Gli studenti friulani scrivono alla senatrice Liliana Segre: «La memoria è la nostra arma»
Lettere di ringraziamento dopo l’ultimo incontro pubblico dedicato ai giovani: «La forza e il coraggio che ha dimostrato nella sua vita sono straordinari»

Gentile senatrice Liliana Segre,
lo scorso autunno Lei ha pronunciato il suo ultimo discorso pubblico, rivolgendosi a ragazzi e ragazze cui ha affidato la testimonianza della sofferenza, il ricordo dell’orrore, il senso civico della responsabilità individuale, la memoria di un male che seppe conciliare la banalità e l’orrore: l’inverno della ragione, il letargo dell’umanità. «Siete idealmente i miei nipoti. E siete fortissimi» La Sua voce è risuonata forte, inflessibile, trasparente. È vero: questi nostri ragazzi sono spesso fortissimi. Ma hanno bisogno di esempi di forza, di coerenza, di resistenza etica e umana. Di persone autentiche.
Ecco perché, in questa Giornata della memoria che tenta di ricordare l’indicibile, io desidero semplicente dirle: Grazie. A nome mio, a nome dei ragazzi e delle ragazze con cui lavoro ogni giorno, a nome di tutti gli adolescenti raggiunti dalla Sua rigorosa fermezza morale. Perché oggi ripenso alla bambina che Lei è stata, espulsa a otto anni da scuola in quanto ebrea.
Oggi ripenso all’adolescente che Lei è stata, incarcerata a tredici anni per aver tentato inutilmente la fuga dall’Italia fascista e la ricerca della sicurezza in una Svizzera che La rifiutò e respinse.
Oggi ripenso alla quattordicenne deportata ad Auschwitz-Birkenau, allo strappo da un padre che in quel campo di concentramento morì pochi mesi dopo l’arrivo, alla memoria ferita che non si sarebbe più rimarginata, ai ricordi costretti al silenzio per decenni, in un Paese ansioso di voltare pagina e dimenticare, se non addirittura di giustificare e assolvere. Oggi ripenso alla tenace generosità della Sua testimonianza, al dolore della rievocazione ripetuta e ripetuta e ripetuta per noi: un intransigente imperativo morale.
Nel suo libro “Ricordare, dimenticare, perdonare”, il filosofo Paul Ricoeur sostiene che “il perdono confina con l’oblio attivo: non con l’oblio dei fatti, in realtà incancellabili, ma del loro senso per il presente e per il futuro». La Sua testimonianza, Signora Liliana, ci ha aiutati a esplorare il senso del presente e le prospettive di ogni possibile futuro, alla luce di una memoria – consapevole e responsabile – del nostro passato.
Perché “per ricordare almeno in parte, è necessario non dimenticare niente. ” Se non ricordo male, sono parole dello scrittore Amos Oz. Ma ciò che conta è che oggi moltissimi dei nostri ragazzi e ragazze – i suoi “nipoti” di adozione elettiva – possano riconoscere autentiche quelle parole grazie a Lei.
Cara senatrice, tutti i miei studenti e le mie studentesse hanno ascoltato le parole del Suo ultimo discorso pubblico, osservando il Suo volto proiettato sulla parete di un’aula dell’Istituto Malignani. Sul Suo viso e nelle Sue parole, me ne sono accorta osservandoli, hanno saputo cogliere anche l’esitazione, le pause, l’impotenza di chi è consapevole che non esiste alfabeto umano in grado di esprimere la disumanità e di tradurre l’orrore. Mi creda se le dico che molti di quegli adolescenti avevano gli occhi lucidi. E alla fine, spontaneamente, nel silenzio della classe, è esploso un applauso. Dapprima timido e incerto, titubante, poi via via più deciso e convinto. Liberatorio. E profondamente riconoscente.
Infine, ognuno di quegli adolescenti Le ha scritto una lettera di ringraziamento. Non ho avuto modo di farle pervenire quei pensieri, e di questo sono dispiaciuta. Ma oggi, qui, mi sembra profondamente giusto riportare almeno alcune delle loro parole. A nome di tutti i compagni, eccole dunque le voci di Emma e di Samuele:
“Cara senatrice Liliana Segre, il sentimento che mi ha accompagnata durante il Suo discorso, assieme alla commozione, è stato sicuramente l’ammirazione. L’ammirazione nei confronti della Liliana ragazzina, che ha avuto la forza di resistere dentro un campo di concentramento, fra atrocità e disumanità. L’ammirazione della Liliana adulta, che è riuscita a raccontare la sua storia, con enorme coraggio, a migliaia di persone. L’ammirazione nei confronti della Liliana anziana, che dopo quarantacinque anni di testimonianze ha saputo farci capire che ora tocca a noi. Vorrei tanto incontrarla e poterle dire semplicemente grazie, perché mi ha insegnato a non mollare e a non abbattermi alla prima minuscola difficoltà”.
“Cara Senatrice, come ragazzo, ma soprattutto come Cittadino del Mondo, sento il bisogno di ringraziarLa. “Sono diventata l’altra”: questo Lei racconta, nel Suo discorso ai ragazzi. Non posso neanche immaginare il Dolore nel diventare “altri”, il dolore nel sentirsi chiamare “ebrea” piuttosto che con il proprio nome. La forza e il coraggio che ha dimostrato nel corso di tutta la Sua vita sono straordinari. Trovare parole da rivolgerle non è facile, cosa che invece Lei ha saputo fare molto bene: ogni sua frase, ogni sua parola, ogni Sua espressione è riuscita a trasmettere ai giovani un messaggio fondamentale: la memoria è la nostra arma più potente. E chi dimentica il buio del passato diventa complice. ”
Cara senatrice Liliana Segre, potrebbe esserci riflessione conclusiva più potente rispetto a quella di Samuel, sedici anni a marzo?
Ho sempre pensato che per raccontare la Storia e per trasmetterne memoria esista un unico modo: umanizzarle. Focalizzare i volti e i corpi nell’algida strazione delle cifre. Rovesciare la dimensione pubblica degli eventi nella loro più nuda verità: le sofferenze, le resistenze, le paure, i destini soggettivi di singoli uomini e singole donne altrimenti destinati a farsi numero, sulla pagina asettica di qualche manuale.
“Si tratta di vedere in una goccia il mare” ha affermato a Carlo Ginzburg a proposito di microstoria. Lei ci ha condotto a quel mare, Senatrice. È buio, profondo, spaventoso. Richiede coraggio, coerenza, onestà. Sguardo attento agli abissi.
Dunque: grazie. Sempre. E oggi, forse, più che mai.
I commenti dei lettori