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L'esperimento

E se arrivasse un messaggio dagli alieni? Prove generali per decifrare la lettera da ET

E se arrivasse un messaggio dagli alieni? Prove generali per decifrare la lettera da ET
La simulazione ideata da un’artista italiana assieme a Inaf, Esa e Seti, immagina la ricezione della trasmissione da una civiltà extraterrestre e l’impegno di tutta l’umanità, in rete, per riuscire a decodificarlo
3 minuti di lettura

Cosa accadrà quando (anche se il "se" è d'obbligo) l'umanità si troverà a intercettare e decifrare il segnale trasmesso da una civiltà aliena, arrivato sulla Terra dopo un viaggio di chissà quante decine o migliaia di anni luce? E soprattutto, in che lingua sarà "scritto", se così possiamo dire? Come decifrarlo? Una cosa è certa, tutto il mondo proverà a leggere e interpretare la missiva degli extraterrestri, e grazie ai nodi della rete digitale che ci tiene quasi tutti connessi, si tradurrà in uno sforzo planetario. Queste sono le prove generali di una sfida ancora immaginaria, tecnica ma anche culturale. 

 

C'è posta per noi

Il Trace Orbiter dell'Esa, da cui è partito il segnale.
Il Trace Orbiter dell'Esa, da cui è partito il segnale. 

Il messaggio è arrivato alle 20:15 ora italiana del 24 maggio, captato dalle antenne di quattro grandi radiotelescopi. Il timbro postale è quello di Marte ma, ovviamente, è tutto terrestre. A trasmetterlo è stata la sonda europea Trace gas orbiter (Tgo) che da qualche anno gira attorno al Pianeta rosso, e ascoltato dalle antenne della stazione radioastronomica di Medicina, gestita dall'Inaf, e tre radiotelescopi negli Stati Uniti: l'Allen telescope array del Seti institute, in California, il Robert C. Byrd Green Bank telescope in West Virginia e il Very Large Array in New Mexico. 

La simulazione è stata ideata da Daniela de Paulis, artista multimediale e operatrice radio italiana residente nei Paesi Bassi, e ora artist in residence presso il Seti Institute e il Green Bank Observatory negli Stati Uniti. Il nome dell'iniziativa è "A sign in space" , una citazione del racconto Un segno nello spazio da Le Cosmicomiche di Italo Calvino. È a metà tra le prove generali di ciò che faremmo se ci fosse un "primo contatto", e una performance spaziale, un'operazione culturale. 

 

Pensare come un alieno

De Paulis ha composto il messaggio (che è ovviamente un segreto custodito con cura) assieme a un team multidisciplinare di esperti che coinvolge non solamente scienziati e ricercatori, anzi. Accanto a fisici, ingegneri, astronomi e astrobiologi, ci sono artisti, filosofi, un poeta. Oltre alla conoscenza, serve infatti parecchia fantasia per poter "inventare" il linguaggio di chi è nato su un altro mondo, immaginare come pensa un alieno.

"Ricevere un messaggio da una civiltà extraterrestre sarebbe un'esperienza profondamente trasformativa per tutta l'umanità - ha spiegato De Paulis - A Sign in Space offre l'opportunità senza precedenti di provare in modo tangibile e prepararsi a questo scenario attraverso la collaborazione globale, favorendo una ricerca aperta di significato in tutte le culture e discipline". Qualcosa del genere lo avevamo già visto al cinema, in Contact, per esempio, così pure in Arrival.

Il messaggio è caricato su server pronto per essere scaricato da chiunque. Ma chi pensi di vederci chiaro come fa la dottoressa Ellie Arroway (interpretata da Jodie Foster), si sbaglia. Sono svariati gigabyte di dati, da elaborare. Si tratta infatti del segnale grezzo, così come ci si presenterebbe appena captato dallo spazio profondo.

"Il processo di decodifica e interpretazione determinerà sia il contenuto tecnico e culturale del messaggio" si legge sul sito dell'iniziativa. Insomma, bisogna provare a mettersi nei panni dell'alieno, o almeno provare a uscire da quelli di un tradizionale terrestre, cambiare punto di vista. Sul sito del progetto e sulla piattaforma Discord, sono ospitati i forum di discussione per chiunque voglia confrontarsi e cimentarsi in questo rompicapo (nelle Faq ci sono le istruzioni su come aprire e gestire i file). E lì si ritroveranno esperti, tecnici e semplici appassionati di tutto il mondo per fornire ognuno il proprio punto di vista e competenza. Chiunque pensi di avere un contributo da dare per la codifica e l'interpretazione, o di avere a portata di mano la soluzione dell'enigma, può caricare il materiale (dati, testo, audio, video, grafiche o interattivi) attraverso un form di Google. 

 

In cerca di una risposta

Al progetto hanno contribuito, oltre all'Inaf e all'Agenzia spaziale europea (Esa), il Seti, l'istituto fondato da Carl Sagan che da decenni cerca prove di intelligenza extraterrestre dal cosmo, le istituzioni che governano i vari radiotelescopi e l'azienda spaziale italiana D-Orbit, che ha usato uno dei suoi satelliti Ion per la trasmissione del segnale.

"La principale domanda alla quale si vuole rispondere è: 'Se arrivasse un segnale alieno, riusciremmo a capire se porta dell'informazione? e se sì, riusciremmo a estrarla?' Sarebbe molto difficile perché non conosceremmo la modulazione del segnale, e le tecniche usate per farlo - riflette Stelio Montebugnoli, radioastronomo dell'osservatorio di Medicina, coinvolto nel progetto - fino a oggi si è pensato che se ET volesse farsi sentire trasmetterebbe un segnale monocromatico, come una portante radio o un analogo audio, una sola nota o un fischio".

Diverso fu l'approccio, per esempio, di Sagan e di Frank Drake, che nel 1974 inviarono il celebre messaggio di Arecibo, con una portante radio e una modulazione di frequenza per trasmettere una serie di informazioni (numeri, numeri atomici, struttura del Dna umano e un grafico del Sistema solare). Per farci trovare, insomma, con la speranza che una civiltà lontana fosse abbastanza avanzata da trovare il messaggio nascosto in quelle onde elettromagnetiche e riuscire a leggerlo usando la matematica, che secondo Galileo è "la lingua con cui Dio ha scritto l'Universo".

Il radiotelescopio di Arecibo.
Il radiotelescopio di Arecibo. 

Dagli anni '90, Montebugnoli si occupa proprio di Seti, il cui scopo, spiega, è in realtà molto meno fantascientifico: "Il Seti vuole dare una risposta sì o no alla domanda 'Siamo soli?'. Risposta che sta nella ricezione di un impulso radio oppure ottico che proviene inequivocabilmente da una civiltà aliena. Questa sarebbe una grande scoperta".