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Reportage

Nella sede di un unicorno europeo

Nella sede di un unicorno europeo
Leopoldstadt. Distretto finanziario a nord di Vienna. Qui Bitpanda, tra i primi unicorni eurpei, ha innaugurato la sua nuova sede. Cosa raccontano gli spazi dell'edificio 
2 minuti di lettura

Leopoldstadt. Distretto finanziario a nord di Vienna. Tra gli edifici scuri e i vetri a specchio si intravedono i colori di un monitor. Contrastano con il cielo coperto della capitale austriaca. E con le acque brune e immobili di un canale che lì vicino porta acqua dal Danubio. I cristalli liquidi lanciano a intermittenza messaggi verdi e rossi. Sigle e percentuali sull’andamento delle criptovalute. Sul monitor campeggia una B con un leggero effetto tridimensionale. È il logo di Bitpanda, piattaforma di investimento nata nel 2014 e diventata in otto anni una delle startup a più alto valore di mercato in Europa. Il vocabolario della digital economy la definisce un unicorno: un’azienda con una capitalizzazione di mercato superiore al miliardo di dollari.

Il sogno di democratizzare la finanza

Bitpanda nasce da un’intuizione dei suoi fondatori Eric Demuth, Christian Trummer e Paul Klanschek. Oggi tutti alla metà dei trent’anni. Allora studenti di economia all’Università di Vienna che ha sede una cinquantina di metri più a nord della sede della loro azienda. Demuth - che sarà ospite della Italian Tech Week - e i suoi soci si convincono che la tecnologia applicata alla finanza avrebbe cambiato l’approccio agli investimenti. Che un’app avrebbe potuto svolgere il ruolo di trader e intermediari. Che investire sarebbe diventato di lì a poco semplice come condividere un post sui social. Così è stato. Oggi Bitpanda ha 4 milioni di utenti nel mondo. 100 mila solo in Italia. Una crescita poderosa, spinta dal boom del settore tecnologico registrato negli ultimi 10 anni.

Le difficoltà dopo il crollo dei tecnologi

A maggio la società ha inaugurato la propria sede di Vienna. Il monitor con l’andamento dei titoli si trova all’ingresso di un palazzo di cinque piani. A guardarlo dall’alto ricorda la forma di un boomerang. Dentro ci lavorano un centinaio di persone tra ingegneri, addetti al marketing, analisti di mercato. Occupano gli open space aziendali, il resto, a turno, lavora da casa. Nelle cucine non c'è plastica. Oltre ai tavoli, ai fornelli, c'è anche un lavandino dove ognuno dopo essersi preparato un caffè o preparato il pranzo, lava i piatti, o le tazze prima di tornare a lavoro. Il crollo dei tecnologici del 2021 ha avuto effetti anche su Bitpanda. Al massimo della sua espansione la società ha raggiunto il migliaio di dipendenti. Ma inflazione e tensioni geopolitiche hanno portato la società a licenziare 200 persone.

Demuth ha il suo ufficio al quinto piano dello stabile. Il 2021 è stato l’anno del crollo delle criptovalute, il primo business di Bitpanda. Ma è stato anche l’anno più difficile per le nuove tech company. “Preoccupati? Non direi. Abbiamo già vissuto momenti di crisi. Anche peggiorI di questo. Conosciamo il nostro mercato e abbiamo riserve sufficienti per affrontare le difficoltà”. Maglietta a maniche lunghe nera, jeans chiari, sneaker bianche. Al di là della finestra alle sue spalle si intravede un ippodromo: “Vedere le corse dei cavalli è rilassante nei momenti di stress”.

 

Demuth: "La crisi passerà. E' sempre stato così"

Demuth è sicuro che la crisi passerà: “È sempre stato così”. Mentre i principi che hanno portato alla nascita di Bitpanda resteranno: “Siamo nati col trading in criptovalute. Siamo abituati a muoverci in un settore assai volatile. Qui crediamo che investire significhi credere in sé stessi prima di tutto e non in banche e consulenti. È un altro approccio agli investimenti. È un cambio di prospettiva nella mente delle persone, difficile pensare che si possa tornare indietro. Anzi, è destinato a diventare sempre più diffuso”.

Bitcoin ha fatto da apri pista. Lo sviluppo delle tecnologie digitali ha fatto il resto. In Italia Bitpanda è riconosciuta come azienda che offre servizi in criptovalute. Così come in tutte le nazioni in cui lavora. Nel tempo ha allargato la propria offerta a duemila asset digitali, alle azioni, ai metalli preziosi e alle materie prime. La compravendita avviene tramite l’app sviluppata dal gruppo.

Un design semplice e piuttosto diretto. Come diretto è lo stile dei messaggi in stile street art che decorano gli spazi interni dell’azienda: ‘Free Crypto’ (criptovalute libere); ‘Rip the cash’ (strappa i soldi). Decorazioni. Un’estetica, più che una visione politica. L’impressione è di essere  in un tempio appena costruito della nuova finanza. Che magari ha nuovi codici, ma obiettivi invariati.