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A Pordenone il fascino senza tempo di Louise Brooks

Anche l’icona di bellezza e sensualità tra le attese riscoperte della rassegna in programma a Pordenone tra un mese

2 minuti di lettura

PORDENONE. Un’inedita Louise Brooks, intramontabile icona di bellezza e sensualità, farà la sua apparizione sullo schermo alle prossime “Giornate del Cinema Muto”, giunte alla 36ª edizione - la seconda con la direzione di Jay Weissberg - che si svolgerà dal 30 settembre al 7 ottobre al teatro Giuseppe Verdi di Pordenone.

Il festival ospita l’attesissima prima internazionale dei 22 minuti della commedia “Now We’re in the Air” (US 1927; tit it: Aviatori per forza) di Frank Strayer, ritrovati recentemente al Národní Filmový Archiv di Praga da Robert Byrne, storico del cinema e presidente del San Francisco Silent Film Festival.

Nel film, ambientato durante la prima guerra mondiale, Louise Brooks impersona due gemelle, una cresciuta in Francia, l’altra in Germania. Il materiale sopravvissuto include le scene in cui l’attrice impersona la gemella francese, vestita di quel tutú nero reso famoso dalle splendide fotografie realizzate da Eugene Robert Richee, che ora magicamente prendono vita. La riscoperta colma un vuoto, essendo tutti i quattro film girati dalla Brooks nel 1927 considerati fino a oggi interamente perduti.

Gli eventi speciali. Dopo la pre-apertura con “The Wind di Victor Sjöström” il 29 settembre al teatro Zancanaro di Sacile, l’evento che sabato 30 settembre inaugura ufficialmente il festival al Verdi è “The Crowd” (La folla, 1928) di King Vidor con la partitura di Carl Davis. Lo stesso maestro dirigerà nell’esecuzione l’Orchestra San Marco di Pordenone. L’evento finale di sabato 7 ottobre, in replica domenica 8, rende omaggio a un altro regista universalmente noto, Ernst Lubitsch. Il suo “The Student Prince in Old Heidelberg” (Il principe studente, 1927) sarà accompagnato, sempre su musiche di Carl Davis, dall’Orchestra San Marco diretta da Mark Fitz-Gerald.



Considerato uno dei capolavori del realismo, “La folla” valse a King Vidor la prima di cinque candidature all’Oscar. Racconto delle diverse fasi della vita dell’uomo comune, il film infrangeva parecchie regole del cinema dell’epoca, tanto che la MGM esitò alcuni mesi prima di farlo uscire.

La storia del Principe studente, tratta dal romanzo Karl Heinrich (1899) di Wilhelm Meyer-Förster sull’impossibile amore tra un principe ereditario e la figlia di un locandiere, era piuttosto nota all’epoca avendo già avuto diversi adattamenti per il teatro e per il cinema sia in Germania sia negli Stati Uniti. Il progetto del nuovo film, sempre della MGM, aveva fra gli altri lo scopo di riconquistare - dopo la guerra - il mercato dell’Europa centrale, tedesco e austriaco in particolare. Quella che attende gli spettatori delle Giornate nella serata finale è un’opera incantevole nello stile arguto, sofisticato, inimitabile di Lubitsch, e uno spettacolo per gli occhi. I set sfarzosissimi che ricostruiscono l’ambientazione mitteleuropea e le molte scene di massa ne fecero il più dispendioso film muto dopo Ben-Hur (costò 1,2 milioni di dollari).

I film italiani. Un posto d’onore spetta al cinema italiano, presente con parecchi titoli diffusi nelle varie sezioni del programma: dagli spaghetti western ante litteram ai film di Luca Comerio (la rassegna triennale, a cura di Sergio M. Germani, dedicata al pioniere del cinema italiano si conclude con uno sguardo ad alcuni dei suoi lavori più rari), da “Il fauno” di Febo Mari, all’emozionante serial “Il fiacre n.13” presentato dalla Cineteca Italiana di Milano di cui si celebrano i 70 anni, e a Fiore selvaggio (1921) di Gustavo Serena, con una delle più importanti dive nazionali del primo Novecento, l’affascinante tarantina Anna Fougez. (r.c.)

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