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Intervista

Marzia Polito, l’italiana che ha aiutato Google a creare Lens: “Nelle IA molti più benefici che rischi”

Marzia Polito, l’italiana che ha aiutato Google a creare Lens: “Nelle IA molti più benefici che rischi”
(afp)
Software engineer, specializzata in geometria algebrica, computer vision e machine learning, vive in California da oltre 20 anni: “La stragrande maggioranza di quello che le IA possono fare è positiva”
2 minuti di lettura

Nel 1999, quando è arrivata per la prima volta in California, lo ha fatto “perché in Italia il mio mestiere non esisteva”. E anche se “ora non è più così”, decisamente non sembra che Marzia Polito abbia intenzione di tornare a casa.

Il suo mestiere, quello che vent’anni fa in Italia non c’era, è quello di software engineer: sviluppa software applicando i princìpi della matematica e dell’ingegneria. Applicando quello che ha studiato: laureata in Matematica a Firenze, si è poi perfezionata nello stesso ambito alla Normale di Pisa con una tesi sulla geometria algebrica. Quando aveva 27 anni si è appunto trasferita negli Stati Uniti e nel California Institute of Technology si è dedicata alla computer vision e al machine learning.

Marzia Polito a Mountain View
Marzia Polito a Mountain View  

Da oltre 10 anni con Big G

A Google è arrivata nel 2010 e per l’azienda di Mountain View ha lavorato più o meno ininterrottamente da allora, eccezion fatta per una pausa di un anno (fra 2020 e 2021 è stata senior research manager ad Amazon Web Services). In questi anni, e con particolare intensità nell’ultimo paio, lei e il suo team si sono dedicati allo sviluppo di Lens e alle sue ultime evoluzioni.

Lens è quell’applicazione che permette sia di riconoscere quello che si vede in un’immagine (un monumento, un paesaggio, un modello di auto e così via) sia di fare ricerche online partendo da un’immagine: “Sta alla base della funzione Search your Screen e della più recente Multisearch ed è una cosa che senza l’intelligenza artificiale non si potrebbe fare”, ci ha spiegato Polito quando l’abbiamo incontrata in occasione della Google I/O 2023. Semplificando, non si potrebbe fare perché senza le capacità di calcolo ed elaborazione delle IA, sarebbe impossibile gestire tutti i dati necessari: “Le reti neurali e la computer vision esistono da anni, ma è solo di recente che si è pensato di usare queste tecnologie per rendere la ricerca più chiara anche dal punto di vista visivo”.

Che è una cosa che prenderà sempre più piede e si farà sempre di più, tanto che quando le abbiamo chiesto su che cosa lavorerà in futuro, un po’ per riservatezza e un po’ perché probabilmente sarà davvero così, Polito ci ha risposto che “Lens è molto importante e crescerà ancora, perché crescerà ancora la necessità di rendere i risultati di ricerca accessibili anche dal punto di vista visivo”. Inoltre, ci sarà “maggiore integrazione con le IA di tipo generativo”.

“Serve attenzione, ma non possiamo rinunciare alle IA”

Ovviamente, come per tutto quello che riguarda le intelligenze artificiali, è importante anche capire da dove arrivano i dati usati per addestrarle, per evitare che (per esempio) siano fonte di discriminazioni o errori: “I nostri dataset sono pubblici e trasparenti e anche vengono controllati da personale umano per verificare che siano rispettate le nostre linee guida sull’etica e non siano condizionati da pregiudizi”, ci ha spiegato Polito.

Nonostante tutte queste precauzioni, sono comunque tante le voci (anche autorevoli) che sollevano timori e dubbi sulle intelligenze artificiali, compresa quella dello scienziato britannico Geoffrey Hinton: dobbiamo essere spaventati? “Le IA non sono nate oggi, ci si lavora da almeno 20 anni - ci ha risposto Polito - I lati negativi ci sono, come ci sono in tutte le nuove tecnologie, che è il motivo per cui noi procediamo con calma sia nello sviluppo sia nel mettere questi strumenti a disposizione delle persone”. E però, “la stragrande maggioranza di cose che le IA possono fare o possono aiutarci a fare, sono cose positive e che prima non potevamo fare. E decisamente non possiamo rinunciarci”.

@capoema