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La difficile sfida digitale del ministro Brunetta

La difficile sfida digitale del ministro Brunetta
(ansa)
2 minuti di lettura

Il ministro Renato Brunetta spera di poter risolvere il problema di assumere i migliori tecnici per la gestione del Recovery Plan con la tecnologia. Parliamo di migliaia di assunzioni (a tempo determinato), una sfida enorme da cui passa il successo dell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Senza le persone con le giuste competenze al posto giusto gran parte delle “missioni” del PNRR che stanno per partire sono destinate al fallimento. Per questo il dipartimento della Funzione Pubblica ha lanciato InPA, “un portale del reclutamento” (sì, hanno scelto di riesumare il “portale”“, termine che pensavamo fosse rimasto negli anni ‘90). 

"Una specie di LinkedIn della pubblica amministrazione”, taglia corto il ministro anche se in realtà il sito non assomiglierà affatto al  social network dei professionisti di proprietà di Microsoft, ma piuttosto si avvarrà di una partnership con LinkedIn per attrrarre i migliori professionisti per ciascun bando. Il sito, il cui sviluppo non è ancora terminato, è stato realizzato da Almaviva (una società informatica italiana che da anni fornisce servizi alla pubblica amministrazione).

Com’è? Corretto, nel senso che segue le linee guida per i siti della pubblica amministrazione di AgiD e che quindi non sembra arrivare “esteticamente” da un altro pianeta; e che per esempio la voce “termini e condizioni” non replica la traduzione minacciosa che spesso si trova sui siti della PA, “l’utente lo usa a suo rischio e pericolo”. Insomma, rispetto a Italia Domani, il sito di monitoraggio del Recovery Plan messo online dalla Ragioneria dello Stato il 3 agosto, siamo diversi passi avanti. Ma l’esperienza d’uso non sembra fluida come sui social che siamo abituati a frequentare: siamo comunque su un sito della pubblica amministrazione. 

Da oggi tutti sono invitati a caricare i rispettivi curriculum, elencando le competenze; per la parte dei bandi, occorrerà attendere fine settembre. Teoricamente ciascun ente pubblico al momento di lanciare un bando, in futuro dovrebbe passare da InPA. Il punto è: succederà davvero? lo useranno? I professionisti avranno voglia di iscriversi su un altro portale? E le amministrazioni pubbliche, di solito così riottose davanti ad ogni cambiamento, coglieranno questa opportunità? 

Una volta fatto un sito decoroso - e InPA sembra esserlo - la vera sfida è farlo usare. Il valore di queste piattaforme non è soltanto nella tecnologia ma nelle reti che sono capaci di creare. Esempio: stiamo (ancora) su Facebook non perché non ci siano altri social network con le stesse funzioni ormai, ma perché su Facebook ci stanno quasi tutti i nostri amici e conoscenti. Il valore di Facebook per ciascuno di noi è rappresentato dal fatto che sappiamo che lì ci troveremo la nostra rete sociale. Paradossalmente, ma non troppo, se Facebook partisse da zero oggi non riuscirebbe ad attrarre un paio di miliardo di utenti. E lo stesso vale per LinkedIn: aggiorno il mio profilo su LinkedIn (e ci posto le mie attività professionali) perché so che lì ci sono quelli che ci occupano di reclutamento, di fare assunzioni o contratti. 

Il caso di InPA non è diverso: affinché sia potenzialmente interessante il sito deve diventare davvero quello dove stanno i migliori professionisti e dove si trovano tutte le opportunità di lavoro nella pubblica amministrazione. I primi non li puoi costringere, ma per i secondi, i bandi, puoi fare in modo di raccoglierli, pubblicarli e promuoverli: i tuoi e quelli di tutti gli altri enti pubblici. 

Insomma, al dipartimento della Funzione Pubblica hanno urgente bisogno di reclutare un eccellente team di “community manager”. Buona fortuna.