«Senza soldi dello Stato niente terza corsia»
Serracchiani ai parlamentari del Fvg: trattare assieme a partire dalla revisione del patto Tondo-Tremonti

UDINE. Praticamente un ultimatum. «Senza i soldi dello Stato non facciamo la terza corsia». La presidente del Fvg Debora Serracchiani lo ha detto senza giri di parole. L’ha ribadito ieri ai parlamentari eletti in Regione in un incontro organizzato a Roma. La presidente è sempre stata convinta che il futuro dell’opera si gioca su finanziamenti statali e per questo ha avviato nella capitale un pressing serrato.
Convinzioni che non piaciono alla deputata del Pdl Sandra Savino. «Serracchiani – spiega l’ex assessore regionale alle Finanze – ha detto che le risorse dovranno essere chieste allo Stato, come se lo Stato non fosse quello italiano che in questo momento, come è noto anche agli osservatori più distratti, non pare proprio in grado di prendersi questo tipo di impegno finanziario». «Mi chiedo – continua Savino – quale sarà il futuro dei cantieri in A4 nel caso, non proprio improbabile, che Roma dica no. Sono la prima a dire che sui temi strategici è auspicabile una collaborazione – conclude la deputata che, ieri, come riferiamo qui a fianco, ha avuto uno scontro duro con Serracchiani –, ma collaborare non significa dire sempre di sì a un interlocutore come la presidente, alla quale ricordo che il carisma e l’autorevolezza conquistati con l’arroganza hanno vita breve». Non contrari, ma preoccupati anche i parlamentari del M5S: «In questo momento è difficile che lo Stato assicuri quei fondi».
Ma Serracchiani ci crede e anche se ieri non ha voluto commentare il “caso-terza corsia” non è più un segreto che lapresidente non voglia indebitare la Regione con un mutuo da 2,2 miliardi a tassi “pesanti”.
E allora il pressing continua, puntando anche a un confronto con il ministro delle Economie e delle Finanze «per una complessiva ridefinizione» del Protocollo d’intesa Tondo-Tremonti sottoscritto a fine 2010 in base al quale il Fvg dovrebbe dare a Roma 370 milioni come contributo al federalismo. Un patto che visto l’attuale contesto economico e finanziario «andrebbe sostanzialmente rivisto nei contenuti». Si sono dunque voluti rafforzare i «rapporti tra Regione e Stato, come ha scritto la presidente in un tweet. Quello di ieri, infatti, vuole essere il primo «di una serie di incontri, programmati, a cadenza regolare, tra la giunta e i parlamentari eletti nel Fvg, affinchè assieme si possa creare una positiva massa critica per dare risposte a temi e problemi dei nostri territori». Presenti ieri la maggior parte dei parlamentari (eccetto Alessandro Maran di Scelta Civica, Walter Rizzetto del M5S e Bernabò Bocca, piemontese ma eletto in Fvg che aveva promesso dedizione totale al bene del Fvg). A loro la presidente ha chiesto «disponibilità e collaborazione». Un modo, insomma, per analizzare le problematiche che sono già stati portate all’attenzione del Governo centrale e che ciascun parlamentare potrà poi affrontare nelle singole commissioni. I temi su cui lavorare sono diversi. La presenza delle Forze Armate in regione, la regolamentazione Ogm, i trasferimenti («non ancora avvenuti») di risorse finanziarie legate alle politiche della salute e al passaggio alla competenza regionale della materia della Motorizzazione civile, la soppressione del tribunale di Tolmezzo, la ferriera di Servola.
Non solo. È stata inoltre sollecitata al ministro per gli Affari europei e al commissario Ue per la Concorrenza una revisione delle linee-guida della Commissione europea sugli aiuti di Stato a finalità regionale per il periodo di programmazione comunitaria 2014-2020. I parlamentari si dicono pronti a collaborare «per il bene della collettività del Fvg». Per questo, come ha spiegato la deputata di Sel Serena Pellegrino, riferendosi alla scambio di battute tra Serracchiani e Savino «i toni accesi sono fuori luogo».
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