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Spazio

Artemis III, la navetta Nasa e il lander SpaceX: si torna sulla Luna

Artemis III, la navetta Nasa e il lander SpaceX: si torna sulla Luna
La Nasa spiega come avverrà la missione per riportare un equipaggio sul nostro satellite nel 2025. A bordo di Starship della compagnia di Elon Musk, che farà il pieno nello spazio e poi la discesa al polo sud lunare
4 minuti di lettura

Per il ritorno, in presenza, dell’umanità sulla Luna, assisteremo a manovre senza precedenti. Una storia in cui ci saranno una nuova astronave, una stazione di rifornimento orbitale e ripetuti rendez-vous spaziali per fare il pieno di carburante, in orbita attorno alla Terra ancora prima che attorno al nostro satellite. Al buon esito di Artemis III, la missione che farà scendere la prima donna tra i crateri che bucherellano quelle lande desolate, daranno il contributo prima di tutto la Nasa, ovviamente, l’Europa, ma soprattutto SpaceX, che dovrà fornire tutto il necessario per scendere e risalire dal polo sud lunare.

La Nasa racconta, fase per fase, quello che dovrà accadere tra due o tre anni. La data dello sbarco è ancora fissata al 2025. Piuttosto ottimistico dato che il veicolo che dovrà far allunare e poi riportare indietro gli astronauti, non ha ancora mai volato. Starship, il più grande e potente razzo la cui forma abbia mai svettato su una rampa di lancio, è ancora in fase di test. Ma non è l’unica novità che SpaceX dovrà collaudare prima di imbarcare i prossimi pionieri. Gli astronauti decolleranno con la capsula Orion, che ha debuttato nel 2022 con la missione Artemis I, una volta in orbita attorno alla Luna si trasferiranno sul lander. Due missioni parallele, insomma, o anche di più, perché i lanci saranno molteplici.

 

Pit stop in orbita per SpaceX

Prima di tutto, il pieno. Il viaggio è lungo e il sistema che SpaceX ha progettato prevede che si proceda per step invece che, come per le missioni Apollo, fare tutto con un unico lancio. Il piano di Artemis III prevede quindi che venga lanciato attorno alla Terra un serbatoio, una cisterna che verrà riempita mano a mano con diversi lanci, operando agganci automatici in orbita e facendo poi rientrare i razzi riutilizzabili che saranno riempiti di nuovo e ancora lanciati. Un via vai frenetico al quale assisteremo durante i mesi che precedono l’invio della spedizione umana.

Quanti lanci di rifornimento serviranno per una missione lunare? Difficile dirlo, un documento divulgato nel 2020, quando la Starship di SpaceX è stata preferita ai progetti di Blue Origin e Dynetics, riferiva di addirittura 16 missioni. Elon Musk ha successivamente specificato che non ne serviranno più di otto, più probabilmente quattro.

 

Simulazione di un rifornimento in orbita di una Starship da un video SpaceX

Una volta caricato abbastanza propellente nella stazione di rifornimento orbitale, Starship potrà decollare, con il serbatoio vuoto, in testa a un razzo Super Heavy. Attraccherà alla base e, fatto il pieno, potrà fare rotta verso la Luna. Questo dell’in orbit refueling è un sistema che consente di sfruttare in maniera più efficiente il carburante e avere così un serbatoio pieno dopo il decollo, per portare carichi più pesanti. L’orbita di parcheggio attorno al nostro satellite, sarà una ellissi molto allungata. La “Near-rectilinear halo orbit” passa molto vicina al polo sud lunare e poi si allontana fino a 70.000 chilometri, scelta per passare sopra il punto di allunaggio, è più stabile, necessita di poco carburante per le manovre, e dalla quale c’è un costante contatto radio con il centro di comando perché la Terra non sparisce mai dietro la Luna, come succedeva per il modulo di comando dell’Apollo. Ha un periodo di circa una settimana.

