Dora e il Minotauro Picasso, storia tra dolore e tormento

Fabiana Dallavalle
Lei è una fotografa e fa parte del gruppo dei Surrealisti. Si fa chiamare Dora Maar, anche se il suo nome è Henriette Theodora Markovitch. Artista straordinaria, fotografa e modella di successo, socialmente e politicamente impegnata, Dora è bella di una bellezza severa, non convenzionale, ha 28 anni. Lui, Picasso, ne ha 54. Seduti in un caffè a Parigi, per attirare l’attenzione del pittore su di sé, la vediamo giocare con un coltello e ferirsi la mano guantata di bianco. Un’azione perversa, pericolosa, audace, cupamente teatrale che evidentemente serve per colpire il Genio spagnolo e renderla interessante ai suoi occhi. Il famoso poeta Paul Éluard, li presenta. Lei regala a Picasso i guanti insanguinati come trofeo da esporre sulla mensola del suo appartamento. Da lì a poco Dora si trasforma in musa e amante, o meglio in vittima sacrificale che rinuncia a tutto, alla sua voce di artista, alla sua dignità di donna per un uomo che sotto le spoglie del genio cela l’aspetto oscuro del Minotauro, assetato di vita.
Una storia dolorosa e tormentata, dall’esito infausto che la scrittrice, giornalista e saggista Slavenka Drakulić nel libro Dora e il Minotauro(Bottega Errante, 17 euro), ripercorre attraverso pagine che restituiscono i pensieri di una creatura malata e fragile, annientata dalla vita vissuta con Picasso e dalla successiva, traumatica separazione. Un racconto che colpisce, attraverso una scrittura affilata e lucida e apre continuamente domande sugli aspetti insondabili e crudeli della psiche umana, sia maschile che femminile. Non manca poi la narrazione dell’atto creativo, la descrizione del genio, a cui nulla importa tranne la sua pittura e su cui le parole tratte dai diari gettano squarci di luce.
Grazie allo sguardo doloroso e angoscioso di Dora, restituito da Drakulić, ci si confronta infatti anche con le proprie emozioni, quelle provate guardando i labirinti cubo surrealisti esposti nei musei più importanti del mondo. Scrive Dora: “l’amore incondizionato delle donne intorno a lui aveva creato uno scudo impenetrabile. Facendo crescere in lui indisturbato il Minotauro, un essere mostruoso, egoista, viziato”. Nei sette anni che trascorsero insieme, Picasso la ritrae in una serie di dipinti, fra i quali Dora e il Minotauro e Donna che piange, opere che rivelano la dimensione psichica del pittore e preannunciano la drammatica evoluzione del loro rapporto. Si scopre che la legge del gineceo di Picasso prevede che le donne siano "macchine costruite per soffrire", che dentro al genio c’è un libertino, che ama le situazioni complicate e rischiose, come fare incontrare le sue amanti. Le pagine in cui Dora e Marie –Therese Walter si picchiano disperate per ottenere l’interesse dell’uomo sono tra le più drammatiche del diario. Marie-Thérèse Walter, madre della figlia Maya, si impiccherà. Un’altra amante, Jacqueline Roque si sparerà alla tempia. Nel 1945 Dora avrà le prime crisi di nervi. Verrà sottoposta agli elettroshock e per ritrovare l’equilibrio perduto si affiderà allo psicanalista Lacan. Ma rinuncerà per sempre a diventare pienamente la grande artista che era destinata ad essere. —
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