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Il “ponte pittoresco e ardito” del quale scrisse Nievo e le terre dei Savorgnan tra le fortezze restaurate

Settima tappa della camminata dalla montagna friulana al mare. A Racchiuso una pausa per ammirare gli affreschi cinquecenteschi

ALESSANDRA BELTRAME
2 minuti di lettura

“Un bel paesino guarda nel mezzano Friuli lo sbocco d’una di quelle forre, che dividono il parlare italico dallo slavo; ma quanto le montagne gli si radunano da tergo aspre e aggrottate, altrettanto esso ride tutto aperto e pampinoso incontro al sole che lo vagheggia dall’alba al tramonto anche nelle giornate piú avare del verno. Pronunciare cosí di botto le tre dolci sillabe del suo nome, sarebbe come innamorarvene”.

È l’esordio del romanzo Il conte pecoraio di Ippolito Nievo. L’autore delle “Confessioni”, lo pubblicò nel 1857, tre anni prima di morire nel naufragio nel vapore Ercole fra Palermo e Napoli dopo aver partecipato alla spedizione dei Mille.



Dopo sei pagine si scopre quale sia il “pampinoso” paesino: “O benigni lettori, al vedervi già invaghiti per opera mia di quel paesello, non posso tenermi dal bisbigliarne sommessamente il nome che è Torlano”.

È in questo romanzo che lo scrittore immortala il Ponte degli Angeli, che ha dato il nome al nostro cammino. “Per la solida e pittoresca arditezza potrebbe esser stato eretto dagli angeli, come quello di Cividale dal diavolo” scrive Nievo.

E così eccoci dove tutto è cominciato. Quando, anni fa, Attilio De Rovere cominciò a concepire l’idea di un cammino che abbracciasse il Friuli Venezia Giulia, si ricordò del bel nome attribuito da Nievo al ponte e con Ulderica Da Pozzo, nostra fotografa nonché sua moglie, pensò che gli angeli potessero essere ottimi compagni di viaggio. Così è stato finora.

Sarò sentimentale, perché in queste terre sono cresciuta,ma il lungo sentiero che in questa prima settimana mi ha portata da Sappada fino a qui è fonte di emozioni continue. È raro incontrare una simile varietà di paesaggi in un arco di tempo (e di spazio) così breve. La varietà di paesaggi è straordinaria. Torniamo a Nievo, alla fortunata frase che scrisse nelle “Confessioni di un italiano”: “Il Friuli è un piccolo compendio dell'universo, alpestre piano e lagunoso in sessanta miglia da tramontana a mezzodì”. L’arco di pietra del Ponte degli Angeli supera la profonda forra del torrente Cornappo. È in una bella abitazione affacciata sul corso d’acqua che Nievo immaginò il castello del“conte pecoraio”. Molto più che per il romanzo, Torlano è ricordata per i 33 morti dell’eccidio nazifascista del 25 agosto 1944. Il paese fu dato alle fiamme. Una stele in cimitero porta incisi i nomi delle vittime: quasi tutti Comelli, Dri, De Bortoli.

Dal paese imbocchiamo un sentiero che sale nel bosco. La chiesetta di San Giorgio, isolata, guarda verso la pianura. Castagni, querce, tigli. Nel sottobosco, pungitopo e agrifogli. Scendiamo a Vallemontana. La torre e i ruderi del castello di Cergneu. Camminiamo su un’antica linea di difesa medievale. Domini dei Savorgnan, signori di queste terre da prima della Serenissima. Quando cambiano i confini, le fortezze decadono. Oggi, restaurate, ospitano mostre e feste popolari. Scendiamo alla chiesetta trecentesca e al paese per l’antica carrareccia castellana.

Ci viene incontro Sergio Cuffolo. Da anni, con un gruppo di volontari locali e con le Pro loco di Porzûs e Subit, promuove i sentieri del territorio, anche per il cicloturismo. Hanno mappato oltre trenta percorsi fino a Faedis, mettendo i cartelli e indicando i siti storici e i punti di interesse. Scendiamo ad Attimis e ci fermiamo Là di Maur, osteria con cucina con una bella aia e un’ostessa sorridente. Vedendoci arrivare a piedi, ci offre da bere. Claudia ha aperto da qualche mese ed è soddisfatta del “movimento”: “Francesi, olandesi. Arrivano in bici con i figli a rimorchio. Che begli incontri!”. Al piano di sopra c’è un affittacamere, si chiama “Fragole e menta”.

Con Sergio passiamo davanti al museo archeologico e al municipio, affrescato da Carlo Ciussi, visitiamo le rovine dei due castelli dei signori di Attems. Proseguendo la traccia nel bosco, appare il millenario borgo-fortezza di Partistagno, con la casa-torre e la chiesa di Sant’Osvaldo ricostruiti. Si trova sopra Borgo Faris: nel monastero di clarisse c’è una foresteria per ospitalità pellegrina. Scendiamo a Racchiuso per incontrare in piazza gli angeli della chiesa di San Silvestro, affrescati nel 1518 dal cividalese Gian Paolo Thanner, pittore di discreta fama.

“Qui c’è un patrimonio stupendo di vie da percorrere, ci sono i panorami, c’è la storia, la buona cucina, il vino”. Da innamorato della sua terra, Sergio sa essere convincente. Di sicuro sarà un buon ambasciatore per la Via degli angeli. —


 

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