Consiglio regionale, il giallo e i no comment sulle notti in hotel
Per Iacop (Pd) e Razzini (Lega) i soggiorni rientravano nell’attività politica. Silenzio, invece, da parte di Della Mea (Pd) e dei pidiellini Tononi e Marin

UDINE. Trieste - Milano. Due città più unite che mai nell’inchiesta sulle spese dei consiglieri regionali della passata legislatura. Già perché in molti fra loro hanno fatto tappa nel capoluogo lombardo. Vuoi per lavoro, vuoi per la propria attività politica. E in molti ci hanno soggiornato. Facendosi poi rimborsare dai propri gruppi consiliari.
Il soggiorno di Teresa Comis, professionista della comunicazione della società Vivaradio nel centralissimo hotel Brunelleschi, a spese del consigliere Franco Iacop, rientrerebbe nella promozione della attività politica dello stesso esponente del Pd. Del resto c’era una campagna elettorale da organizzare, un’immagine da promuovere. Attività di rappresentanza? Per Iacop sì tanto da inserire il pernottamento della Comis, tra i costi rimborsabili con i fondi della Regione.
«È tutto molto chiaro – precisa – non si facciano altre congetture». Certo, se un passo indietro si dovrà fare il consigliere del Pd, confortato dall’essere estraneo, a quanto risulta, dall’indagine della Procura (che sulle sue spese, per ora, ha avviato solo degli accertamenti) non si tira indietro. «Se questo pagamento non dovesse essere ritenuto congruo – precisa – allora sarà rimborsato, in ogni caso documenterò spesa per spesa quando sarò chiamato a farlo».
È solo uno dei soggiorni in hotel sostenuti da alcuni ex consiglieri regionali e ora finiti nell’indagine del pm Federico Frezza. I telefoni degli interessati squillano a vuoto una prima volta. La seconda, invece, la risposta non si fa attendere. E in alcuni casi ad accoglierci è un netto «no comment».
Non ha nulla da dire l’ex consigliere Sandro Della Mea del Pd che in diverse occasioni pare abbia pagato dei pernottamenti a una collaboratrice. «Non faccio nessun tipo di commento – dichiara –, non lo ritengo necessario visto che a quanto pare voi avete più informazioni di me».
E ancor meno voglia di parlare ha Piero Tononi ex consigliere del Pdl il quale ha soggiornato diverse volte in un hotel triestino con la sua attuale compagna Stefania Minatti, di professione medico. Solo pochissime parole.
«Non leggo i giornali – afferma soltanto –. Non voglio parlare con nessun giornalista. Grazie e arrivederci». Chiude la telefonata senza aggiungere altro. Impossibile solo alludere all’indagine, solo chiedere qualche tipo di spiegazione, il perché di tanta riservatezza.
Differente Federico Razzini, ex consigliere della Lega Nord. Le sue ragioni non esita a darle. Lo raggiungiamo al cellulare. A lui è stata attribuita una spesa per una camera in un albergo milanese nella quale ha pernottato con la sua compagna e con un’amica di quest’ultima.
«Io mi sono recato a Milano con la mia compagna – spiega – alla quale avevo chiesto di accompagnarmi per aiutarmi e darmi una mano nella mia attività politica così come è accaduto altre volte. A mie spese, siamo andati con la mia macchina e abbiamo dato un passaggio a un’amica della mia fidanzata che aveva necessità di recarsi nella città».
«Una volta arrivati in questo albergo modestissimo – continua – visto che non avevano a disposizione una singola libera ci hanno proposto una doppia nella quale poter aggiungere un terzo letto dove ha appunto dormito questa terza persona. Questo non ha comportato nessuna spesa aggiuntiva alla camera». Per cui trattandosi di spese per attività politica è stata inserita fra quelle rimborsabili con i fondi del gruppo.
Ci tiene a una precisazione Razzini. «Sfido qualsiasi altro politico – sottolinea – a dormire in un posto così modesto e a spendere soltanto circa 130 euro per una doppia a Milano, anzi la Regione dovrebbe farmi un encomio per aver fatto risparmiare denaro».
Non vuole rilasciare commenti, invece, l’ex consigliere del Pdl Roberto Marin, il quale dovrà dare ragione di un pagamento di un soggiorno di una collaboratrice in un albergo milanese. Per il momento nega di essere stato in quell’hotel.
«Cosa vuole che le dica – risponde – io mi sono ritirato dalla politica e voglio fare una vita tranquilla». Qualcuno richiama per dare delle ulteriori precisazioni.Ma i più preferiscono il silenzio. E un «no comment» dietro cui trincerarsi.
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