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Le donne che stanno provando a salvare Internet

Le donne che stanno provando a salvare Internet

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Un'altra Internet è possibile? E' possibile immaginare una vita digitale senza abusi, violenze, minacce e notizie false? La risposta più ovvia è: no, non è possibile, per la semplice ragione che la rete non è un mondo a parte, ma è un riflesso, o un prolungamento, di quello che siamo fuori dalla rete. Ma il funzionamento della rete, quello che vediamo, come interagiamo, non dipende solo da noi: dipende da algoritmi, ovvero da set di regole, che sono state progettate da uomini. Non dico da esseri umani, ma proprio da uomini. Se torniamo agli albori di Internet fino ai giorni nostri, in oltre mezzo secolo di successi fatichiamo a trovare la presenza decisiva di donne. I protocolli della rete, quelli del web, e poi Microsoft e Apple, Amazon e Google, Facebook e Twitter, Instagram e YouTube: i fondatori sono sempre tutti uomini. Tutti. E se fosse questo il problema? Se il modo in cui la vita digitale è stata progettata riflettesse un punto di vista, e dei pregiudizi, tipicamente maschili

Può sembrare una banalizzazione di un problema serio, ma consideratelo solo un primo indizio. Il secondo, notato da un giornalista del Guardian qualche giorno fa, è che quasi tutti i più abili e tenaci critici della Silicon Valley sono donne: sono prevalentemente le donne a sfidare lo strapotere di Big Tech. Il terzo indizio assomiglia a una prova, alla prova di una rivoluzione: stanno nascendo siti e app progettati da donne per le donne, con l'obiettivo di liberare il web dai difetti del maschilismo. L'ultimo si chiama Herd, è un social network fondato da due giovani laureate a Seattle, e che si presenta con lo slogan "i social network non devono essere tossici". In questi giorni parte il primo test con qualche migliaia di volontari. 

Un altro progetto appena partito di chiama Block Party ed è una app che consente di filtrare e bloccare tutti i contenuti aggressivi che un utente riceve su Twitter: anche qui, fondato da una giovane attivista americana. Possono sembrare due imprese velleitarie, ma a febbraio si è quotata a Wall Street, per 13 miliardi di dollari, Bumble, la app per favorire incontri "dove sono le donne a fare la prima mossa". Progettata e diretta da una donna che prima era uno dei dirigenti di Tinder, la più famosa e usata app di dating. 

Gli esempi non finiscono qui ma la tendenza è chiara. Nessuno oggi può dire con certezza che le donne salveranno Internet e i social, ma è già una bella notizia che si siano messe in gioco, che ci stiano provando, che stiano dimostrando con i fatti che la tecnologia non è una cosa da uomini. Una rete migliore passa da qui.