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Dalla Spagna allo sbarco in Sicilia: Totis combattente per la libertà

A Treppo Carnico un convegno e una targa su un testimone del Secolo breve Nelle brigate Garibaldi, poi nel Pci e infine il lungo impegno a Città del Messico

2 minuti di lettura

Andrea Zannini

Ci sono vite che appartengono inequivocabilmente a un secolo. Quella di Guerrino Totis, carnico di Treppo, a cui il suo Comune di origine dedica oggi, sabato 27 luglio, un convegno e una targa, è una vicenda tipicamente novecentesca, che attraversa molti passaggi-cardine del Secolo breve.

Nel 1937, a diciannove anni, Guerrino tenta la sua prima fuga, o almeno la prima fuga nota di una vita animata da una inestinguibile ricerca di libertà: cerca di espatriare nella Spagna repubblicana ma viene fermato. Forse è il primo arresto, forse no, perché si racconta fosse già ricercato per aver sfregiato un ritratto di Mussolini. Riesce tuttavia a passare in Spagna dall’Austria nello stesso 1937 e si arruola subito nelle Brigate Garibaldi: è uno dei pochi partito direttamente dall’Italia. Combatte, resta ferito a un piede e poi, forse per la situazione di caos nei comandi della formazione comunista, diserta. Dopo un passaggio nelle galere spagnole lo ritroviamo di nuovo combattente in Spagna, poi internato in campo di concentramento in Francia, dove evita l’arruolamento nella Legione Straniera, quindi operaio alla Renault. Le tappe di una vita fondamentalmente ribelle sono impossibili da seguire nel dettaglio: Marco Puppini e Pierpaolo Lupieri, che ne parleranno al convegno, le hanno ricostruite fin dove possibile.

Il 7 giugno 1940, con i panzer tedeschi che avanzano verso Parigi, Guerrino cerca di rientrare in Italia, ma non è buon momento: con l’Italia che si appresta a tirare il “colpo di pugnale” ai cugini francesi viene arrestato e mandato al confino per due anni. Nell’isola di Ventotene, dove Rossi, Colorni e Spinelli elaborano il loro “Manifesto per un’Europa libera e unita”. Scarcerato nel 1942 viene arruolato e mandato in Sicilia, dove si sposa e ha un figlio, Giovanni Battista, futuro insegnante e dirigente scolastico, e dove assiste allo sbarco degli Alleati, liberandosi di quella divisa con le insegne di casa Savoia che doveva andargli stretta. Ma Guerrino è spirito troppo irrequieto per stabilirsi da qualche parte. Finita la guerra il Pci lo manda a Livorno a dirigere una sede dell’Inail, lo si ritrova quindi a Roma a fare il giornalista e nel 1961 a Città del Messico a dirigere la rivista “Italia-Mexico”. Quindi rientra ancora in Italia, per finire a Puerto Rico, dove insegna. Termina la sua esistenza, laggiù, nel 1990 a 72 anni, ma le sue ceneri sono conservate nel cimitero a Treppo.

Mentre i suoi scritti sono di difficile reperimento, ma meriterebbero una ricerca apposita, due eccezionali documenti filmici ci ritornano brandelli della vita di Guerrino Totis. Nel 1976 compare con una piccola parte, quella di un esule cileno sfuggito al colpo di Stato del 1973, nel film “L’ultima donna”, al fianco di Gerard Depardieu e Ornella Muti, sotto la regia di Marco Ferreri, un altro che aveva viaggiato tra Italia, Spagna e Francia. Nel 1969, inseguendo una delle sue tante strade professionali, gira per la Rai un documentario “Carnia, tra realtà e leggenda”, che gli organizzatori della manifestazione sono riusciti a rintracciare nelle Teche Rai e che verrà proiettato.

Alla presenza del figlio Giovanni Battista oggi 27 luglio verrà affissa una targa sulla sua casa natia che ricorda l’ “ansia di giustizia” che pervase questo irrequieto giramondo figlio della Carnia, testimone del secolo passato. —



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