 

Schema dell’orbita lunare (Near rectilinear halo orbit) e del tragitto dell’equipaggio di Artemis III - Credits: Nasa

 

La Luna, di nuovo

Finora abbiamo descritto i preparativi, quello che serve in previsione dell’arrivo dell’equipaggio di Artemis III, che finalmente potrà partire. Quattro astronauti decolleranno con la capsula Orion, in testa allo Space launch system. La compagnia di volo sarà quindi la Nasa. Giunta in orbita lunare, Orion (il cui modulo di servizio per manovrare è fornito dall’Agenzia spaziale europea) incontrerà quindi Starship, che attende già in orbita attorno alla Luna. Orion attraccherà al lander e due dei quattro membri dell’equipaggio cambieranno veicolo, pronti a scendere mentre Orion resterà in orbita, come faceva il modulo di comando dell’Apollo, con gli altri due. Sarà la fase più rischiosa, infatti la Nasa prevede che prima di Artemis III, SpaceX dia prova dell’affidabilità di Starship, con una missione “demo” senza nessuno a bordo per testare manovre, discesa e risalita.

Tutto in meno di tre anni, per un veicolo che non ha ancora visto lo spazio. Il debutto tuttavia si avvicina. Lo stesso Musk ha fatto sapere, ovviamente con un tweet, che il primo tentativo di lancio orbitale potrebbe avvenire a marzo 2023.

Dopo che Starship avrà “toccato”, con un atterraggio in verticale, sfruttando i retrorazzi, i due astronauti scenderanno lungo i suoi 50 metri di altezza non più, come fece Neil Armstrong, scalino dopo scalino, scandendo le parole da scolpire nella storia, ma con un ascensore. Tutto, le porte che si aprono e i nuovi esploratori che affondano lo scarpone per la prima volta dal 1972 su un altro corpo celeste, verrà ripreso con camere ad altissima definizione in una diretta mondiale trasmessa ovunque, dai megaschermi di Time Square ai display smartphone in un sobborgo di Jakarta. Questa volta ad attenderli troveranno però uno scenario molto diverso. Lo sottolinea la Nasa, che fa presente come al polo sud della Luna i raggi solari saranno radenti, come un tramonto perenne. Il luogo scelto è quello vicino al cratere Shackleton, posto in cui la luce splende praticamente sempre, un po’ come il Sole di mezzanotte ai poli terrestri, anche se resta molto basso sull’orizzonte. E al contempo, ci sono crateri nei quali la luce solare non arriva mai. Uno degli obiettivi degli astronauti di Artemis III sarà proprio cercare ghiaccio tra le ombre più nere che esistano, con lampade e sistemi di navigazione.

Resteranno sulla superficie della Luna sei giorni e mezzo. È il tempo che impiega la capsula Orion a compiere un’orbita completa. Anche questo sarà un record, la permanenza più lunga era stata quella dell’Apollo 17, 75 ore, poco più di tre giorni. Sarà un appuntamento non procrastinabile: Starship ripartirà per il rendez-vous in orbita con la capsula della Nasa che torna sul polo sud, e l’equipaggio sarà di nuovo unito. Serviranno alcuni giorni per trasferire i campioni, rocce, polveri e ghiaccio raccolti sulla Luna. Poi i destini di Starship e Orion si separeranno. Gli astronauti lasceranno l’orbita lunare per tornare verso la Terra. La sorte di Starship sarà invece tutta da decidere. Avrà abbastanza propellente per servire a una seconda missione? Verrà fatta tornare verso Terra per un nuovo rifornimento? O resterà in orbita attorno alla Luna in attesa del da farsi? O magari si deciderà che va rottamata nello spazio profondo. Scommettiamo che Elon Musk troverà una soluzione “sostenibile”.

Artemis III dovrà essere, nei piani della Nasa, una specie di missione dimostrativa. In questi anni dovrà infatti iniziare la costruzione del Lunar Gateway, un avamposto, una stazione spaziale che resterà in orbita attorno alla Luna (la stessa orbita allungata di Artemis III) e che fungerà, oltre che da piccolo laboratorio, molto più piccolo della Iss, da porto al quale approdare, dal quale imbarcarsi su un lander per scendere, e poi tornare una volta terminato il lavoro sulla superficie lunare. 

E poi c’è Marte, l’obiettivo sempre sospeso sopra l’orizzonte dell’esplorazione spaziale. Ormai sappiamo che la Luna sarà una tappa e le tecnologie sviluppate per raggiungere, studiare e magari creare un insediamento sfruttando le risorse in situ, come acqua e regolite, saranno indispensabili per poter sperare di sbarcare un giorno sul Pianeta rosso. E la stessa Starship, con il modello di rifornimento in orbita che permette di accumulare carburante ed energia e usarli in modo più efficiente, sarà la soluzione per imbarcare astronauti ed equipaggiamenti in viaggi che dureranno invece che giorni, mesi, anche anni, di andata e ritorno verso la nuova frontiera.