La Giornata del ricordo oltre tutte le rivendicazioni
Si rinnova la commemorazione delle tragedie delle foibe e dell’esodo. Cadute le pregiudiziali ideologiche ecco l’occasione di scrivere una Storia di pace
Dove sono? Qua, là, molti sotto terra. Una terra che non potrà mai essere leggera, la Spoon River degli esuli è troppo vasta e non ha cantori. Per ciò la Giornata del ricordo rappresenta un appuntamento cui nessuno deve mancare, nessuno: né nostalgici fascisti e comunisti, né smemorati per vigliaccheria o per opportunità. Le pagine della storia non si devono strappare dal grande libro della vita e quando il tempo, inesorabile tritatutto, ridurrà le passioni che l’hanno scritta, significa che si sta percorrendo il sentiero che conduce alla pace, la sola vincitrice di ogni conflitto.
E si deve andare avanti non per tenere accesa la fiammella della rivendicazione, ma perché la memoria serva da monito a tutti per il futuro. «Va ricordato - ha detto Giorgio Napolitano - l’imperdonabile orrore contro l’umanità costituito dalle foibe e va ricordata la congiura del silenzio, la fase meno drammatica ma ancor piú amara e demoralizzante dell’oblío. Anche di quella non dobbiamo tacere, assumendoci la responsabilità di avere negato, o teso a ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dall’averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali».
Sono parole particolarmente chiare e assumono una valenza storica se si considera la radice politica di chi le ha pronunciate. Dal 2005 la giornata del 10 febbraio è dedicata ufficialmente alla commemorazione dei morti e degli esuli, la scelta della data è dovuta alla ricorrenza della firma del trattato di Parigi siglato nel 1947, con il quale fu assegnato alla Jugoslavia il territorio occupato nel corso della guerra dall’armata di Tito. I rapporti conflittuali tra italiani e slavi hanno radici antiche ed è sempre stato difficile definire le responsabilità, poiché nello scorrere dei secoli le situazioni si sono spesso modificate, dando all’una e all’altra parte l’occasione per dare corpo alle rivendicazioni.
Le ricerche storiche hanno ripercorso gli eventi senza eccessiva difficoltà fino all’ultima guerra mondiale, i periodi successivi suscitano invece valutazioni difformi, soprattutto tra quanti sono ancora legati alle ideologie che si riferiscono al fascismo e al comunismo. Sono comunque gli estremisti che ancor oggi esprimono posizioni oltranziste: in ambienti della Destra si afferma che le foibe e l’esodo furono un genocidio di cittadini inermi che «avevano la sola colpa di essere italiani»; in ambienti della Sinistra si risponde che si trattò di una giusta resa dei conti con «la brutalità fascista» dimostrata negli anni.
Dal primo dopo guerra fino agli inizi degli anni ’90 su questo dramma calò, per cosí dire, il sipario: interessi politici nazionali e internazionali indussero al silenzio per non complicare le relazioni tra i nuovi soggetti; quel sipario è stato risollevato negli anni 2000, quando fascismo e comunismo hanno perduto la loro ragion d’essere e la realtà impone di guardare al passato non soltanto per non dimenticare, ma anche per costruire una società sempre piú umana. È con quella che finalmente si potrà vincere la pace.
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