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Il Pdl: da un anno il centro trapianti è senza una guida

Il capogruppo Galasso incalza Kosic: trovi una soluzione. L’assessore replica: stiamo esaminando varie ipotesi.

2 minuti di lettura

UDINE. È trascorso un anno e il Centro regionale per i trapianti di fegato non ha ancora un responsabile dell’équipe che esegue gli interventi. Sono passati 12 mesi, dodici, da quando Fabrizio Bresadola, l’ex direttore della struttura, ha lasciato il servizio per andare in pensione. In 12 mesi si sono consumate le pubbliche contestazioni del Pd – con i consiglieri regionali Annamaria Menosso e Paolo Menis – e della consulta regionale trapianti; lo scontro tra associazioni; le rassicurazioni (diverse e dimenticate) dell’assessore alla Sanità Vladimir Kosic e dei vertici dell’Università, perché Regione e Ateneo hanno la responsabilità del Centro.

Un anno dopo la soluzione e un responsabile dell’équipe ancora non ci sono. Un anno dopo il servizio è agonizzante, come ripete la Consulta regionale. Che ha affidato ai propri legali il compito di preparare un esposto alla Procura della Repubblica per denunciare l’assenza di regole e chiedere la chiusura del Centro. E l’esposto sarà depositato in questi giorni. Un anno dopo tocca ancora alla politica trovare una via d’uscita, ammesso che la politica ritenga che il Centro debba funzionare ancora. Un anno dopo è di nuovo il Pdl, il partito di maggioranza relativa, a incalzare Kosic. Che ripete: stiamo lavorando. Tutto già visto? Sì.

«Il problema esiste e va risolto», tuona Daniele Galasso, capogruppo del Pdl. «Mi ero permesso di sensibilizzare l’assessore – prosegue Galasso – che si era assunto l’impegno di trovare una soluzione, che ancora non c’è. Invece di lanciare riforme fantasmagoriche (il riferimento è all’annunciato commissariamento delle sei Aziende per i servizi sanitari per arrivare a una unica regionale) senza averne verificato le ricadute e senza capire dove taglierà i 100 milioni di risparmi attesi, l’assessore farebbe bene ad affrontare questi temi concreti che impattano sulla soluzione di problemi di salute dei cittadini». A far notare al pidiellino che forse un anno è un tempo d’attesa troppo lungo, il capogruppo insiste: «È l’assessore che si deve esprimere. Che le cose non funzionino mi pare di averlo segnalato più volte. A questo punto diventa un problema suo, perché – afferma Galasso – è il titolare della Sanità. Faccia le verifiche del caso e decida per le necessarie soluzioni». Galasso, però, ha immaginato un rimedio e lo ripete da circa un anno. «Secondo me a questo punto, dopo un anno di inazione, reale, concreta che sta nei fatti – conclude il capogruppo del Pdl –, la Regione deve trovare una soluzione affinché la responsabilità passi dall’Università all’ospedale».

L’assessore non demorde. «Stiamo lavorando, come sempre e da oltre un anno – assicura Kosic –, e abbiamo di fronte valide ipotesi di soluzione». Poi l’assessore puntualizza sullo scontro tra associazioni, come quello tra Claudio Pittin, presidente dell’Ado della provincia di Udine, e Anna Carpen, presidente della Consulta regionale, che ha preannunciato azioni legali. «C’è una parte delle associazioni che dice una cosa e altre che sostengono altro – si inserisce Kosic –, noi teniamo conto di tutti. E cerchiamo una soluzione che sia la più rapida e praticabile possibile con le nostre forze». A far presente all’assessore che è passato un anno alla ricerca di una soluzione, lui replica: «Non è colpa nostra e ciò non significa che ci siamo astenuti dal cercare una soluzione che garantisca i pazienti. Ci sono protocolli sottoscritti con l’Università – aggiunge Kosic – dalla giunta precedente, che impongono la condivisione delle scelte e che vanno rispettati. Se questi patti non garantiscono più i pazienti prenderemo una decisione. Io – conclude Kosic – presto, come mio dovere, particolare attenzione e ascolto alle indicazioni che vengono da Tondo e dalla maggioranza». Così è trascorso un anno.

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