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Avon, l'architetto che disegnò le ville e i bagni al mare

Venerdì l’inaugurazione della mostra alla Terrazza. Dal 9 settembre l’esposizione continuerà in biblioteca

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LIGNANO. Il miracolo della ripresa post bellica era accaduto. Il “miracolo” italiano della ricostruzione di un Paese che sognando l’America aveva ritrovato vigore ed energia. Il futuro lo si guardava ora con occhi vividi e fiduciosi. C’era voglia di innovare, di creare, di gettare le basi per una nuova storia.

E la città di Lignano negli anni Cinquanta e Sessanta diventa il laboratorio ideale di sperimentazione per l’architettura nazionale. Terreno fertile, la riviera friulana, per opere destinate a essere un riferimento per le generazioni successive.

Marcello D’Olivo crea l’impianto urbanistico a “chiocciola” di Pineta, Paolo Pascolo con Aldo Bernardis disegna il Tenda bar, un’icona delle serate lignanesi di ieri e di oggi, Daniele Calabi e Gino Valle progettano il complesso a padiglioni delle Terme.

E in questo sogno chiamato Lignano che opera dal 1954 al 1972 anche l’architetto Gianni Avon. Le sue realizzazioni connotano significativamente l’immagine della città turistica.

A Sabbiadoro disegna la Fontana della piazza principale, alcune rotonde sull’arenile e altri edifici residenziali e commerciali, a Pineta la Casa Albergo e la torre Ariston, il Grand Hotel Pineta Palace e molte altre abitazioni private. Incentra la sua attività sul tema della residenza, individuale o collettiva. Il comune denominatore, secondo l’architetto, è dato dalla grande importanza attribuita allo spazio abitativo interno.

L’albergo Duna Fiorita fu uno fra i primi progetti realizzati da Gianni Avon a Pineta. Fu prevista la realizzazione di cinque corpi di fabbrica separati tra loro e immersi nella pineta.

Il linguaggio semplice e l’essenzialità compositiva venivano sottolineati dalla scelta di esporre gli elementi strutturali in cemento armato contrapponendoli, anche da un punto di vista cromatico, al tamponamento in laterizio. Purtroppo l’albergo fu demolito negli anni Settanta e ne rimane solo una dependance in Raggio dei canestrei, ora trasformata in residenza. Risale al 1954 Villa Zoppola in Arco delle capelonghe, una delle sue architetture preferite.

La chiamava affettuosamente “la californiana”. Sempre nel 1954 l’Azienda di soggiorno di Lignano Sabbiadoro gli commissiona un progetto per la sistemazione della spiaggia. Dei quindici piccoli stabilimenti balneari proposti dall’architetto, ne verranno realizzati solo tre nel tratto di spiaggia tra la Terrazza a mare di Provino Valle e la colonia marina di Zanini.

Gli stabilimenti sono caratterizzati da un corpo circolare a forma di fungo, da cui, con un angolo di 120 gradi, si dipartono due ali laterali di cabine orientate verso il mare. Caratteristica la forma delle coperture rovesce, rialzate e sporgenti, realizzate con l’utilizzo di elementi prefabbricati. La struttura chiara e funzionale degli stabilimenti viene esaltata dall’utilizzo sobrio e accorto di materiali poveri come il cemento a vista e il laterizio pieno e vuoto. Aurora, Smeraldo e Perla sono i nomi delle tre rotonde.

Due anni dopo è la volta del Grand Hotel Pineta Palace che comprendeva un piano terra destinato ai negozi e ai servizi dell’albergo, un primo piano che accoglieva la hall, il bar, e la sala da pranzo. Ai piani superiori si trovavano le camere e all’ultimo piano un dancing. Nel 1974 è convertito in appartamenti dallo stesso Gianni Avon. Sempre nel 1956 viene costruita la villa per le vacanze Christoff in Arco dell’Erica, in un’area molto grande, sfruttando a proprio vantaggio i dislivelli del terreno, mentre Casa Albergo è collocata in Arco del maestrale, molto vicino al mare.

In origine al pianterreno accoglieva un ristorante per i residenti e ai piani superiori gli appartamenti, da cui il nome Casa Albergo. Nel 1960 Giuseppe Anzil, uno dei promotori di Lignano Pineta, commissiona ad Avon il complesso residenziale della Torre Ariston in Raggio di mezzodì.

