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Scheda

Cosa cambia con la legge 'anti pezzotto'. L'esperto: "Se ne avessi uno sarei preoccupato"

Cosa cambia con la legge 'anti pezzotto'. L'esperto: "Se ne avessi uno sarei preoccupato"
La norma è passata alla Camera con 252 voti a favore e nessun contrario. Cosa prevede, cosa implica e quali rischi per chi diffonde e fruisce contenuti pirata. Flora: "La legge è fatta bene, funzionerà"
5 minuti di lettura

Domanda. Matteo Flora, se lei avesse un abbonamento pirata per vedere le partite, oggi sarebbe più preoccupato? “Sì, senza dubbio. Forse lo sarei meno se pagassi il mio abbonamento privato con criptovalute. Ma sarei comunque preoccupato”. La risposta di Flora in qualche modo sintetizza le novità principali della legge anti pirateria. O legge "anti pezzotto", come è già stata ribattezzata. Flora, imprenditore, divulgatore, è tra le voci più autorevoli in Italia quando si parla di Internet. Ma anche di diritto d’autore, settore di cui si è occupato per molti anni. E sulla legge approvata nella tarda serata di mercoledì 22 marzo alla Camera con 252 voti a favore e nessun contrario è sicuro, con qualche precisazione: “È scritta bene, credo funzionerà”.

 

Follow the money

Perché funzionerà? “Perché si basa su un principio che funziona. Il follow the money”. Segui i soldi e troverai colpevoli e complici. Diffusori dei servizi pirata e possessori di pezzotti. Letta la legge, l’abbiamo divisa con l’aiuto di Flora in cinque punti fondamentali. Tecnici, normativi, di principio.

Il provvedimento approvato alla Camera conferisce allo Stato il compito di tutelare la proprietà intellettuale nelle sue varie forme. In un passaggio chiaro, si legge nel testo che con la legge “la Repubblica è chiamata a riconoscere la proprietà intellettuale in tutte le sue forme, a tutelare il diritto d’autore, a sostenere le imprese, gli autori, gli artisti e i creatori, a responsabilizzare gli intermediari di rete per rendere più efficaci le attività di contrasto della diffusione illecita e della contraffazione di contenuti tutelati dal diritto d’autore, nonché a promuovere campagne di comunicazione e sensibilizzazione del pubblico”.

Come? Tutelandola nelle sue forme, responsabilizzando gli operatori di rete, inasprendo le pene e dando maggiori poteri alla magistratura. Tutti aspetti che si muovo su un’unica matrice. Ancora, follow the money. E un aspetto tecnico da comprendere: il blocco dei contenuti illeciti a livello di indirizzo Ip. Partiremo da qui per capire il resto.

 

1. Blocco dei contenuti illeciti a livello di indirizzo IP

La legge anti pirateria prende di mira i siti che diffondono in modo illecito (gratuito o dietro pagamento) contenuti coperti da diritto d’autore. Come le partite. Finora era possibile da parte di un’autorità (per esempio, l’Agcom) chiedere che un sito venisse bloccato. Oscurato. Lo si poteva fare però a livello di Dns. Ora si potrà fare a livello di indirizzo Ip. Differenza un po' tecnica, ma fondamentale.

Cosa significa? “Esempio: il sito Calcioillegale.com fa riferimento a uno o più indirizzi Ip”, spiega Flora. Ip (che sta per Protocollo internet), è un codice numerico che identifica un sito, una rete locale o un dispositivo. Il Dns Server invece è un sistema che traduce il nome di un sito (Calcioillegale.com) in un indirizzo Ip. Generalmente lo fornisce il provider del servizio (Telecom, Wind etc..).

Finora si poteva chiedere il blocco a livello Dns, e il provider rimandava chi tentava di accedere al sito ‘Calcioillegale.com’ a un altro indirizzo Ip, che all’utente faceva visualizzare la schermata: “Questa pagina è stata sottoposta a sequestro”. Questa mossa delle autorità però era fin troppo facilmente aggirabile da chi trasmette online contenuti pirata.

“Esistono servizi di Dns alternativi: di Google, di Cloudflare. Li sostituisci una volta e invece di andare ai Dns dei provider vai a un’altro, che mai blocca le richieste”, spiega Flora. Il perché è faccenda complessa e si iscrive nelle grandi regole violate dai grandi fornitori di servizi che non sempre vogliono sottostare a leggi nazionali. Ma ora, il blocco a livello Ip cambia la partita. Perché si va a bloccare direttamente l’indirizzo del sito, senza passare dal Dns.

 

2. Agcom e la creazione di un procedimento di urgenza

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) avrà il potere di ordinare ai prestatori di servizi di disabilitare l’accesso a contenuti diffusi in maniera illecita, anche adottando provvedimenti cautelari in via d’urgenza. Quindi l’Agcom riceve una segnalazione e immediatamente può avvertire la magistratura.

