I Litfiba in concerto al Festival di Majano
Appuntamento per sabato 22 luglio. La band: «Siamo tornati assieme perchè erano maturate le condizioni per farlo»
di Alberto Zeppieri
MAJANO. Arriveranno in grande forma, sabato 22 luglio in quel di Majano, per il festival della cittadina collinare, annunciando scintille sul palco del nuovo tour che prende il nome dal titolo dell’ultimo album, Eutòpia, uscito l’11 novembre scorso.
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Sono i Litfiba, nome mutuato dal telex che interconnetteva Firenze e Bari agli esordi della formazione. Luca Martelli (batteria e cori), Ciccio Licausi (basso) e Fabrizio Simoncioni (tastiere e cori) accompagneranno Piero Pelù e Federico “Ghigo” Renzulli che oggi rispondono alle nostre domande (in parte ispirate ai testi del nuovo progetto) e ci raccontano come vivono la vigilia della nuova tournée che partirà sabato 8 da Legnano.
Se Eutòpia è l’isola che c’è, chi di voi due vi eleggerebbe domicilio, chi chiederebbe la residenza?
Ghigo: «Io di certo! Eutòpia è il “bel luogo”, quello dove non esistono differenze tra simili, dove i diritti sono rispettati, dove c’è poca mafia, non c'è corruzione».
Piero: «E chi non lo farebbe? Ci sono delle classifiche mondiali che stabiliscono i luoghi opportuni per vivere, come il Nord-Europa, il Canada...»
Nel tempo in cui non avete lavorato assieme, ritenete che il pubblico abbia perso qualcosa?
P: «Forse, ma quando ci siamo ritrovati è tutto tornato più o meno come prima, con i dovuti cambiamenti che ci sono stati nella musica».
G: «È qualcosa che è servito a entrambi per crescere».
Credete che “Litfiba tornate insieme” l’invito di Elio del 2003, vi abbia portato dei nuovi fan tra chi non frequentava la vostra musica?
P: «Elio e Le Storie Tese sono dei nostri amici e la cosa è stata divertente, ma non ha influito».
G: «Siamo tornati assieme perchè erano maturate le condizioni per farlo».
Citando i testi delle vostre canzoni, vi sentite più “timorati” o “più tumorati di Dio”?
P: «Purtroppo i tumorati sono quelli che della religione fanno un pretesto per ammazzare le altre persone. Non siamo né l’uno né l’altro. Io seguo il Dio del tuono, la dea della musica».
G: «Io sono rispettoso».
Più crociati o più talebani?
P: «Sono degli estremismi. Ci troviamo bene con gli artisti, con chi pratica armonia».
G: «E con chi fa musica».
Dalla parte degli indiani o dei cow-boy?
G: «Indiani, senza dubbio».
P: «Anch’io: stare fuori dal coro è un atteggiamento da veri rocker».
Lo eravate anche da bambini?
G: «Siamo sempre stati dalla parte dei deboli».
P: «A proposito di “riserve indiane” ho scritto un post qualche giorno fa sulla ferriera di Servola, Trieste, facendo un parallelo con l’Ilva di Taranto, le acciaierie di Piombino, il Petrolchimico di Porto Marghera, ovvero posti dove lavorare è purtroppo un ricatto».
Avete conosciuto realmente qualcuno come Maria Coraggio?
P: «Sì, anche se non personalmente: ci sono persone che combattono il potere delle mafie in Italia, nella cosa pubblica, nell’economia».
G: «Se ne parla ancora troppo poco. Dove c’è mafia c'è droga, corruzione, armi, violenza...»
Vi mancherà Paolo Villaggio?
G: «A me sì, tanto».
P: «Ha creato un personaggio riportato anche nei dizionari: “fantozziano”, un neologismo almeno quanto lo è Eutòpia».
Come commentate l’enorme successo di pubblico di Vasco?
G: «Una cosa che fa bene alla musica».
L’avreste gestito allo stesso modo o avreste cambiato qualcosa?
P: «Impossibile rispondere: i Litfiba prediligono situazioni più intime, al massimo 15/20 mila persone».
Promettete energia pura a Majano?
P: «Sarà un concertone di due ore e mezzo. Sarà presente nella scaletta almeno una canzone per ogni album. Le più vecchie sono riarrangiate e ci saranno proiezioni splendide dietro di noi».
G: «É una produzione titanica e siamo molto felici di portarla in Friuli. Viva il rock... sempre!»
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