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La morte della morte: come la tecnologia ci farà vivere per sempre

La morte della morte: come la tecnologia ci farà vivere per sempre
Al Mobile World Congress c'è spazio anche per le teorie del futurologo José Luis Cordeiro, che dice: "La vecchiaia è una malattia che sconfiggeremo". E sono tanti i big della tecnologia che ci stanno provando
3 minuti di lettura

“La morte è un problema tecnico, e avrà una soluzione tecnica”, dice José Luis Cordeiro. Parla al Mobile World Congress di Barcellona, ma sul palco Sabadell, dove una serie di pensatori scienziati e visionari immaginano il mondo come sarà fra quattro anni. 4YFN (4 Years From Now), si chiama appunto questa sezione della più grande fiera mondiale della tecnologia mobile, anche se di smartphone se ne vedono pochi.

 

Ma Cordeiro, venezuelano cittadino del mondo, 60 anni ben portati, è in qualche modo di casa, come uno dei co-fondatori di Symbian, il sistema operativo mobile adottato dal 73% dei telefonini nel 2006. Centinaia di milioni di esemplari (soprattutto grazie a Nokia), prima che arrivassero Apple e Android e cambiassero per sempre il mercato mobile. Oggi Cordeiro, che è ingegnere ed economista, si definisce “futurista”, che però in italiano sarebbe meglio tradurre come "futurologo". A Barcellona parla del suo libro La morte della morte. La possibilità scientifica dell'immortalità fisica e la sua difesa morale. Uscito quattro anni fa e tradotto in diverse lingue, esplora la possibilità di sconfiggere la morte attraverso l'uso della tecnologia, in particolare l'intelligenza artificiale, la nanotecnologia e la biotecnologia. “In futuro – spiega - saremo in grado di riparare e sostituire parti del corpo, rigenerare tessuti e persino ricostruire l'intero cervello”. La chiave dell'immortalità sta nell'invertire il processo di invecchiamento, che per lo scienziato è semplicemente una malattia: “E siamo molto vicini a capire come curarla. D’altra parte, tra il 1800 e il 2000, l'aspettativa di vita è aumentata da circa 30 anni, arrivando a una media globale di 67 anni e in alcuni Paesi a più di 75 anni”.

Il tempo della conferenza è poco, mezz’ora, il tema enorme, e non sempre Cordeiro ha modo di approfondire. Così si porta avanti citando Schopenhauer: “Tutte le verità passano attraverso tre stadi. Primo: vengono ridicolizzate; secondo: vengono violentemente contestate; terzo: vengono accettate dandole per evidenti”. Parla di un suo amico morto e congelato, e rivela che ci sono già decine di persone conservate a temperature bassissime. Spiega che l’immortalità esiste già in natura "anche se la gente non lo sa"; nel 1951 è stato scoperto che le cellule tumorali sono immortali, cioè che "il cancro fa sì che le cellule smettano di invecchiare", quando una paziente, Henrietta Lacks, affetta da cancro al collo dell'utero, è morta e i medici hanno rimosso il suo tumore, che "è ancora vivo oggi". Il punto è far vivere per sempre anche le cellule buone; per Cordeiro non è solo un obbiettivo possibile, ma prossimo.

“Chiunque sia ancora in vita entro il 2030 potrebbe avere buone possibilità di vivere per sempre”, osserva, e aggiunge che l'immortalità è il prossimo passo logico nell'evoluzione umana. Fermare il processo di invecchiamento sarebbe una semplice questione di ingegneria. Un po’ come per la singolarità tecnologica e l’intelligenza artificiale, anche qui c’è un punto di non ritorno: è la cosiddetta velocità di fuga della longevità, una situazione in cui l'aspettativa di vita migliora a un ritmo più veloce dell'invecchiamento delle persone.

Biohacking, si chiama, con un nome che pare preso da un racconto di fantascienza, ma che nasconde per Cordeiro un risvolto molto concreto: “Chi fra dieci anni non si occuperà di biotecnologia sarà fuori dal mercato del lavoro”.

Forse esagera, ma è vero che ci sono molti scienziati che lavorano per trovare l'elisir di lunga vita. E tante aziende hi-tech: due anni fa il fondatore di Amazon Jeff Bezos ha creato Altos Labs, una start up con l'obiettivo di estendere la vita umana; nel 2016 Mark Zuckerberg ha annunciato un piano da 3 miliardi di dollari per cancellare tutte le malattie entro il 2100. Nel 2013, Google ha creato la sua filiale di ricerca biomedica, Calico (California Life Company). L'obiettivo dichiarato è quello di combattere l'invecchiamento e le malattie legate all'età. Tra i progetti di ricerca ci sono la mappatura del genoma umano e lo sviluppo di terapie basate sulle cellule staminali. Apple ha una divisione di ricerca per sviluppare nuove tecnologie e strumenti per aiutare le persone a monitorare salute e benessere (e adesso punta a rilevare il diabete prima che sia conclamato). Microsoft Healthcare, nato nel 2016, è il progetto di Redmond che punta sull’intelligenza artificiale per creare tecnologie avanzate per la salute e la longevità, puntando in primis a sconfiggere il cancro. E poi gli Stati, tra cui la Corea del Sud e il Giappone, dove la crescita demografica è bassissima e che per questo cercano di prolungare la durata della vita media degli abitanti.

Cordeiro è sicuro: “Nel 2045 la morte sarà facoltativa e l'invecchiamento sarà una malattia curabile”. Guarda al futuro con ottimismo anche un po’ ingenuo: “Fate una foto a questo palco oggi, fra trent’anni la guarderete e ci vedrete l’inizio di una nuova era”. Ammesso che davvero i dispositivi che useremo nel 2053 riescano ancora a leggere il file.