«Sesso&giovani, manca un linea guida ideale»
Il sociologo Cosimo Marco Scarcelli firma il libro-indagine “Intimità digitali” «Su certi temi caldi i ragazzi cercano interlocutori che spesso non trovano»

di Gian Paolo Polesini
Lo scavo, stavolta, è determinato e scende laddove spesso la pala non osa. Di gioventù se ne parla poco (e male) e quando emerge un pretesto per sviscerare i contenuti, solitamente parte una selva di dita puntate contro la generazione violenta. Raro leggere o ascoltare analisi costruttive, più facile è condannare dopo il fatto. Uno . pronto per la cronaca cannibale, fra l’altro, lo si trova sempre. E con le accuse il mondo non migliora.
Il sociologo Cosimo Marco Scarcelli ha soltanto spostato il punto di vista usuale, scegliendo lo sguardo preventivo. Un’indagine «con i ragazzi, non sui ragazzi», spiega. Tutto, e per tutto s’intende anni di studio, è scivolato dentro un libro Intimità digitale - Adolescenti, amore e sessualità ai tempi di internet (FrancoAngeli editore), finito sui banchi di Vicino/Lontano.
«La tendenza globale è demonizzare ciò che si ritiene male. Non è detto, poi, lo sia. Magari sono vecchi tabù resistenti al cambio delle atmosfere. Invece di approfondire e di risolvere si sceglie la via più comoda, ovvero il silenzio. E i teenager che fanno? Non avendo interlocutori si lanciano su internet alla ricerca di risposte. Il mio progetto, non facile da innescare per alcune resistenze di certe scuole e di certi genitori, prevedeva libere chiacchierate con gli studenti dai sedici ai diciotto anni giusto per misurare la temperatura corporea della situazione».
Il punto è generare un «vocabolario appropriato» affinché l’adolescente non sia preda di voci svianti o di incertezze. Ebbene sì, ignoravamo un aspetto: nelle aule di sesso si tratta sporadicamente. Eravamo certi che nel 2015 l’argomento fosse affrontato con la stessa leggerezza di una battaglia di Zama qualunque. «Dipende dai professori e soprattutto dai presidi se mettere a registro la lezioncina sessuale. E quando ciò avviene, a sentire gli studenti, la freddezza della biologia cerca di coprire gli eventuali rossori».
Il non parlarne acuisce il desiderio di soluzioni alternative. Magari in famiglia. Scarcelli scuote la testa.
«Molti genitori conservano su pelle il concetto di peccato, raccolto nelle loro gioventù quando non si poteva dire e non si poteva fare. E, per questo, sperano che i propri figli raccolgano informazioni altrove. Dalla scuola, appunto. Vede, è un palleggio inutile e dannoso. E chi ci rimette? Ecco».
Internet è un catino immenso dove pescare la qualunque. La preoccupazione degli educatori è la trappola subdola. «Certo - spiega il professore - anche camminare per strada non è poi così sicuro. La gioventù 2.0 è piuttosto sveglia e sa distinguere il pericolo. Mamma e papà vigilano. Dev’essere, però, un’occhiata equa e scoccata con la giusta distanza, altrimenti s’innesca la vendetta. “Tu mi impedisci di accendere il computer? Bene, vado dal mio amico e sto tutto il giorno lì davanti”. E perché, invece, non accompagnarli in questo viaggio?».
Adolescenti, web, sesso. Un tris bollente. Siamo in Italia, non in Svezia. La morale, una certa morale è un retaggio di tempi superati, è in atto un confronto nuovo, accettiamolo. Negli anni Venti si ballava il charlerston, oggi il paso doble dalla Carlucci.
Insomma, chiudendo il libro, peraltro ricchissimo di dati e di pensieri, resta una mancanza: «Gli interlocutori affidabili latitano, questo vien fuori dalle confessioni. E il gruppo vive un po’ allo sbando. Nel terzo millennio è un controsenso».
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