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Il caso

Perché per Mark Zuckerberg il Ju-Jitsu è diventato essenziale

Perché per Mark Zuckerberg il Ju-Jitsu è diventato essenziale
Il numero uno di Meta pubblica sei foto. Lo ritraggono durante un combattimento di Ju Jitsu brasiliano. "Ho cominciato durante la pandemia. È qualcosa di primordiale", ha detto. Così la pratica delle arti marziali è diventata per lui irrinunciabile
3 minuti di lettura

Sei foto. Riscaldamento. Lotta in piedi. Lotta a terra. Infine, proclamazione del vincitore: Mark Zuckerberg. Il fondatore di Facebook e amministratore delegato di Meta ha condiviso sui propri social una serie di scatti per celebrare la sua prima vittoria in un torneo di Ju-Jitsu brasiliano (Brazilian Ju-Jitus, o Bbj).

Medaglia d’oro e d’argento in una competizione che si è tenuta la scorsa settimana a Redwoon City, in California. Zuckerberg, 39 anni, ci ha tenuto a condividere con i suoi 150 milioni di seguaci la sua nuova passione. Le arti marziali. “Ho disputato il mio primo torneo di Brazilian Ju-Jitsu. E ho vinto qualche medaglia”, ha scritto l'imprenditore.

 

I primi allenamenti in pandemia: "È qualcosa di primordiale"

Le foto sono diventate un piccolo caso. È in termini di condivisioni e like uno dei suoi post più riusciti. Vedere Zuckerberg, 23 esimo uomo più ricco del mondo, a piedi scalzi sul tatami affrontare un avversario in un torneo di arti marziali ha destato incredulità (c’è chi ha ipotizzato si potesse trattare di foto generate da un’intelligenza artificiale) mista a ammirazione. Ha entusiasmato il campione di Mma Conor McGregor (“Sei meraviglioso Mark!"), il 5 volte campione del mondo di Ju-Jitsu Bernardo Faria (“Incredibile!”) e altre celebrità che hanno condiviso la propria passione per questa arte marziale. Diventata negli anni piuttosto popolare anche tra personaggi famosi, specie negli Stati Uniti (l'attore Kanue Reeves pratica la sua variante giapponese, così come il cantante, ex Tool, Maynard Keenan) ma anche in Italia (il cantante Manuel Agnelli ha recentemente dichiarato di praticare Bbj). 

 

Zuckerberg ha iniziato a praticare Ju-Jitsu durante la pandemia. Fa parte delle cose che, in un post su Facebook del 2016, aveva annunciato di voler imparare. Una cosa nuova ogni anno, si era ripromesso allora. In un podcast dello scorso agosto, Zuckeberg ha detto che la pratica delle arti marziali lo aiuta a “migliorare le sue energie ed essere più concentrato a lavoro”.

Ha definito il Ju-Jitsu una "pratica primordiale". “È super impegnativo dal punto di vista fisico e mentale. Mentre pratichi arti marziali non puoi pensare ad altro. Aiuta la concentrazione, se ti distrai solo per un secondo sei fregato”, ha spiegato. Amore a primo contatto. “Oggi mi chiedo come mai non l’ho conosciuto prima. Dalla prima sezione di pratica mi sono accorto che era qualcosa che riguardava la mia vita intera. È qualcosa di così ancestrale che ti coinvolge interamente”.

 

Le arti marziali come metodo di gestione dei conflitti

Zuckerberg è uno degli uomini più influenti del mondo. Vedere le foto dei suoi combattimenti, il volto tirato, i muscoli sudati in tensione per lo sforzo, l'espressione indurita durante la premiazione, fa un certo effetto. Ma in quelle immagini si possono leggere dei significati che vanno al di là della semplice curiosità di un miliardario che pratica uno sport da combattimento.

Ogni società vive di schemi conflittuali. A ogni livello. E non necessariamente violenti. Nelle aziende, tra centri di potere, nelle famiglie. Gestirli non è sempre facile. Ma fa parte del percorso di crescita personale di ognuno. Il capo di una multinazionale complessa come Meta di conflitti ne sa qualcosa. Le arti marziali, nelle parole di Zuckerberg come in quelle di qualsiasi praticante, maestro o allievo, addestrano al confronto. Fisico e psicologico. Alla gestione di momenti di stress. In generale, alla propria crescita personale. Il Ju-Jitsu, come ogni sport da combattimento, a detta di chi lo pratica contribuisce a migliorare resistenza, forza e flessibilità.

Il riscatto degli sport da combattimento dallo stigma della cronaca nera

Zuckerberg, il nerd Zuckerberg, l’uomo che rispondeva come un robot alle domande del Senato americano, ha dimostrato di essere un buon combattente. Ha vinto un torneo per esordienti, lottando nella categoria pesi ultra leggeri, ma ha saputo applicare “tecniche sofisticate, in maniera improvvisa, anche quando l’avversario lo ha messo in difficoltà”, ha detto l'esperto di arti marziali Khai Wu. “Vederlo combattere è stato epico. Nessun incontro è stato facile, si è guadagnato tutto”. L’unico modo per avere successo sul tatami, il tappeto dove si svolgono i combattimenti.

Certo, c’è la curiosità. C’è il gusto di quelle immagini inusuali. Ma quegli scatti, al di là del loro piccolo contenuto di cronaca, hanno in qualche modo il merito di ricordare il valore degli sport da combattimento. Nati spesso come strumento pedagogico, come il Ju-Jitsu Brasiliano fondato da Carlos Grace, o il Kodokan Judo di Jigoro Kano, maestro e pedagogo. Ma finiti spesso sotto i riflettori solo per la cronaca nera. Tristi eccezioni di personaggi che nulla hanno a che fare con lo spirito delle arti marziali.