diverso. È più complesso. Per questo l’annuncio del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alessio Butti, ha colto tutti di sorpresa.

Butti ha parlato durante l’iniziativa per i 10 anni di Fratelli d’Italia: “Siamo d’accordo, dobbiamo cominciare a spegnere Spid e avere una carta di identità elettronica come unica identità digitale”, ha detto. Ribadendo né più né meno ciò che era contenuto due anni fa nella sua proposta approvata nel decreto Milleproroghe in cui impegnava l’esecutivo ad adottare uno “Spid di Stato”. Ma spegnere è un gesto che alla memoria muscolare suona come un clic di un interruttore. Ed è difficile che andrà così. 

 

Spegnere Spid è prematuro, ma la strada è già tracciata

La frase di Butti può sembrare un’esagerazione. Ma su Spid è in atto da mesi una discussione a livello sia nazionale che europeo. E su entrambi i fronti ci si muove sulla necessità di armonizzare, uniformare i vari servizi di identità digitale dei cittadini. Il problema è che Spid in Italia ha una popolarità enorme. Molto più della Cie. I tempi potrebbero essere quindi più lunghi di un clic. Diversi i motivi.

Attualmente i cittadini italiani possono usufruire di due sistemi di identità digitale. Spid, il sistema pubblico di identità digitale, e la Cie, la carta di identità elettronica. Spid a oggi è usato da 33,3 milioni di italiani. 18,1 milioni hanno Cie. Spid ha avuto una crescita esponenziale durante la pandemia, quando era necessario per accedere ad una serie di misure a sostegno delle imprese e delle famiglie adottate dal governo guidato da Giuseppe Conte. Anche Cie ha beneficiato di una discreta crescita in quel periodo. Ma meno di Spid, che poteva essere attivato anche da remoto.

Differenze tra Spid e Cie (e il nodo Pin e Puk)

Ciò che ha resto Spid così popolare è la sua facilità di utilizzo. Per ottenerlo bastano pochi passaggi e un riconoscimento che diversi provider fanno online. La Cie è data dai comuni di appartenenza. È una carta di identità a tutti gli effetti e sostituisce la vecchia carta di identità. Ma per ottenerla spesso si devono attendere tempi molto lunghi. Materialmente è una scheda in policarbonato. Foto e dati del cittadino sono stampati al laser e contiene un microchip con i dati personali, foto, impronte digitali. Con i codici Pin e Puk ottenuti al suo rilascio, si possono fare online tutte le attività per cui oggi è previsto Spid. Ma proprio qui nasce il primo problema.

Molti cittadini che hanno chiesto e ottenuto la carta di identità elettronica potrebbero non avere più con sé i codici ottenuti al momento del rilascio. E riaverli potrebbe essere più difficile del previsto (uno dei modi più immediati in realtà è proprio usando Spid). Anche perché per i servizi online molti finora hanno usato Spid, che tramite smartphone consente un riconoscimento immediato  - spesso con tecnologia di riconoscimento facciale. I due sistemi di riconoscimento infatti finora hanno viaggiato in parallelo. Spid è stato più usato come mezzo per autenticarsi online per servizi specifici. La Cie ha in molti casi sostituito la carta di identità tradizionale, trovando posto tra le varie tessere nel portafogli.

Il rapporto Stato-Provider e la necessità di un'azione coordinata

Spegnere Spid inoltre vuol dire ‘spegnere’ i rapporti con i nove provider che finora hanno fornito il servizio allo Stato. Spesso con costi irrisori. Butti in una lettera al Corriere della Sera ha parlato di Spid come di un costo per le casse dello Stato. Da quanto risulta a Italian Tech, lo scorso anno il costo è stato di poco superiore al milione di euro, erogato come indennizzo ai provider e dei quali la maggior parte è stato dato a Poste, al momento l’ente che ha fornito la maggior parte di Spid ai cittadini italiani.

Escluso che chi abbia Spid possa avere automaticamente una Cie. Si tratta di due servizi molto diversi che finora sono andati in parallelo. In più, il primo non è una carta di identità digitale, quindi non è riconosciuto come documento. Il superamento di Spid non può che passare da un potenziamento di Cie, che potenzialmente ha le stesse aree di utilizzo. Al momento spegnere Spid non potrebbe che tradursi nel tagliare fuori almeno 20 milioni di italiani dal riconoscimento online.

Il regolamento Eidas in adozione a Bruxelles premia Cie

Ad ogni modo, tempistiche azzeccate o meno di Butti, la strada sembra essere già tracciata. Al netto della necessità di uniformare e armonizzare i servizi offerti dalla pubblica amministrazione ai cittadini, l’Unione europea è già vicina all’adozione di un sistema di identità digitale unico per i cittadini comunitari. Lo farà con l’adozione del regolamento Eidas. Al momento la più cristallina minaccia all’esistenza di Spid.

Il Consiglio Ue ha adottato un approccio comune al sistema di identità digitale dei Paesi membri per rendere interoperabilità le identità digitali degli stati europei. Una norma in particolare riguarda Spid. Ovvero l’adozione di sistemi di identità digitale basati su livelli di garanzia di tipo “alto” e non più “sostanziale”. Cie è classifficato come "alto", perché prevede il riconoscimento in presenza di chi ne fa richiesta. Spid no. Al di là dei tecnicismi, l’identità unica europea funzionerà tramite chip e carta. Quindi tramite il sistema della carta digitale elettronica. Uniformando tutti i livelli di sicurezza europei.

Spid, la partita è ancora aperta

È probabile che Spid sarebbe andato comunque in soffitta. Anche se da Bruxelles arriva un regolamento, non una direttiva. E dopo l'approvazione del Consiglio, servirà quella del Parlamento (che voterà a febbraio).

La questione quindi è ancora aperta: "La frase del Sottosegretario Butti ci sorprende, ma ci diciamo comunque disponibili ad un confronto", dice Carmine Auletta, presidente di Assocertificatori, l'associazione italiana dei prestatori di servizi fiudciari come Spid, firma digitale, pec e fattura elettronica. "Non è solo una questione tecnica, ma riguarda l'usabilità del servizio. In tutti i Paesi che hanno utilizzato solo la Cie, il progetto è fallito. L'Italia da questo punto di vista è un'avanguardia in Europa".

Partita aperta anche all'interno del governo. Dove al momento l’ipotesi di fare a meno del sistema non trova tutti d’accordo.

@arcamasilum