La lezione di Carlo e Nello Rosselli per l’Italia che vive la crisi politica

Walter Tomada
«Una bussola che oggi guida tutti noi al riscatto da questo momento di crisi istituzionale e politica»: la memoria dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, protagonisti della rivoluzione culturale che disse no al fascismo e gettò le fondamenta della nuova Italia antifascista e repubblicana, «fu di sprone nell’estate 1944 ai partigiani che crearono la Zona Libera della Carnia, e può esserlo ancor oggi, specie in una Carnia che ha vissuto tutte le maggiori tragedie del Novecento in maniera amplificata, offrendo però sempre esempi di assoluto rigore morale, dalle portatrici carniche ai fucilati di Cercivento».
Lo hanno riaffermato ieri a Treppo Carnico i promotori della mostra allestita alla Pinacoteca De Cillia in memoria dei due martiri antifascisti che caddero vittima rispettivamente a 38 e 37 anni dei sicari di Mussolini, che li uccisero in Francia, dov’erano in esilio.
Dal senatore Franco Corleone per la Fondazione Rosselli al presidente dell’Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione Gianni Ortis, passando per i due sindaci Luigi Cortolezzis di Treppo Ligosullo e Massimo Mentil di Paluzza, hanno ribadito quanto questa famiglia sia stata legata in particolare a Timau: qui Amelia Pincherle, madre dei Rosselli (e zia di Alberto Moravia, ndr) fece allestire una biblioteca nella scuola elementare in memoria del primogenito Aldo, morto sul Pal Piccolo nel 1916 e sepolto col numero 1490 fra i 1700 caduti del locale Ossario. Quella scuola, ormai fatiscente, è stata demolita pochi mesi fa: ma la memoria di Aldo Rosselli resta.
Essa fu del resto un riferimento costante per l’azione che Carlo come politico, e Nello più con un contributo da storico, furono capaci di svolgere negli anni bui della dittatura.
Né i processi né il confino ne smorzarono l’ardore che fu però spento dalle pallottole nel 1937, quando si esaudiva la profezia fatta nel 1928 da Carlo in una lettera alla madre: «Comunque vada, sentirai di aver creato anime non volgari, che non lasceranno il mondo come l’hanno trovato, e se bruceranno sarà per aver cercato di avvicinarsi troppo alla luce».
Come Cornelia, la madre dei Gracchi, Amelia perse tutti i figli per la patria, ha ricordato Pierpaolo Lupieri: ma il “socialismo liberale” teorizzato da Carlo secondo Ortis è una strada che ha fatto proseliti nel ‘900, basti pensare a Rawls, e oggi ispira pensatori di grande rilievo come Amartya Sen che mostrano quanto la crisi del liberismo selvaggio dia ragione a chi come Rosselli invocava più “giustizia e libertà”. —
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