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Caracci toglie dall’oblio Altesti, il diplomatico spia di Ragusa

2 minuti di lettura



All’entrata della biblioteca Joppi di Udine è collocata una targa in marmo che lo ricorda. Eppure il nome – Andrea Francesco Altesti – ha sempre detto pochissimo, se non addirittura nulla ai distratti, pur se curiosi, frequentatori di uno dei posti deputati alla conoscenza. Ora a togliere dall’oblio questo personaggio ci ha pensato Cristiano Caracci con il suo Altesti il Raguseo”, sottotitolato “Intrecci diplomatici, amori e avventure per mare”, edito da Gaspari.

Caracci ci ha abituato alle sue scorribande letterarie nella storia dell’Adriatico e delle terre che da questo sono bagnate, ma questa volta è riuscito a regalarci un altro esempio del fatto che spesso la realtà si spinge bel più in là della fantasia e che un attento e non mistificante mix di storia e di invenzione riesce a donarci il piacere della lettura sia come momento di svago, sia come fonte di apprendimento di realtà che altrimenti probabilmente non sarebbero mai state avvicinate, ma che riescono a rendere più chiaro il passato e anche in nostro presente.

Altesti nasce nel 1766 nell’allora Repubblica indipendente di Ragusa e la sua vita è stata quella di un personaggio straordinario, viaggiatore cosmopolita, trasferitosi giovanissimo a Istanbul seguendo il padre e poi alla Corte di Caterina di Russia. Coinvolto in vicende di spionaggio, rientrò in Italia all’inizio dell’Ottocento, andando prima a Venezia e poi a Trieste dove ha fondato le Assicurazioni Generali. Lì ha vissuto scappando spesso, però, per lunghi soggiorni in una villa di San Giorgio di Nogaro dove è morto nel 1851 dopo aver regalato i suoi libri alla biblioteca che scava nascendo a Udine.

Seguendo Altesti con rigore storico dov’è possibile, e con plausibile invenzione dove la narrazione esige il riempimento di alcune cesure nelle notizie tramandate dai documenti, Cristiano Caracci approfitta, come sempre nei suoi libri, per donarci grandi affreschi di realtà che, pur essendo lasciate in secondo piano, o addirittura trascurate, nella storia che viene studiata a scuola, sono importanti per comprendere come il mondo si è trasformato in quello di oggi e lo fa attraversando un periodo di grandi trasformazioni, tra intrecci diplomatici, esili e guerre in cui il protagonista spicca sempre per abilità e capacità di percepire gli avvenimenti in cui è immerso.

La particolarità delle opere di Caracci è proprio questa: sa dare alla storia quella partecipazione umana che quasi sempre resta, invece, esclusa dai libri che si limitano a enumerare e citare dati, date, luoghi e fatti con l’illusione di dare, così, un’informazione asettica e super partes, ma che è, invece, carente proprio in una delle sue parti più importanti, quella delle motivazioni dei singoli protagonisti, motivazioni individuali senza le quali perderebbero spessore e forza anche le spinte politiche ed economiche delle varie nazioni.

Il tutto, va ripetuto in una rigorosa e facilmente comprensibile separazione tra le solide isole di realtà storica e i ponti di fantasia che queste isole uniscono a rendere più umano, oltre che più comprensibile il percorso di personaggi che è giusto togliere dalle nebbie dell’oblio. —



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