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Festa della Repubblica, ecco la storia del Canto degli italiani

L'inno di Mameli piacque subito molto a Garibaldi e Mazzini. Verdi lo approvò. Sí di De Gasperi nel 1948, ma è ufficiale solo dal novembre 2017

di Valerio Marchi
2 minuti di lettura

UDINE. Un carattere esuberante; studi di letteratura, storia, filosofia, diritto, Bibbia, politica; un talento giornalistico.

Con questo bagaglio Goffredo Mameli, genovese aristocratico, ma di fede democratica e repubblicana, chiede riforme liberali sempre più organiche nel Regno di Sardegna, partecipa alle dimostrazioni genovesi del 1847-48 e compone liriche patriottiche che, nonostante le proibizioni sabaude, recita esibendo il Tricolore.

L'inno di Mameli diventa un omaggio all'integrazione: a cantarlo sono i "nuovi italiani"



È un universo pieno di giovani, il Risorgimento. Mazzini, esule a Marsiglia, fonda la “Giovine Italia” nel 1831: ha solo 26 anni, ma è già un veterano.

PER SAPERNE DI PIU':

 

Mameli, quando scrive il testo (poi musicato dal concittadino Michele Novaro) dell’inno che diventa subito uno dei più diffusi canti patriottici, ne ha appena compiuti 20: è l’autunno del 1847.

Mattarella a Scandicci: l'inno di Mameli è cantato dai bambini

Il suo “Canto degli Italiani” sarà conosciuto soprattutto come “Fratelli d’Italia” o “Inno di Mameli”. Certo, non è suggestivo come il coro verdiano “Va, pensiero”, ma il ritmo si adatta benissimo alla corsa delle fanfare dei bersaglieri.

Nell’aprile 1848 Mameli capeggia schiere di volontari alla volta di Milano insorta contro gli austriaci, combatte con i bersaglieri e incontra Mazzini, mentre le note del suo inno già risuonano sulle barricate. Poi si prodiga per la Repubblica di Venezia e segue Garibaldi a Roma, dove si proclama una Repubblica che dura dal febbraio al luglio del 1849; da lì manda a Mazzini l’invito: «Roma! Repubblica! Venite!».

Scala, l\'Inno di mameli cantato a fine opera

L’esperienza romana produce una Costituzione di straordinario valore e realizza le idee democratiche proprio nei territori di uno degli Stati più arretrati d’Europa: quello della Chiesa. Mameli, ferito mentre difende la città dai francesi – che appoggiano papa Pio IX, fuggito a Gaeta –, muore per un’infezione il 6 luglio 1849. Non ha ancora 22 anni.Nel 1860 Garibaldi salpa con i Mille sulle note di “Fratelli d’Italia”.

Nel 1862, l’anno dopo la nascita del Regno d’Italia, Verdi compone l’“Inno delle Nazioni” per l’Esposizione Universale di Londra, affidando al canto di Mameli e Novaro (e non alla Marcia Reale dello Stato sabaudo, che vuole evitare ogni radicalismo cantato) il compito di rappresentare l’Italia; lo accosta a “God Save the Queen” e alla “Marsigliese”: così la composizione dei due patrioti genovesi assume un respiro europeo nello spirito di Mazzini, che nel 1834 ha fondato la “Giovine Europa”.

La tradizione vuole che nel 1870, entrando a Roma dalla breccia di Porta Pia, i bersaglieri suonino proprio l’inno di Mameli, sempre assai diffuso sinché, nel 1932, il Pnf vieta i canti che non siano di stampo fascista: “Fratelli d’Italia” viene allora sussurrato dagli oppositori e gridato dagli esuli antifascisti.

Nel 1943 lo cantano le prime formazioni partigiane, mentre Badoglio adotta “La leggenda del Piave”. Nell’ottobre 1946 il governo De Gasperi riconosce in via provvisoria (ma si sa, spesso in Italia nulla è più duraturo del provvisorio…) quale inno nazionale della Repubblica il canto di Mameli, poi eseguito per salutare l’elezione del presidente Luigi Einaudi nel maggio 1948.

Sono inutili, in seguito, vari tentativi di ufficializzarlo. Nel 2000, dopo anni di scarso apprezzamento dell’inno da parte di molti, e di strumentalizzazioni politiche, il presidente Carlo Azeglio Ciampi lo intona idealmente con tutti gli italiani dal Quirinale.

Ma forse le operazioni mediaticamente più efficaci sono due, nel 150° dell’unità nazionale: Roberto Benigni lo porta a Sanremo e Riccardo Muti lo dirige all’Opera di Roma. Nel 2012, fra pareri contrastanti, il 17 marzo diventa giornata nazionale dell’Unità d’Italia, della Costituzione, della bandiera e del “Canto degli Italiani” (con obbligo di insegnarlo nelle scuole).

Solo lo scorso novembre, tuttavia, a 71 anni dalla nascita della Repubblica, diventa ufficialmente inno nazionale: sabato è il primo 2 giugno dopo quella decisione.


 

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