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Sul San Michele un parco tematico per non dimenticare gli orrori

1 minuto di lettura

«Il Parco tematico del Monte San Michele è uno dei più importanti musei del primo conflitto mondiale. È un sito che nasce all’indomani della conclusione dei combattimenti, quindi contiene documenti, cippi, materiali che testimoniano anche quel periodo. Molto significativo è il monumento nel quale vengono commemorati assieme i morti di entrambi gli schieramenti, italiano e ungherese».

Ci facciamo accompagnare dallo storico della Grande Guerra Marco Pascoli per un percorso ideale sui luoghi più importanti.



«Il paese di San Martino del Carso si trovava proprio sulla prima linea austro-ungarica e fu raso al suolo. Da qui si scende verso Bosco Cappuccio, dove sono visibili molto bene le linee italiane: è il fulcro dell’attacco con i gas del 29 giugno 1916.

All’area di quota 174 c’è la Trincea delle Frasche, dove il campo di battaglia è difficilmente leggibile da chi non è esperto, perché, una volta conquistata l’area, le truppe italiane l’hanno rifortificata, quindi le originarie trincee austriache sono diventate italiane e sono state “ribaltate”, rifatte con i parapetti verso l’altra direzione. L’originaria Trincea delle Frasche e la contigua Trincea dei Razzi furono conquistate nell’autunno 1915, nella terza e quarta Battaglia dell’Isonzo dalle truppe italiane. In particolare, va ricordata la Brigata Sassari, che in questo luogo ha iniziato a creare la sua mitologia, ancora prima della sua storia. Poi si scende lungo il ciglione del Carso, si sfiora a est il Sacrario di Redipuglia e si arriva all’altopiano di Monte Sei Busi, altra zona che è stata teatro di combattimenti.

Da qui si può scendere alla zona delle cave di Selz, dove si vedono molto bene le trincee italiane, con tutti gli elementi di rinforzo e i graffiti dei soldati».

Da Monfalcone a Duino, tappa di domani, Pascoli invita a visitare «il parco tematico di Monfalcone curato dal Comune e dalle associazioni locali sulle alture di Pietrarossa: a quota 85 morì Enrico Toti».

Andando verso Duino, si toccano le Foci del Timavo e le pendici del Monte Hermada, «che con il Monte Cocco e le altre alture è un museo all’aperto della linea austro-ungarica e degli osservatori.

Poco prima di Duino, “il monumento ai Lupi di Toscana”, alle Foci del Timavo, segna il punto della massima avanzata italiana nel 1917. Vicino a San Giovanni di Duino, poco sopra una galleria ferroviaria, c’è il meno conosciuto cippo della brigata Valtellina, che ebbe molte perdite con il contrattacco austro-ungarico nella zona di Flondar, quando un battaglione rimase intrappolato nella galleria al divampare di un incendio. Questo cippo ricorda quel tragico episodio».

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