Anche Iulium Carnicum sulla via dell’ambra
Individuato un centro di raccolta e forse di lavorazione riferibile all’età romana

ZUGLIO. Lo scavo avviato nel corrente autunno dalla Soprintendenza per i beni archeologici del Friuli Venezia Giulia sul versante meridionale del colle di San Pietro (località Cjanas), a Zuglio, si è appena concluso con due importanti scoperte: la preesistenza al vicus di Iulium Carnicum di un abitato preromano, di epoca protostorica e l’individuazione di un’area di raccolta e forse di lavorazione dell’ambra.
Già tra il 1995 e il 2003 s’individuarono, in un fronte di frana, a sinistra del torrente Bueda, i resti di un abitato terrazzato, con case dotate di alti zoccoli murari in pietra a secco, focolari angolari e probabili alzati in legno. La ceramica recuperata venne datata tra il tardo VIII e il VI secolo avanti Cristo. Nel 2004, durante un successivo scavo nell’unico tratto di pendio non intaccato dalla frana, venne rinvenuta un’unità abitativa che permessi di leggere varie fasi strutturali inquadrabili tra il IV e il III secolo avanti Cristo. Sovrapposti a questa unità abitativa resti degradati relativi all’età della romanizzazione. I livelli più profondi non furono indagati.
Un villaggio, dunque, probabilmente abitato dai Carni citati nelle fonti antiche, il cui tessuto edilizio occupava un’area rada ma abbastanza ampia, estendendosi anche più a est sull’altura di Sezza. Si suppone che il sito abitativo fosse stato abbandonato quando, nel pianoro sottostante, vennero edificati gli edifici del primo nucleo di Iulium Carnicum.
Lo scavo di questo autunno ha confermato peraltro che l’area era frequentata ancora in età romana, come dimostra, tra l’altro, una moneta di Traiano rinvenuta negli strati più superficiali. Una stradina, inoltre, sicuramente costruita nella prima età romana, delimitava a sud l'area delle case protostoriche e conduceva forse alla sommità del colle di San Pietro. La scoperta più importante riguarda, però la presenza, a monte della zona indagata dagli archeologi, di un'area di raccolta e forse di lavorazione dell'ambra, riferibile probabilmente all’età della romanizzazione. Il prezioso materiale, una resina fossile di origine baltica, fu presente sporadicamente con manufatti finiti in abitati protostorici friulani, ma venne lavorato, con particolare maestria, solo a partire dal tardo I secolo avanti Cristo, in laboratori specializzati ad Aquileia. Il ritrovamento apre un nuovo intrigante tema, quello di una diramazione della via dell’ambra, dall’area danubiana attraverso i passi alpini carnici, supposta ma mai confermata.
I commenti dei lettori