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Da Ravascletto a Piano d’Arta tra ruderi di “ospitali” e chiese: la via percorsa dai pellegrini che erano diretti in Terrasanta

Seconda tappa della camminata tra abitati e sentieri della Carnia. La Panoramica delle vette percorsa dai ciclisti, poi il silenzio dei boschi

ALESSANDRA BELTRAME
2 minuti di lettura

Nel secondo giorno di cammino lo zaino pesa meno e le gambe hanno voglia di andare. Scendo da Salars, borgo di case in pietra e tetti a planelle. Attraverso Ravascletto ascoltando il gorgogliare del rio Margò. Lo sviluppo turistico degli anni Settanta lo ha riempito di case vacanza, ma qua e là sopravvivono gli stavoli in legno. La verdissima Valcalda è sotto di me, davanti ho i boschi di abeti che abbracciano la pista che scende dallo Zoncolan. La seggiovia a un posto del primo Dopoguerra è stata sostituita da una funivia, ma sopravvivono ancora i vecchi piloni.

Colazione alla “Pace Alpina”, dove ricordo dietro il banco il bel volto scolpito di Sergio De Infanti, alpinista e scrittore, scomparso due anni fa. Ora ci sono Maria Cristina e Aline. I krapfen sono appena sfornati: difficile resistere.

Mi raggiunge Raffaella, è salita da Tolmezzo, oggi cammineremo insieme ed è un bel modo per ritrovarsi. Non ci si abbraccia, ma è come se lo facessimo. In cammino il distanziamento sociale è naturale, sui sentieri c’è spazio per tutti.



Imbocchiamo la Panoramica delle Vette, l’ardita strada che porta verso il monte Crostis, sulla quale si cimentano i ciclisti allenati. Dopo qualche curva un cartello indica il sentiero Cai 162 per Cercivento. Un paio d’ore e ci saremo. In auto ci avremmo messo dieci minuti, ma vuoi mettere? Viaggiamo alte fra faggi, abeti e qualche castagno, noccioli e sambuchi. Raffaella mi mostra le erbe che raccoglie per cucinare: stiamo calpestando la piantaggine, ai bordi le ortiche sono cosa prelibata, ci fa l’impasto dei ravioli. Mi fa vedere come raccoglie le foglie giovani: ci vogliono i guanti, perché pizzicano un po’. Scendiamo per una scalinata a Zovello, uno dei tanti “paesi in discesa” della Carnia, le stradine ripide mettono alla prova le ginocchia.

Prima di entrare di nuovo nel bosco, vorrei salutare Maria Teresa, la bibliotecaria di Ravascletto, la sua è l’ultima casa in fondo al paese, davanti ha un magnifico lavatoio a tettoia, ci fermiamo a fare foto e ad abbeverarci. Teresa non c’è, le avrei fatto una sorpresa.

Proseguiamo sul sentiero. Maina dal Pic è una chiesetta in mezzo a un prato circondato dal bosco, gli inginocchiatoi sono all’aperto, sotto il porticato. I fiori sono freschi, segno di una frequenza non sporadica. Il sentiero incrocia la strada statale, dove il rio Marasso produce una scrosciante cascata: la potenza dell’acqua mi inquieta, pensando alle devastazioni che può fare. Oltre il ponte pedonale, un cartello e una transenna annunciano che c’è stata una frana. Non si potrebbe proseguire ma noi decidiamo di farlo comunque. Ci proviamo. Sarà un percorso un po’ avventuroso, dovremo farci largo fra i rovi e, giunte alla piccola frana, aggirarla entrando nel bosco e salendo per i prati nelle minuscole borgate di Casali e Vidal.

Cercivento è sotto di noi, scendiamo per una strada tranquilla. A Som da Cleve c’è il Crist da Tof, una croce in tufo del 1754, la data è scolpita. È un paese di antiche case, segno dell’opulenza delle famiglie che lo abitavano nel Settecento: Tirindin, Morassi, Stuartin, Vezzi, Citar, Podar.

Alla Farie di Checo, la fucina di un fabbro del 1700 diventata museo con tanto di mulino che dava la forza motrice, prendiamo la statale, oltre il ponte sul rio Gladegna. Poi su per una strada bianca, aggirando una collinetta di abeti. San Nicolò in Taviele, incantevole prateria di Sutrio, paese di case belle e antiche diventate albergo diffuso. Scendiamo fino al ponte pedonale di legno sul torrente Bût.

Oltre comincia la ciclabile per Arta. Una piacevole e dolce salita e siamo in Alzeri. La chiesa di San Nicolò apparteneva all’ordine dei cavalieri di san Giovanni di Gerusalemme, i ruderi appartengono a un ospitale per i pellegrini: a qui nel Medioevo si passava per andare in Terrasanta. Angioletti spuntano timidi dagli affreschi trecenteschi. Il Cristo dipinto sulla facciata posteriore riflette la luce dell’est, mentre da ovest avanzano veloci nuvoloni neri. Dall’alto ci guarda la chiesa matrice di Carnia di San Pietro di Zuglio. Camminiamo fino a Chiusini e alla sua bella chiesetta.

Da qui Il sentiero delle Terme ci porterebbe lassù, ma noi decidiamo di fermarci. Ci viene incontro Mauro Löwenthal, che di sentieri ne sa parecchio e ci ospiterà per la sera. Abbiamo trovato un’oasi per ripararci dal temporale.


 

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