L’intento dell’imprenditore era quello di creare un centro attrattivo nell’area a Est del “treno” di Pineta, e di realizzare una serie di negozi su cui potesse svettare la torre residenziale. Il progetto, in collaborazione con l’ingegnere strutturista Silvano Zorzi, presenta un impianto distributivo simmetrico. Ogni livello ospita quattro appartamenti con tagli diversi, dotati tutti di una terrazza coperta con vista mare.

I progetti si susseguono. La villa Schreurs, detta dell’olandese, fu realizzata proprio per una famiglia olandese molto “innamorata” di Lignano. Si articola su due livelli: al piano terra la zona giorno si compone della cucina e della zona pranzo, separata solo visivamente dal soggiorno attraverso una lieve differenza di quota.

La passerella a ponte sopra l’ingresso, nata come semplice collegamento orizzontale, diventa un elemento figurativo caratterizzante lo spazio interno. I materiali della costruzione, cemento armato e mattoni, vengono qui intonacati di bianco per far risaltare i tagli verticali e quadrati delle finestrature.

Architetture che segnano la storia della città e alle quali l’amministrazione comunale dedicherà un’esposizione per estendere la conoscenza delle sue opere anche ai non addetti ai lavori. L’esposizione – l’inaugurazione è in programma venerdì alla Terrazza a mare -, curata dallo studio Architetti Avon associati con Ferruccio Luppi, propone una selezione di opere quanto più possibile rappresentativa della personalità dell’autore e rende facilmente individuabile l’ubicazione delle architetture, in modo che il visitatore sia invogliato a conoscerle e ammirarle dal vero.

L’esposizione “Gianni Avon architetture a Lignano 1954-1972” è realizzata con materiali conservati nell’archivio dello studio Avon di Udine. Le immagini d’epoca sono riprese da due maestri dell’obiettivo: Italo Zannier, autorevole fotografo e storico della fotografia e Giorgio Casali (1913-1995), l’occhio di Giò Ponti nella rivista Domus. La Lignano dove operò Gianni Avon è dunque un sogno.

«Un tema libero per giovani – afferma il figlio di Gianni, Giulio – che danno forma alle ambizioni di una società in forte ripresa economica, con il desiderio di innovare se stessa e di “uscire” dalla lunga esperienza bellica. Il cemento armato “a vista” diventa nel “treno” di D’Olivo materia poetica e gesto avveniristico generatore di una fiduciosa aspettativa nel futuro. La civiltà delle macchine auspicata dal critico Leonardo Sinisgalli (non a caso mentore dell’architetto friulano), si concretizza nella città balneare».

Lignano con le sue nuove architetture incarna una speranza: «si può migliorare, si può uscire da un incubo felicemente, il futuro sarà sicuramente migliore del presente. I giovani che vanno a ballare nel dancing “Il fungo” ci sono riusciti ed hanno ricostruito l’Italia».

Lignano città a cui guardare, riferimento per gli architetti non solo a livello nazionale. Del resto «l’architettura è vista come un punto di raccordo fra realtà e immaginazione, non semplicemente come un viatico necessario per giustificare un’operazione immobiliare».

È questa la chiave, è questa la prospettiva giusta con cui guardare il fiorire della località dopo il secondo conflitto mondiale. L’alta qualità architettonica di quegli anni contraddistingue la località ed è ancora oggi oggetto di interesse fra gli addetti ai lavori, come è testimoniato tra l’altro da un recente viaggio-studio di allievi architetti del Politecnico di Zurigo, accompagnati dallo storico Akos Moravansky.

«É importante che la consapevolezza di questa identità artistico-culturale nel campo dell’architettura possa crescere nel tempo – dichiara Giulio Avon -, anche al fine di promuovere qualche strumento di tutela in più che questi edifici del passato “prossimo” meritano, in quanto rappresentano un patrimonio di esperienze da custodire».

Molte altre realizzazioni lignanesi fra cui l’edificio commerciale e residenziale Fontana (1966-67), realizzato in continuità al treno di d’Olivo, l’ex concessionaria Breggion e l’albergo Bella Venezia mare (1968-70) verranno ampiamente documentate nella mostra che dopo l’inaugurazione in Terrazza a mare a partire dal 9 settembre sarà poi trasferita nella biblioteca di Lignano rimanendo aperta al pubblico per tutto il mese. Un viaggio di conoscenza, in quello che fu l’inizio della Lignano del dopo guerra. Del “miracolo” lignanese, della sua crescita, del suo fiorire.

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