Ecco l’amore ai tempi dello smartphone
Passerella europea per il Css di Udine e l’Ecole des maitres. Ricci e Forte convincono a Zagabria con la rilettura di Genet

UDINE. Non ci sono Divine svolazzanti, o malinconiche Nostre Signore dei fiori, o gaglioffi marinai, o nerboruti detenuti, niente insomma di tutto quell’immaginario un po’ frustro, folkloristico clichè omosessuale, che artisti come Lindasy Kemp o Fassbinder hanno tratto dai libri di Jean Genet, cantore in prima persona di un’umanità sempre ai bordi, vitalissima e offesa.
Nulla di tutto ciò in “JG matricule 192102”, (numero col quale lo scrittore, figlio di padre ignoto, fu schedato dalla pubblica assistenza), titolo che Ricci&Forte, i maestri dell’edizione 2014 dell’Ecole des Maitres,(organizzata dal CSS con alcuni partner europei) hanno voluto dare al loro lavoro con i giovani attori provenienti da Italia, Francia, Belgio, Portogallo e Croazia e che è stato presentato in versione definitiva l’altra sera, applauditissimo, al ZKM (teatro dei giovani di Zagabria). Niente piume e lustrini, insomma, ma venti ragazzi di oggi, alle prese con la voglia di vivere e gli inevitabili condizionamenti di una società, che, come quella che nel secolo scorso condannò Genet alla sovversione e alla galera, teme la libertà dell’individuo, e perciò la irrigimenta in modelli controllabili e manipolabili.

Di qui la ribellione dei giovani, che nello spettacolo via via si spogliano della divisa da studenti di collegio, per ritrovare l’autentico dell’esistenza che si invera nell’altro: nell’amore, oggi sempre più costretto in ritualità che lo snaturano.
L’amore ai tempi di internet, degli smartphone che regalano fredde immagini, delle chat che ti isolano nella solitudine, di foto, anche scabrose, postate su facebook e che nello spettacolo, dopo una irresistibile tirata di uno di loro che racconta la sua improbabile e tutta virtuale storia d’amore e sesso, si scatena in una sarabanda ironicissima di autoscatti che rifanno il verso a tanta dilagante webpornografia. Ma è il solo momento giocoso, ché quello che i ragazzi vivono con contagiosa vitalità e energia nel palcoscenico vuoto, è una sequela di situazioni dolorose, di scontri nella faticosa ricerca di sè e dell’altro.

Scontri con se stessi, coi sensi di colpa - bellissima, a questo proposito la sequenza in cui inginocchiati con la testa in catini colmi d’acqua confessano quelli che hanno fatto credere loro essere i peccati d’amore, o ancora con il senso di abbandono e distacco dai grandi, affidato a brevi dichiarazioni, altrettanti fiori che vanno ad appassire.
O nella sfrontata esibizione di un bastare a se stessi dei maschi, contro un femminile che invece li cerca anche emulandone i comportamenti. “JG matricule 192102” si configura come il racconto di un risveglio alla vita (e il pensiero va al “Risveglio di primavera” di Wedekind, altro capolavoro sull’infelicità di essere giovani), inseguendo alcuni spunti della poetica genettiana, soprattutto per quel non rinunciare a essere se stessi. Che i ragazzi dell’Ecole vivono con passione ed entusiasmo.
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