Se un profugo vince l'Oscar

Potrei dire che oggi scriverò di Everything Everywhere All At Once perché il film che stanotte ha vinto l’Oscar si occupa del metaverso, ma non di quello virtuale di Mark Zuckerberg, bensì del multiverso, cioè di tutte le vite che avremmo potuto vivere facendo scelte diverse. Oppure perché il protagonista, He Huy Quan, anch’egli vincitore di un Oscar come miglior attore non protagonista, è stato scelto grazie a un tweet.

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di Emanuele Capone 13 Marzo 2023

Invece dobbiamo assolutamente parlare di Everything Everywhere All At Once perché la storia, la vita reale di He Huy Quan, ci parla di sogni, di speranze, di fallimenti. E anche di tutti quelli che muoiono ogni giorno attraversando il Mediterraneo, e di quelli che sopravvivono per mesi, a volte per anni, nei campi profughi. Anche He Huy Quan era un profugo. Nato a Saigon nel 1971, ha 8 fratelli, e con la fine della guerra in Vietnam la famiglia cerca in ogni modo di fuggire per trovare un mondo migliore. Un giorno lui e il padre salgono su un barcone di disperati, uno dei tanti: è l'odissea dei Boat People, il popolo dei barconi. Come quelli in viaggio verso l’Italia. I due sbarcano a Hong Kong e restano in un campo profughi per un anno. Ma poi arriva il visto americano e arrivano a Los Angeles, nel 1979. Qui, in una scuola elementare, lo trovano un giorno Steven Spielberg e George Lucas, che cercavano da mesi un ragazzino cinese da affiancare ad Harrison Ford in Indiana Jones e il Tempio Maledetto. Cosi per caso diventa Shorty, una piccola star; successo replicato poco dopo con I Goonies. Sembra l’inizio di una favola, ma è la fine. He Huy Quan non è più un ragazzino e da adulto non gli offrono altri ruoli. Studia cinema, diventa coreografo, gli anni passano. Fino a quando i Daniels, i registi di Everything Everywhere All At Once, si imbattono nel suo profilo su Twitter proprio quando lui, guardando una commediola su un gruppo di ricchi asiatici, scoppia a piangere, non per il film, ma perché gli manca recitare. La vita  che non ha vissuto. Decide di voler riprovare a fare l’attore, trent’anni dopo aver smesso. La parte è sua, e anche l’Oscar.

Oggi prendetevi 3 minuti e riguardate il suo discorso ad Hollywood in lacrime, con la statuetta in mano quando grida: "Si dice che queste storie accadono solo nei film, ma non è vero, perché a me è capitata. Non bisogna smettere di credere nei sogni, io avevo quasi rinunciato al mio. Non rinunciate ai vostri”.