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Francesco Sciortino: uno stellarator per portare sulla Terra l'energia delle stelle

Francesco Sciortino: uno stellarator per portare sulla Terra l'energia delle stelle
La startup che ha cofondato, spin out del Max Planck di Monaco di Baviera, progetta centrali a fusione nucleare basate sul concetto di stellarator, un sistema per sospendere nel vuoto la materia ionizzata a 100 milioni di gradi, creando le condizioni per la fusione
4 minuti di lettura

C'è un gruppo di italiani tra gli scienziati che porteranno le stelle sulla Terra per produrre energia pulita. Lo faranno costruendo a Monaco di Baviera uno stellarator di nuova generazione. Sarà pronto entro il 2031. Fatto questo, puntano a costruire una vera e propria centrale a fusione in grado di produrre energia sicura e a basso costo. Sarà la prima centrale nel suo genere. Se funzionerà, ne verranno costruite 10, 100, 1.000. Una per ogni città.

In questo progetto rivoluzionario ci sono talenti che arrivano dall'Istituto Max Planck per la Fisica del Plasma (IPP) di Monaco di Baviera, dal MIT di Boston e da Google X. Scienziati, ingegneri, fisici, che dopo anni di studi e ricerche hanno ora costituito una startup: la spin-out del Max Planck si chiama Proxima Fusion, progetta centrali a fusione basate sul concetto di stellarator. Appena nata, ha già raccolto fondi per 7 milioni di euro. L'investimento è guidato da Plural e UVC Partners, insieme a High-Tech Gründerfonds (HTGF) e Wilbe Group.

Cinque i co-founder. Il CEO è l'italiano Francesco Sciortino, 30 anni, di Viterbo. Laurea in fisica a Londra, un anno passato all'EPFL di Losanna, dottorato in fisica al MIT di Boston. Con lui, c'è da sempre il compagno di mille avventure: Lucio Milanese, oggi COO di Proxima. Di Napoli, stessa laurea a Londra. Dottorato in ingegneria nucleare al MIT di Boston.

 

 "Per persone come noi, non c'è sfida migliore della fusione per avere un impatto sull'umanità. Abbiamo alle spalle anni di ricerca scientifica. La fusione non è un gadget, non è un'App sul telefono, è una cosa che cambia tutto. Avremo bisogno di tempo, ma potremo davvero cambiare le carte in gioco. Mission driven è il nostro mantra. Ce lo ripetiamo continuamente"

 

Cosa fate esattamente?

"Proviamo a ricreare il processo di fusione che alimenta le stelle, ma sulla terra. Nelle stelle, la materia, chiamata plasma, molto calda e ionizzata, viene trattenuta dalla gravità. In un laboratorio sulla terra, si può confinare la materia utilizzando campi magnetici. Quello che facciamo con uno stellarator è sospendere nell'aria, o meglio in un vuoto, questa materia calda ionizzata. La scaldiamo a 100 milioni di gradi, quasi 10 volte la temperatura che c'è al centro del Sole e creiamo le condizioni in cui la fusione può avvenire. Da qui raccogliamo l'energia che ne deriva".

Energia pulita. Sicura, abbondante, a basso costo. "Da oltre 60 anni il mondo insegue la fusione, perché sulla carta è perfetta. Ha però un grande problema: è difficile da fare. Oltre 30 startup a livello globale ci stanno lavorando, in modo diverso".

In Italia anche Eni spinge sulla fusione nucleare. Ha firmato un accordo di cooperazione con CFS (Commonwealth Fusion Systems), spin-off del MIT, con l’obiettivo di accelerare.

C’è di più.

Helion energy, startup Americana che ha tra i suoi  investitori c’è anche Sam Altman, Ceo di Open AI e papà di ChatGPT, promette di produrre elettricità da fusione nucleare dal 2028.

"Noi siamo convinti che il modo migliore per realizzarla è attraverso gli stellarators. Centrali a fusione, che lavorano con atomi di idrogeno pesante, in cui la potenza e la densità di energia è talmente alta da rendere il paragone con il carbone una cosa ridicola. Ti faccio un esempio: fondendo l'equivalente di un cucchiaino di idrogeno, la densità di energia che ne deriva potrebbe essere simile a 11 tonnellate di carbone".

