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Piffer: questo premio va in controtendenza e scommette tutto sui lettori consapevoli

Parla l’ideatore del progetto che coinvolge studiosi e scuole In 5 anni 450 giovani in giuria: verso una comunità migliore

VALERIO MARCHI
2 minuti di lettura

VALERIO MARCHI

Marco Mondini (“Il capo. La Grande Guerra del generale Luigi Cadorna”, il Mulino 2017) si è aggiudicato il Premio Friuli Storia 2018. Secondo e terzo si sono classificati Emanuele Ertola (“In terra d’Africa. Gli italiani che colonizzarono l’impero”, Laterza 2017) e Marco Monte (“La grande carestia del 1813-1817 in Friuli. L’ultima grande crisi di sussistenza del mondo occidentale”, Gaspari 2017). La premiazione, che sarà introdotta dal direttore del Messaggero Veneto Omar Monestier, si terrà a Udine, in sala Ajace, venerdì 5 ottobre alle 18.

Il Premio, divenuto in breve tempo prestigioso, sta facendo di Udine la capitale della Storia contemporanea. Il presidente della giuria scientifica incaricata di scegliere i tre finalisti è Tommaso Piffer, il quale, già ricercatore ad Harvard, Mosca e Cambridge, sarà dal 1° ottobre ricercatore di Storia contemporanea all’Università di Udine. A suo parere, chiedersi a cosa serve la storia è «un po’ come chiedersi a cosa serva respirare»; il vero problema, invece, è come si possa fare a meno della storia, perché «un uomo che non sa da dove viene è come un albero senza radici». Non solo, ma conoscere la storia significa «incontrare l’uomo che ne è protagonista», iniziando così «un’avventura che può essere anche più coinvolgente della letteratura».

Occorre dunque chiedersi perché questa consapevolezza sia andata perduta. Secondo Piffer, la colpa va distribuita fra più soggetti: «La scuola prima di tutto, ma anche un’industria culturale che privilegia la spettacolarizzazione sulla lettura; gli storici, poi, troppo spesso non sanno comunicare con il pubblico e si rivolgono solo agli altri storici». Da queste considerazioni possiamo comprendere meglio il senso del Premio Friuli Storia: nato, per l’appunto, come «uno strumento per far riscoprire il valore della conoscenza storica per la vita».

Il Premio è inoltre un unicum a livello italiano e probabilmente anche europeo, giacché affida la scelta del vincitore non a una giuria di esperti, ma a un comitato di 200 lettori comuni, che a maggio ricevono gratuitamente i libri finalisti e votano nel corso dell’estate (l’unico precedente illustre è quello del premio Campiello, dedicato però alla letteratura). E il cuore della proposta è proprio la giuria dei lettori: infatti, «il pregiudizio contro la storia – osserva Piffer – è troppo radicato per essere scalfito da un discorso sul valore civile della storia o sulla storia maestra di vita. Quindi, invece di fare un discorso abbiamo pensato di mettere dei bei libri di storia direttamente in mano a chi magari lettore abituale di storia non è, coinvolgendolo nella scelta del vincitore del premio».

Lo scopo, dunque, è chiaro: «Creare “nuovi lettori”, consapevoli del valore della storia perché ne hanno fatto esperienza». I lettori avvicendatisi nella giuria popolare nei 5 anni di vita del Premio sono stati oltre 450, e i riscontri che essi hanno offerto indicano che il modello è vincente. Da quest’anno, poi, si è aggiunta un’iniziativa molto interessante, dedicata in modo specifico ai ragazzi delle superiori: il Premio Fondazione Friuli scuole.

Ma che cos’altro ci riserva in futuro il Friuli Storia? «Stiamo lavorando in due direzioni», anticipa Piffer. La prima è quella di aumentare il numero di lettori della giuria popolare: «Siamo partiti con 100 lettori e arrivati a 200 nel 2016, ma c’è ancora spazio per crescere. Poiché ogni anno cambiamo circa il 50% dei lettori della giuria, nel tempo puntiamo a creare una comunità di migliaia di lettori su tutto il territorio nazionale». La seconda è quella di creare «un Club dei lettori, al quale fare proposte di lettura che vadano anche al di là dei finalisti del Premio». —



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