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Alessia Berra e le sue capre una sfida all’isolamento - LE FOTO

Stalla con una novantina di capi, caseificio e spaccio a Zore, alta val Cornappo. «Ma non è una vita romantica, ci vuole un impegno continuo per migliorare»

2 minuti di lettura

TAIPANA. Alessia Berra, poco più di trent’anni e una grande determinazione, nascosta in un fisico minuto. Per incontrare questa giovane imprenditrice siamo saliti sulle montagne di Taipana fino a Zore, dove la sua azienda - un allevamento di capre da latte con annesso caseificio - è nata e si è sviluppata in pochi anni, sfidando l’isolamento della valle e le mille difficoltà burocratiche che nel nostro paese accompagnano anche le più meritevoli delle iniziative.

Diciamo subito che chi avesse un’idea romantica della pastorella di montagna deve subito metterla da parte: Alessia Berra è una giovane donna che ha coltivato un’idea, seguendo la sua passione per la natura e gli animali, e ha saputo con tenacia metterla in pratica, affinando giorno dopo giorno conoscenze ed esperienza. «Mi sono laureata in Scienze naturali a Padova - racconta - poi ho seguito al Cefap di Codroipo un corso per le lavorazioni casearie, facendo uno stage in un’azienda di un allevatore a Pinzano.

Ed è stato lì che ho tenuto per i primi tempi i miei primi animali in mungitura». Nel frattempo Alessia ha deciso di fare un passo in più, avere animali certificati indenni da Caev (encefalite caprina, una patologia che può comportare gravi danni agli allevamenti), ha così acquistato il suo gregge di “camosciata delle Alpi” in Lombardia, dove le garanzie genetiche e di qualità del latte - riferisce - erano massime.

E arriviamo al 2009, anno in cui ha avviato la costruzione dell’azienda a Taipana, anche grazie ai fondi ottenuti tramite il Piano di sviluppo rurale. «Nella primavera del 2010 la stalla era completata, un anno dopo anche il caseificio e il punto vendita, che portano il nome di Zore (Alba, in sloveno)» racconta Alessia, che ora vende i suoi prodotti (dai formaggi stagionati a quelli freschi, ricotte, tomini e yoghurt) anche a Vedronza, in un suo spaccio, oltre a distribuirli in alcuni ristoranti e negozi. A Zore è aiutata da due collaboratrici, una delle quali rientrerà tra pochi mesi dalla maternità. Tre donne insomma, impegnate su un fronte - quello dell’allevamento e delle lavorazioni casearie - che un tempo era di esclusiva pertinenza maschile.

In questo periodo dell’anno le capre vivono nella stalla, suddivise in recinti (gli animali in lattazione sono circa 90); sono nutriti a fieno e mangimi, e sottoposti a continui controlli perchè Alessia Berra, che aderisce all’Associazione allevatori, vuole fare le cose per bene. All’arrivo della buona stagione (da fine maggio a ottobre circa) saranno lasciate al pascolo esterno in recinti delimitati da fili elettrificati, ma la notte ritroveranno il loro ricovero, dove la mungitura avviene in un’apposita sala. Per farle uscire all’aria aperta Alessia è riuscita far riconvertire a pascolo alcuni terreni boscati, e proprio il tipo di terreni è anche una delle ragioni da cui deriva la scelta di allevare capre piuttosto che vacche: «Fermo restando che la capra è un animale che mi è sempre interessato, l’idea era quella di creare un allevamento mio, nei luoghi in cui sono nata. Questi terreni però non sono adatti ai bovini, inoltre per il prodotto caprino non si presenta il problema delle quote latte».

La vita di Alessia Berra è dunque completamente assorbita dalle incombenze della sua azienda, scandita da ritmi che forse non tutti riescono a immaginare e sottoposta a sacrifici che nella nostra società non tutti sono pronti ad accettare. Eppure le soddisfazioni non mancano: «il 70 per cento dei nostri prodotti li vendiamo in azienda - spiega - e i clienti, prevalentemente dal Friuli, tornano a trovarci. Certo, se potessi dedicarmi solo all’allevamento sarebbe più semplice, ma le aziende piccole (e in regione ce ne sono diverse) devono occuparsi di tutto, dal pascolo alla vendita dei prodotti, e la distribuzione richiede uno sforzo organizzativo in più». Tra i motivi di orgoglio anche la stalla: «così come la sto portando avanti è già un risultato - aggiunge Alessia- e poi dare lavoro a due persone è anche questo un motivo di soddisfazione».

Le chiediamo dei progetti per il futuro, «a livello di azienda sono proseguire la ricerca che sto facendo, la selezione dei capi, il miglioramento continuo. A livello personale - e qui Alessia apre per un attimo uno spiraglio sul lato più intimo della sua vita - vorrei migliorare la mia vita privata, perchè fatica, orari e ritmi del lavoro si fanno sentire. E anche la burocrazia ci mette del suo».

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