Polemica tra il Pd e Tondo: «Terza corsia con o senza Roma»
Tondo sul nodo finanziamenti: rispetteremo i programmi . Melò: non ci faremo spaventare dalla clausole delle banche. Ma il Pd teme un nuovo flop

UDINE. «Se Roma ci aiuta bene, sennò andiamo avanti soli, come abbiamo sempre detto». Lo assicura il presidente del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, intervenendo – ieri a Udine al termine della seduta di giunta – sull’iter per la costruzione della terza corsia sull’autostrada A4 Venezia-Trieste. Un intervento importante («l’annuncio di un flop» secondo l’opposizione) visto che la cordata di banche – Biis (Intesa San Paolo), Unicredit, Mediobanca, Mps, Credit Agricole, Centrobanca, Natixis e Deutsche Bank – chiede in cambio della copertura di 1,774 miliardi (2 miliardi secondo l’ad di Autovie Venete Dario Melò, per coprire anche il finanziamento dell’Iva) le azioni della società.
«Come commissario delegato dal Governo – ha proseguito Tondo – sento il dovere di continuare sulla strada iniziata tre anni fa, rispetto alla quale non c’è alcuna novità, se non la proposta di un pool di banche che deve essere valutata, per capire se è ricevibile oppure no. Ci siamo presi l’impegno di fare la terza corsia e abbiamo presentato un piano finanziario compatibile, in coerenza – ha sottolineato – con quello approvato nel 2007 dalla precedente amministrazione».
Il Friuli Venezia Giulia, per Tondo «non mollerà di una virgola per cercare di avere risorse da parte dello Stato (per esempio, trattenendo il 30% del fondo perequativo, circa 170 milioni l’anno), ben sapendo però quali sono in questo momento le difficoltà del Paese, dove ci sono tensioni anche all’interno del governo sui temi dell’abbattimento delle tasse». Tornando sulla proposta del cartello di banche, il governatore ha puntualizzato che «il tasso di sostenibilità non mi pare più preoccupante rispetto a quattro anni fa: nel 2007 prevedevamo 1.420 milioni, che oggi sono aggiornati a 1.772. Non vedo dove stia il problema. La differenza tra adesso e allora, piuttosto, è che i lavori sono partiti mentre quattro anni fa – ha concluso – era tutto fermo».
Le rassicurazioni del governatore non eliminano il problema del finanziamento. Se l’offerta della banche non dovesse essere ritenuta accettabile, Autovie Venete dovrebbe indire un’altra gara e, nella migliore delle ipotesi si perderebbe un altro anno. «Non ci facciamo spaventare da clausole che regolamentano secondo consuetudine le grandi operazioni di investimento – ha spiegato Melò –. Sta a noi e a Friulia lavorare per cercare di negoziare al meglio la proposta della banche per migliorarne le condizioni, consapevoli che averne una sul tavolo, in questi periodi di crisi, non è cosa di poco conto».
Non dovesse andare secondo gli auspici della concessionaria, rimarrebbe in piedi la via della Cassa depositi e prestiti, che già ha sbloccato i primi cantieri con un finanziamento da 150 milioni per procedere all’ampliamento del tratto Quarto D'Altino - San Donà, alla realizzazione dello svincolo di Meolo e del tratto Villesse-Gorizia. Nel contratto con Cdp – sempre nel caso in cui naufragasse il progetto di prestito a lungo termine con il pool di banche –, trattandosi di opere indispensabili per superare una condizione di emergenza, è previsto che si possa valutare la possibilità di concedere un ulteriore finanziamento.
La risposta del Pd è pungente. «A tre anni dalla nomina a commissario dell’A4, il governatore Renzo Tondo si accorge soltanto ora che le opere di costruzione della terza corsia non sono sostenibili dalla comunità regionale e ricorre all’aiuto del Governo». Lo affermano i senatori del Pd Flavio Pertoldi, Carlo Pegorer e Tamara Blazina.
Annunciando in una nota un’interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio e ai Ministri delle Infrastrutture e dell’Economia, i parlamentari regionali accusano il presidente della Regione Friuli Vg, Renzo Tondo di «aver perso la scommessa caparbiamente sostenuta sulla capacità della Regione di poter affrontare autonomamente i costi, scaricandoli sui pedaggi e quindi sulle tasche dei cittadini, e di aver fatto di questo - sottolineano - un vanto personale e della Giunta da lui presieduta».
Per gli esponenti democratici «il flop è ormai nell’aria e l’operazione finanziaria “ingegnosamente” costruita da Tondo può arrecare più danni di quelli ipotizzati ai cittadini, come il trasferimento del controllo delle partecipate Autovie Venete e Friulia dalla Regione alle banche. Un danno irreparabile, in quanto le due società - concludono i parlamentari friulani - sono patrimonio dell’intera comunità e non soltanto di questa incapace maggioranza».
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