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Le storie
“Ciao, Silicon Valley”, la nuova webserie di Italian Tech che racconta il futuro

“Ciao, Silicon Valley”, la nuova webserie di Italian Tech che racconta il futuro

Crisi e licenziamenti. Ma anche innovazione e progetti avveniristici che cambieranno il mondo. La Silicon Valley resta il luogo in cui prende forma il futuro. E Italian Tech ve lo racconta con una nuova webserie girata a San Francisco e dintorni, nel cuore delle Big Tech. La prima puntata, dedicata alla guida autonoma di Waymo, sarà disponibile on demand da domani, 2 febbraio, su tutti siti delle testate Gedi

3 minuti di lettura

In un giorno grigio, a San Francisco, ho visto chi guiderà i taxi del futuro: nessuno. Proprio così. Nessuno ci accompagnerà al lavoro, a una meta turistica, alla stazione o all'aeroporto. Il volante si muoverà da solo. Proprio come quello dell'auto Waymo su cui sono salita, la prima giornalista europea a fare un giro sulla vettura a guida autonoma che promette di rivoluzionare i nostri spostamenti. Che faremo con meno auto, condivise e più sicure.

Benvenuti nel futuro. Benvenuti in un viaggio dal nome “Ciao, Silicon Valley”. Una webserie: io e la mia videocamera sulle strade di San Francisco e della “Valle del Silicio”. Per raccontare chi muove il mondo.

I colossi tech, ovviamente, da Google a Apple, con i loro quartier generali iconici che costituiscono i polmoni dell’economia dell’era digitale. Nella terra dove si compone il desktop del futuro. Dove grazie a un’enorme concentrazione di talenti e capitali (ma anche qualche ingrediente in più che racconteremo) si dà forma a tante delle idee, delle app, delle tecnologie, dei mestieri che puntano a migliorare il nostro futuro.

La prima puntata di “Ciao, Silicon Valley”, disponibile on demand su tutte le testate Gedi dal 2 febbraio, racconta la guida autonoma di Waymo, la società del gruppo Alphabet (Google). I suoi taxi senza conducente sembrano fantascienza ma nelle strade di San Francisco sono già prenotabili con un clic. Da noi arriveranno solo in futuro, appunto, e chissà tra quanto.

E poi? Poi la crisi che stanno attraversando le Big Tech, certo. Sono stata sotto la sede di Twitter, e di Meta, a guardare da vicino i volti e le trasformazioni di questo mondo. I licenziamenti che lo stanno scuotendo. Ma anche l’idea che sia un momento di passaggio dopo una crescita anomala del mercato, un momento che in realtà libererà energie e nuove idee, prima fagocitate dalle grandi aziende.

In “Ciao, Silicon Valley” racconto proprio queste grandi aziende, per capire come vive e quanto guadagna chi lavora per i colossi tech.

Con una delle voci più critiche degli Stati Uniti sul mondo “big tech”, il consulente di Biden per le nuove tecnologie Jim Steyer, tocchiamo il tema “politico”: perché “qualcosa in questo mondo deve cambiare – spiega Steyer – È un momento di svolta, servono regole più dure su privacy e libertà di parola. Elon Musk e i suoi colleghi imprenditori hanno in mano le società più potenti della storia, non possiamo lasciare che si arricchiscano a danno delle democrazie, trasformando il “free speech” in “free rich”, ovvero la libertà di parola, attraverso la disinformazione, in libertà di arricchimento”.

Dopo l’attualità, i luoghi. “Stay hungry”, siate affamati, diceva Steve Jobs. E io sono stata nei posti speciali della Silicon Valley dove il cibo va di pari passo con i chip. Ho fatto colazione da Buck’s, uno dei locali più stravaganti della West Coast, dove Steve Jobs era di casa, dove da sempre si incontrano startupper e investitori e si abbozzano contratti sulle tovagliette, tanto che, ad esempio, il tavolo 40 lo chiamano “Tesla”.

Ho mangiato all’Alpine Inn, la birreria di campagna dove nel 1976 sedeva il team che ricevette la prima email della storia. Davanti a una birra. L’americano (ma fanno bene anche l’espresso, una rarità da queste parti) al Caffè Trieste di San Francisco, in una specie di viaggio nella storia che ci riporta nella culla della beat generation, la controcultura che tanto ha dato anche allo sviluppo della tecnologia.

Per smaltire, una passeggiata per strade senza illuminazione - “perché la Silicon Valley è un posto dove il cellulare spesso non prende o le strade sono buie per vedere le stelle, c’è un’attenzione all’ambiente fortissima”, come racconta il designer delle tecnologie Leandro Agrò – e per Atherton, il paese dove il valore medio di una casa è di 8 milioni di dollari (il più alto degli Stati Uniti), fino all’asilo Montessori di Palo Alto con le sue rette da tremila dollari al mese, passando per le strade con le roulotte di chi una casa non può permettersela. Simboli delle contraddizioni di un mondo complesso, affascinante e spietato, con costi della vita inaccessibili ai più.

Va bene, ma le idee? Dove stanno andando?

Nella puntata dedicata all’innovazione vi racconto volti e idee innovative. Occhi e voci di italiani che qui danno forma, davvero, al futuro, al design, a biotecnologie e satelliti. Da Amazon alla Nasa. Storie di minatori spaziali, bracci robotici che cambieranno il lavoro del farmacista, di intelligenze artificiali che scopriranno medicine o ci faranno da interior designer e make up artist. Fino a una storia in controtendenza, che la tecnologia la tiene, come dire, a distanza. Perché di tecnologia viviamo: ma se il futuro ci insegnasse a domarla, a renderla al contempo più intelligente e meno invasiva? Se a capirci fossero i muri, e noi potessimo liberarci dalla schiavitù degli schermi?

E allora “Ciao, Silicon Valley”. E grazie per il futuro.