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Borsellino: «Cerco ancora la verità la mafia è puzzo di compromesso»

La figlia del magistrato assassinato a Palermo ospite ieri al teatro Pasolini Oggi alle 18.30 Englaro e De Monte sul tema scottante della libertà di cura

2 minuti di lettura

Nicoletta Simoncello

Con la schietta testimonianza di Fiammetta Borsellino, figlia minore di uno dei magistrati che fecero tremare la mafia, Paolo Borsellino, assassinato da Cosa Nostra il 19 luglio 1992 insieme a cinque uomini della scorta nella strage di via D’Amelio, si è aperto il sipario sul Festival del coraggio 2019. Di fronte a un pubblico di quasi quattrocento studenti la mattina e a un parterre da tutto esaurito nel tardo pomeriggio, Fiammetta ha dato il via, con due appuntamenti al teatro Pasolini, alla tre giorni ideata dal Comune di Cervignano con l’organizzazione e la direzione artistica a cura di Bottega Errante. Quaranta ragazzi dell’alternanza scuola lavoro si sono messi all’opera fin da subito, e con l’evento a tema “Donne che hanno cambiato la storia” il matematico e scrittore Piergiorgio Odifreddi ha concluso la prima giornata di festival.

Con Fiammetta, in dialogo con Luana de Francisco, giornalista del Messaggero Veneto, si è parlato dell’impianto processuale che venne costruito a seguito della strage di via D’Amelio – da una Procura inadeguata – su un falso pentito e che portò a quello che viene definito «uno dei depistaggi più gravi della storia di questo paese». «Da quando abbiamo iniziato a chiedere conto e ragione dell’assassinio di mio padre attorno a noi si è creato il deserto. Non sono solo alla ricerca della verità, ma soprattutto di qualcuno che faccia il proprio dovere» spiega Fiammetta. «La fiducia nello Stato è la più grande eredità che mio padre ci abbia lasciato» continua. Si è poi entrati in casa Borsellino in cui, dice Fiammetta, «c’era una tensione enorme ma anche tanta ironia: gli ideali erano così alti da non averci nemmeno mai fatto passare per la mente di andare via da Palermo». E conclude: «Così come spiegava mio padre senza menzionare la parola “strage”, “la mafia è puzzo di compromesso”».

Mauro Daltin di Bottega Errante, l’assessore alla Cultura Alessia Zambon, il sindaco Gianluigi Savino e il consigliere regionale Franco Mattiussi hanno inaugurato la seconda edizione di festival, che si pone l’obiettivo di superare le oltre 3 mila presenze dello scorso anno. Un uomo cinese con due borse di plastica strette fra le mani davanti alla colonna di carri armati durante la protesta in piazza Tienanmen a Pechino: era il 4 giugno del 1989 e quell’immagine divenne iconica. «È da qui che è nata la scintilla di questa seconda edizione» spiega Mauro Daltin, «perché rappresenta un coraggio senza nome che cambia il corso della storia».

Sono numerose le storie di coraggio che verranno raccontate anche oggi. Già dalle 9 il teatro Pasolini sarà animato dalla proiezione del documentario “Sulle sue spalle”. Poi alle 18.30 l’evento con Beppino Englaro: in dialogo con Paolo Felice, assieme a Pierluigi Di Piazza e Amato De Monte si parlerà di “libertà di cura”. —



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