Perché è importante: “Prendiamo sempre il caso di Calcioillegale.com. Generalmente sulle home page di quei siti ci sono link che rimandano ad altri siti: Calcioillegale101.com; 201Calcioillegale.com eccetera. Tutti pre registrati, e ce ne sono migliaia”, ragiona ancora Flora. La questione centrale qui è il tempo. Se prima l’autorità riceveva la segnalazione di un sito pirata, poteva intervenire per il suo blocco solo alla riunione successiva, magari dopo diversi giorni.

Ora può farlo d’urgenza. “La differenza è che se prima fino al provvedimento il contenuto era stato violato e diffuso per tutto il suo tempo (mettiamo, una partita di calcio, 90 minuti), ora blocco e segnalazione alla magistratura sono immediati. E il blocco può avvenire subito”, spiega l’informatico. 30 minuti, questo il tempo che servirà.

 

 

3. Il ruolo della magistratura e i rischi per l'utilizzatore 

Che succede a quel punto? Che oltre ai provider si allerta subito la magistratura. L’invio degli atti di fatto è un’informativa di reato. E c’è solo da immaginare al momento quante ne saranno inviate.

Ma il tema è che questo passaggio cambia ancora una volta la partita. E consentirà alle autorità inquirenti di lavorare sull’aspetto cardine di tutta la legge. Il follow the money. “Per vedere chi c’è dietro un servizio, chi lo eroga, si potranno andare a vedere i pagamenti”, spiega ancora Flora. Ovvero, chi ha pagato il servizio, chi ha ricevuto soldi, chi ha supportato la diffusione del materiale. Insomma tutto.

E qui che l’utente finale può cominciare a temere per sé. Perché se per questioni di privacy non è possibile risalire a lui tramite l’indirizzo Ip (che è un po’ una carta di identità di chi naviga in rete), lo si potrà fare attraverso i suo i pagamenti. Tutto grazie alla modifica di un articolo. Quello che consentirà di chiedere a banche e altri istituti o servizi di avere i dati personali di chi si vuole indagare.

La legge copre un vuoto normativo”, spiega ancora Flora. “Si equipara la diffusione in streaming di contenuti coperti da copyright alla duplicazione dei cd. Aggiungendo alla norma a “duplica” un “mette a disposizione”, e a “supporti”, tipo i cd, un “servizi”. Qualunque siano”. Partita chiusa.

 

4. L'inasprimento delle pene

Qui lasciamo parlare il testo: “Chiunque abusivamente esegue […] la fissazione su supporto digitale, audio, video o audiovideo, in tutto o in parte, di un’opera cinematografica, audiovisiva o editoriale ovvero effettua la riproduzione, l’esecuzione o la comunicazione al pubblico della fissazione abusivamente eseguita” a fine di lucro “sarà punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e con una multa da euro 2.582 a euro 15.493”.

Mentre per chi è individuato come fruitore di servizi di questo tipo (insomma, chi ha comprato il pezzotto o qualsiasi abbonamento di questo tipo), la sanzione passa da 1.000 a 5.000 euro. In Italia si calcola che siano 5 milioni gli utilizzatori di servizi pirata per le partite in streaming, o pezzotti. 

 

5. Aspetti critici. Il concetto di opera editoriale e blocco degli Ip

Uno dei temi più discussi è questa legge introduce un nuovo concetto di “opera editoriale”, affiancato e equiparato al concetto di opera “cinematografica, audiovisiva”, vittime di pirateria. In qualsiasi forma. Secondo Flora questa introduzione potrebbe aprire a scenari inediti: “Chiunque potenzialmente in futuro potrebbe chiedere la violazione di un suo prodotto. Immaginate un creatore di contenuti” come ce ne sono su Instagram o TikTok, ebbene “loro potrebbero denunciare il sito di un giornale per essersi appropriato di un loro video e chiedere, e magari ottenere, che venga oscurato”. Scenari.

Mentre un altro aspetto è forse un po più concreto. E pare allarmare molto chi cerca di difendere i diritti in rete. Qui però bisogna tornare alla questione un po’ complessa degli indirizzi IP. Spesso chi eroga servizi di pirateria si appoggia su servizi che in qualche modo ‘nascondono’ l’indirizzo IP di origine sotto un altro indirizzo. Un cappello però, sotto il quale ce ne sono centinaia, forse migliaia di altri. E quindi bloccando l’indirizzo Ip di un sito di tv pirata, si potrebbero bloccare altri siti, magari quello di associazioni no profit che per tutelarsi in stati ostili cercano di proteggersi.

Flora però è poco convinto di questa critica. : “Può succedere, ma solo per errore. Perché la norma è fatta bene. E specifica che il blocco deve avvenire a quegli indirizzi IP ‘univocamente destinati ad attività illecite’. Se io fossi un’associazione per i diritti civili andrei a controllare l’applicazione della norma, non la norma in sé. Perché quelle singole dure parole, univocamente destinati, cambia tutto”.

 

Twitter: @rcangelorociola