 

Il progetto ha le sue radici nel Wendelstein 7-X (W7-X), lo stellaretor più avanzato al mondo in questo momento. "Siamo partiti dal W7-X, per andare oltre. Si tratta di una macchina molto complessa, costruita dall'istituto Max Planck da fisici per studiare fisica. Noi vogliano produrre e vendere energia. Le nostre macchine in Proxima Fusion dovranno essere più semplici, ma più potenti".

Il progetto richiede di mettere insieme pezzi diversi, conoscenze scientifiche, industria, governi, istituzioni accademiche, investitori. "Siamo pronti alla sfida, abbiamo contratti firmati di collaborazione con l'istituto Max Planck di Fisica dei Plasmi, con il MIT di Boston e con l'Istituto di Tecnologia di Lisbona. Stiamo creando varie altre connessioni" 

Francesco da sempre ha la capacità di raccogliere sfide che spaventerebbero molti. Il padre è un fisico, ha lavorato sull'adattamento al cambiamento climatico. La mamma ha lavorato sull'analisi per l'inquinamento di acque in un'agenzia regionale di protezione ambiente. E una sorella role model. Anna, di pochi anni più grande, laurea a Cambridge, poi un master a Science Po a Parigi, è stata fondamentale nello spingere Francesco sempre oltre. "Oggi vive a Parigi e lavora per l'Unione Europea. L'anno scorso lavorava per il Governo Draghi. A 17 anni, Anna ha vinto una borsa di studio molto competitiva e le fu permesso di andare a Hong Kong per finire le scuole superiori. Avevo 14 anni. La guardavo e pensavo che non potevo assolutamente essere da meno di lei. Mi ha sempre ispirato e spinto a dare il massimo".

 

Competenze, grande forza di volontà e determinazione hanno fatto il resto. "In Proxima Fusion siamo consapevoli della difficoltà, del lungo tempo necessario e dello sforzo che dovremo compiere. Ma questo non ci fa paura. Mission drive è il nostro mantra. Una frase breve che abbiamo scritto nel nostro sistema informatico. Tutto quello che facciamo è per una missione comune".

 

Con Francesco e Lucio, un altro italiano, Andrea Merlo, con un dottorato a Greifswald, nel nord di Germania, dove è stato costruito W7X. E poi c'è Martin Kubie, britannico di origine. "L'ho conosciuto anni fa, mi era stato presentato come 'il miglior ingegnere di Cambridge'. Ha lavorato in Formula 1, in McLaren per anni. Poi è passato in California, a Google e poi a Google X. Ci siamo rivisti al matrimonio di mia sorella, l'anno scorso. Martin stava diventando leader di un gruppo di centinaia di ingegneri, stava facendo carriera come manager ma lui voleva altro. Voleva essere il miglior ingegnere sul Pianeta. Mi disse che cercava una sfida piu grande. Ho iniziato a parlargli di stellarator. E da allora non si è più distratto".  Gli altri due co-founder sono Jorrit Lion e Jonathan Schilling, entrambi tedeschi, esperti di stellarators e ottimizzazione numerica.

 

Sposato con una ragazza americana che ha conosciuto durante il dottorato a MIT, Francesco si sente cittadino europeo. "La nostra azienda è di base in Germania, ma è un'azienda europea. Speriamo di lavorare in futuro anche in Italia con i migliori ingegneri che troveremo e per cercare chi può contribuire al progetto".

Grande appassionato di fisica, ha co-fondato prima l'associazione nazionale degli studenti di Fisica. Poi è stato membro del comitato esecutivo di quella internazionale. "La fisica è una cosa meravigliosa. È il mezzo per esplorare e comprendere quanto c'è di più bello nella natura. La fusione invece è il mezzo per assicurarmi che la mia passione abbia un impatto reale nel mondo".

 

Su WhatsApp, Francesco ha una foto profilo mentre scala una montagna. Sei un alpinista?

"Quello che vedi è il Wendelstein, una delle più belle montagne delle Alpi bavaresi. Lo stellarator della società Max Planck ha preso il nome da qui. Tutti quelli che lavorano nel campo della fusione dovrebbero andarci in pellegrinaggio, prima o poi. In cima c'è un Osservatorio astronomico. Cinque ore di fatica, per avvicinarsi alle stelle. Noi ce ne impiegheremo molte di più per creare una stella sulla Terra, ma ci crediamo immensamente".