Le Autorità disertano il Ricordo
Cerimonia a Basovizza. Gli schieramenti politici condannano il «crimine contro l’umanità»

TRIESTE. Le celebrazioni del Giorno del ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata mettono d’accordo per una volta tutti gli schieramenti politici, in una unanime condanna di quello che molti definiscono «crimine contro l’umanità». Alla cerimonia alla foiba di Basovizza, però, per la prima volta dopo anni non è intervenuta nessuna alta carica dello Stato: l’anno scorso c’era il presidente del Senato Renato Schifani e l’anno prima quello della Camera Gianfranco Fini.
Associazioni combattenti, gonfaloni della città di Trieste, di Muggia e di tante altre città coinvolte e per la prima volta un picchetto in armi della scuola militare Nunziatella di Napoli: si è svolta così, davanti a una folla di persone, la cerimonia a Basovizza (Trieste). La commozione si è risvegliata come ogni anno tra gli esuli, che però hanno anche rivendicato di aver pagato di tasca loro i debiti di guerra: «Gli italiani questo non lo sanno» ha detto uno dei partecipanti.
«Siamo esuli di Lussinpiccolo, una piccola isola del Cornero – è il racconto di una famiglia – bisogna che si sappia che con le nostre case, con i nostri beni, secondo uno scambio scientifico, gli esuli hanno pagato di tasca loro i 122 milioni di dollari che lo Stato italiano doveva ai vincitori della guerra, è scritto nel Trattato di pace. È una cosa profondamente anticostituzionale perché i privati non possono pagare debiti di uno Stato; abbiamo fatto miriadi di azioni legali senza mai raggiungere alcun risultato».
La vicenda delle foibe viene ricordata dalle istituzioni, in primis dal premier Mario Monti che in una nota commenta: «La violenza contro gli italiani di Istria e Dalmazia e il lungo, colpevole, silenzio delle istituzioni che le seguì siano da monito per chi asseconda le derive populiste e osteggia la ricerca di maggiore coesione in Europa». Il presidente della Camera Gianfranco Fini parla di «ferita profonda» e auspica che ne sia preservata la memoria.
D’accordo nella condanna tutti i big della politica: al segretario del Pdl Angelino Alfano, che dice «mai più pagine strappate, ma per sempre omaggio a chi pagò così duramente l’amore per la patria italiana» fa eco il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, che parla di «dramma per troppo tempo negato» e determinato dall’«odio etnico» e dal «furore ideologico».
Roberto Menia, coordinatore nazionale di Fli, rivendica con orgoglio la paternità della legge che ha istituito il Giorno del ricordo nel 2004 e auspica che la ricorrenza sia «un’occasione per una ricucitura storica e culturale di tutti gli italiani». Per il senatore della Lega Nord Mario Pittoni, «l’Italia dimentica puntualmente la questione degli indennizzi finora concessi per valori irrisori agli esuli istriano-dalmati. Un’inaccettabile violenza morale che si trascina da oltre sessant’anni».
«Sentiamo come un obbligo morale e un dovere civile essere presenti in questo recinto di sofferenza», ha detto l’europarlamentare del Pd Debora Serracchiani. «Il trascorrere del tempo, l’assottigliarsi delle file dei testimoni e l’affievolirsi della memoria – ha proseguito – sono i più tenaci avversari di giustizia e diritti, perchè la tentazione umana è sempre di prendere congedo dal dolore e dai debiti non pagati».
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