Addio al benefattore dei profughi
È morto Aldo Clemente, aiutò migliaia di istriani cacciati dalle loro terre
MARIO BLASONI. Lutto nel mondo dei profughi giuliano dalmati: è morto a Roma, dove risiedeva sin dal primo dopoguerra, il cavaliere di Gran Croce Aldo Clemente, 94 anni, triestino, segretario generale dell'Opera per l'Assistenza ai profughi giuliani e dalmati). Sotto la sua guida, per quasi quarant'anni, dal 1947 al 1985, questo attivissimo ente statale ha operato a Roma e in tante altre città, da Trieste alla Sicilia, in vari settori dell'assistenza. Ha dato ai profughi (350 mila furono gli interessati all'esodo) case, scuole e lavoro.
Clemente ha personalmente promosso e seguito il collocamento al lavoro di circa 60 mila esuli, il reimpianto di oltre 1.160 aziende e attività commerciali, la costruzione di più di 7.700 alloggi realizzando Villaggi e Quartieri per gli esuli (così a Udine nelle zone di via Cormor Basso, di via Fruch, del Villaggio del sole). Fondamentale il suo ruolo anche nella creazione di istituzioni per l'assistenza ai giovani e per gli anziani. Il mese scorso, pochi giorni prima di morire, Clemente ha diffuso una piccola pubblicazione-rendiconto dell'attività dell'Opera, una specie di "testamento spirituale" per i nobili propositi che l'hanno ispirata: rendere omaggio non già a se stesso, ma a tutti i suoi collaboratori, cioè «ai tanti italiani non profughi che, tuttavia, hanno compreso e aiutato generosamente gli esuli».
A Udine, che ebbe in funzione un attrezzato campo profughi in via Pradamano (dove sono passati, prima di prendere un via definitiva, circa diecimila profughi), l'Opera di Roma si è prodigata con diversi interventi nella realizzazione di quartieri o villaggi: l'agglomerato più consistente (una quindicina di alloggi bifamiliari) è nella zona di via Cormor Basso, dietro la caserma dei carabinieri di viale Venezia ("Cè un'immagine della Madonnapeccato non ci sia una targa distintiva, una tabella", commenta il professor Elio Varutti, autore di una vasta ricerca sul campo profughi di via Pradamano). Al Villaggio del sole troviamo case sparse degli anni '50 e altri gruppetti di edifici in via Fruch, laterale di via Cividale, e via delle Fornaci. Altri alloggi per gli istriano-dalmati sono stati costruiti in provincia (è il caso di San Giorgio di Nogaro con una trentina di casette bifamiliari).
Nel darne l'annuncio della scomparsa, un fedelissimo collaboratore, l'ex allievo del collegio Filzi di Gorizia, Furio Dorini, ha detto che «con Clemente se ne va il ricordo fondamentale della nostra storia di uomini, quella della preparazione alla vita, trascorsa in quegli istituti che ha contribuito a creare e a dirigere".
La scomparsa di Aldo Clemente ha avuto un'eco anche a Udine, dove l'ingegner Silvio Cattalini regge da oltre trent'anni il Comitato provinciale dell' Anvgd. «Quando sono fuggito da Zara, appena diciottenne - dice Cattalini - in Italia ho potuto studiare, laurearmi in ingegneria e trovare un buon lavoro. Grazie all'Opera profughi. Clemente ci è sempre stato vicino. Qualche volta, d'estate, veniva alle nostre gite in Dalmazia».
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