Il direttore Santi: «Ci sono 1.200 specie di piante»
«Questo è un territorio di straordinaria biodiversità: ci sono più di 1.200 specie e sottospecie di piante, un sesto di tutta la flora italiana. E ci sono gli eccezionali scenari paesaggistici». Abbiamo chiesto a Stefano Santi, direttore del Parco regionale delle Prealpi Giulie, di spiegarci perché queste valli e montagne sono così speciali. Del Parco fanno parte, oltre a Resia, Moggio, Lusevera, Resiutta, Venzone e Chiusaforte con il Monte Canin, che con le Alpi Giulie è diventato Riserva Unesco di Biosfera assieme ai comuni di Artegna, Dogna, Gemona, Montenars e Taipana.
«Il nostro Parco comprende tre aree biogeografiche: mediterranea, alpina e balcanica. Per questo troviamo la ginestra e la stella alpina, la farfalla Parnassius Apollo e i grandi carnivori, la lince e la coturnice, quest'ultima simbolo del parco e oggi minacciata dall’abbandono delle tradizionali attività agro-pastorali e dal riscaldamento climatico, che sta riducendo sempre più le alte praterie, dove vive, a vantaggio della boscaglia». Ed è proprio sul rapporto fra uomo e natura, fra l'armonico intervento del primo sulla seconda, che si gioca il futuro delle Riserva Unesco. «Un percorso che abbiamo cominciato nel 2011 – ricorda Santi – perché eravamo convinti di meritarcelo. Che cosa porterà il riconoscimento Unesco? Un progetto e una visione unitari per l’area, fondati sullo sviluppo sostenibile. Con la speranza di creare un parco transfrontaliero con lo sloveno Triglav, riserva Unesco già dal 2003. La natura non deve avere confini: toglierli dove ci sono è una grande conquista». Degli oltre 200 chilometri di sentieri del Parco è disponibile al Centro visite di Prato di Resia una nuovissima Carta, che include una porzione del Parco del Triglav. E a riprova dell'interesse per quest'area, la carta Tabacco “Canin Val Resia Parco delle Prealpi Giulie” (n°27/2019) è stata aggiornata in collaborazione anche con la Commissione Giulio Carnica Sentieri del Cai Fvg.
A.B.
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