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La paura di perdere Trieste: in regione fu plebiscito Dc

Le elezioni del 18 aprile 1948 si svolsero in piena guerra fredda. I cattolici ebbero l’appoggio palese della Chiesa. Le sinistre, allora filosovietiche, si schierarono dietro il volto di Garibaldi, che ricordava la loro divisione partigiana. Significativo, al riguardo, un titolo su Messaggero Veneto del 17 aprile: “Non votate per me! grida il vero Garibaldi”. Lo slogan in friulano: “Crôs su crôs par no slaliâ”, croce su croce per non sbagliare

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UDINE. Le elezioni del 18 aprile 1948 si svolsero in piena guerra fredda. I cattolici ebbero l’appoggio palese della Chiesa. Le sinistre, allora filosovietiche, si schierarono dietro il volto di Garibaldi, che ricordava la loro divisione partigiana. Significativo, al riguardo, un titolo su Messaggero Veneto del 17 aprile: “Non votate per me! grida il vero Garibaldi”.

Ancora più esplicito fu il manifesto che smascherava il gioco delle sinistre: in alto, dietro il volto di Garibaldi spuntava quello di Stalin, mentre in basso uno scheletro (di soldato italiano morto prigioniero in Russia), da dietro il filo spinato, gridava: “Mamma votagli contro anche per me”.



A Fraforeano, il mio paese, avevano affisso quel macabro manifesto su una muro di fronte alla chiesa e, lo ricordo benissimo, fece grande impressione a quanti uscivano dalla messa. Se non si era resi ciechi dall’ideologia, era difficile non aver paura del comunismo di Stalin nel 1948, ed era ancor più difficile sottovalutarne la pericolosità a ridosso della “cortina di ferro”.

È probabile che i cattolici temessero il comunismo (anche) per l’ateismo di Stato, ma altri lo temevano soprattutto per i suoi programmi sociali ed economici imposti in Russia e nei paesi satelliti in regime di dittatura.

Il Messaggero Veneto appoggiava naturalmente il Blocco delle destre e sbandierava ogni giorno il problema di Trieste. «Mosca non acconsente alla restituzione di Trieste» (14 aprile); «Trieste ha gridato al mondo il suo immutabile destino: Italia» (16 aprile).

Il 20 aprile, in edizione straordinaria, il giornale esalta “L’alto civismo del popolo italiano dimostrato dalla grande prova elettorale”. A Udine aveva votato l’87 per cento degli aventi diritto, il 97 a Gorizia (per confronto: Torino e Bari 93, Firenze 91,35, Trento 85,3).

Il 22 aprile il giornale annuncia: «Alla Dc la maggioranza assoluta con 307 deputati e 130 senatori», e riporta il giudizio di Winston Churchill: «Avvenimento di portata storica: possiamo essere grati al popolo italiano».



A dimostrazione della durezza della lotta elettorale, rimangono fotografie che ci lasciano vedere le facciate dei palazzi del centro di Udine completamente foderate di manifesti elettorali e piazze gremitissime durante i comizi.

Questi i risultati nella Provincia di Udine per la Camera dei Deputati: Democrazia Cristiana 271.797; Fronte Dem. Popol. (Pci+Psi) 99.626; Unione Socialista 71.037; Movimento Sociale Italiano 6.413; Partito Cristiano Socialista 4.610: Partito Nazionale Monarchico 2.960; BloccoNazionale 3.727; Trinarc. 541; C.U. 430.

«Il fantasma che percorreva l’Europa – scrisse Tito Maniacco - aveva spaventato tutti, i ricchi e i poveri, chi aveva molto e chi non aveva nulla. Iniziava un periodo storico che alcuni hanno definito periodo della restaurazione».

Sì, quel fantasma che si aggirava per l’Europa, evocato dal Manifesto del 1848, fece molta più paura un secolo più tardi, e non c’è da stupirsi: visto che tutti i fantasmi sono avvolti da un lenzuolo, diremo che dentro il primo si celava Marx, dentro il secondo, Stalin.

Fra i ricordi della mia infanzia, avevo dieci anni, di quei giorni rimangono molti ricordi, come i fac-simile delle schede elettorali, che mio padre adoperava per insegnare la tecnica del voto soprattutto alle donne contadine; i manifesti affissi su ogni spazio disponibile; i comizi anche sulla piccola piazza del mio paese, e lo slogan in friulano “Crôs su crôs par no slaliâ”: facendo la croce con la matita sul simobolo della croce scelto dalla Democrazia Cristiana non si correva il rischio di sbagliare, dicevano gli attivisti. E indubbiamente quello slogan si rivelò efficace in quel Friuli

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