De Pauli: «Dante passò per Gorizia e Duino»
La studiosa ospite della Guarneriana per i 750 anni della nascita dell’Alighieri Indizi anche in un codice della Commedia pubblicato al tempo dei patriarchi

di ANGELO FLORAMO*
San Daniele è un cantiere in cui si agita in questi giorni lo spirito del divino poeta nel 750° anniversario della nascita dell’Alighieri che ricorre proprio quest’oggi. Tutto è iniziato nell’ottobre scorso, quando l’editore Vattori, con il sostegno della Fondazione Crup di Udine e del Consorzio prosciutti di San Daniele, ha pubblicato “Dante Guarneriano. Bellezza in codice”, che riproduce in pregevole anastatica una delle copie piú antiche e reputata tra le piú belle, dell’Inferno.
Da allora molte idee sono fiorite, trasformando la cittadina collinare in un laboratorio creativo, come dimostra anche l’idea originalissima dell’architetto Michele Gortan, presidente del Cfap: “Lucifer. E quindi uscimmo a riveder le stelle”.
Lo sforzo dell’amministrazione comunale ha voluto organizzare proprio in questo mese di maggio una rassegna del tutto nuova che evocativamente prende il nome di “Tre donne intorno al cor”, in omaggio alle tre studiose che vi hanno aderito.
Il ciclo ha preso avvio venerdí scorso con la relazione appassionata della dottoressa Marisa De Pauli Filipuzzi, cui faranno seguito quella della dottoressa Neva Makuc sulla presenza di Dante a Tolmino (il 29 maggio) e quella della professoressa Ida Zilio Grandi sugli influssi della cultura Islamica nella Commedia (il 3 giugno): contributi che confluiranno in una edizione speciale dei “Quaderni Gaurneriani” di prossima pubblicazione.
La De Pauli da piú di un decennio investiga le tracce del passaggio di Dante in Friuli. Nella sua apprezzata lezione, ha preso le mosse dalle ricerche di Domenico (Quirico) Viviani (1784-1835), erudito veneto che intrattenne rapporti con intellettuali di vaglia del suo tempo come Melchiorre Cesarotti e Ugo Foscolo.
Frequentatore delle librerie udinesi, egli strinse forti legami con il conte Antonio Bertolini.
Nella sua biblioteca non sfuggí al Viviani un codice membranaceo della Divina Commedia risalente al XIV secolo. Lo esaminò, lo confrontò con altri manoscritti friulani (compreso quello sandanielese), e rimase profondamente colpito dalle varianti linguistiche che il testo presentava, curando numerose pubblicazioni - fra queste, nell’ottobre del 1823, l’opera in due volumi: “La Divina Commedia di Dante Alighieri: giusta la lezione del Codice Bartoliniano”, la prima edizione friulana della Commedia - volte a evidenziarne le peculiarità a suo dire sbalorditive, che avrebbero dimostrato la presenza di Dante in terra patriarchina negli anni dell’esilio.
Lo stesso Viviani sostenne che il codice sarebbe stato dettato in Friuli. Che nel Poema si trovassero voci tramate dalla lingua friulana, lo sosteneva anche il linguista sandanielese Giusto Fontanini, proprietario dell’Inferno Gaurneriano. Con la sua solita precisione aveva segnalato l’utilizzo della variante “fi” per figlio (Paradiso, XI, 89) e “ploia” per pioggia (Paradiso XIV, 27).
Il che farebbe del pregevolissimo bartoliniano un codice scritto in Friuli al tempo di Dante che «uscito fuor d’un palazzo dei Patriarchi doveva essere scrittura o dettatura dello stesso autore», come ebbe a sottolineare il celebre filologo Antonio Fiammazzo (1851-1937), criticando assieme a molti altri le ipotesi di cui Viviani si era innamorato.
Ma è proprio a tale proposito che la De Pauli, con paziente opera critica e filologica, ne difende le intuizioni, rilanciandole da San Daniele sul tavolo della critica internazionale.
La studiosa sostiene infatti che Dante «potrebbe essere stato a Gorizia, a Tolmino, nel Carso. Alle foci dell’Isonzo, a Duino, c’è il Sasso di Dante». Il mistero resta. In attesa di ulteriori riscontri questa sera, alle 20.30, la Guarneriana Antica celebrerà il 22 maggio, dies natalis del Poeta, con il “Divino Commediante”, un emozionante certame in versi a cura della Camera penale friulana. Quale modo migliore per augurare al sommo poeta un felice compleanno?
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