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L’Aied guarda avanti Omofobia e violenza piaghe ancora attuali

Ieri per i 60 anni la presentazione del libro “Amore e libertà” Serracchiani: «Situazione pesante per molte giovanissime»

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L’Aied compie sessant’anni. Sessant’anni nei quali ha assistito ed è stata protagonista dell’evoluzione culturale e sociale del Paese. All’indomani della fine della guerra e della caduta del fascismo, l’Italia si presentava arretrata in tanti aspetti, ma anche e soprattutto dal punto di vista dell’educazione sessuale nonchè della consapevolezza della contraccezione. «L’Aied ha contribuito in modo forte a cambiare il Paese, rendendolo più libero, civile, europeo», è stata la premessa di Mario Puiatti, presidente non solo dell’Aied di Pordenone ma anche dell’Aied nazionale, all’appuntamento di presentazione del libro “Amore e libertà” organizzato ieri nella sala del consiglio della Provincia. A illustrare il volume, l’autore Gianfranco Porta. Ospiti per l’occasione, la presidente della Regione Debora Serracchiani e il vice Sergio Bolzonello.

Una storia fatta di lotte normative, di ostilità trasversale sia politica che sociale, di ostruzionismo. «Di divorzio, contraccezione ed educazione sessuale ai primi anni Cinquanta non se ne parlava – ha sottolineato Porta – e i centri Aied erano sorvegliati dalle forze dell’ordine».

Una realtà scomoda, ma che rappresentava una chiave di conoscenza della realtà sociale italiana. «L’Aied – ha ricordato Porta – andava nelle borgate romane o nei rioni di Palermo e lì vedeva la situazione reale di quella gente: donne che avevano subito decine e decine di aborti, alcuni anche autopraticati. Migliaia e migliaia di donne fino agli anni Settanta morivano di aborto».

Una situazione drammatica fino all’abrogazione dell’articolo 553 del codice penale che puniva con la reclusione la «propaganda dei mezzi atti a impedire la procreazione».

«La storia e i risultati raggiunti dall’Aied sono fondamentali per il nostro Paese – ha affermato la presidente Serracchiani – ma dobbiamo guardare avanti. L’Aied è un punto di riferimento importante che può raccogliere anche sfide nuove», in particolare quelle poste dall’omofobia e dal femminicidio. «Oggi non si parla sufficientemente di sessualità – ha proseguito – ma dai rapporti di alcuni centri antiviolenza in regione emerge una situazione molto pesante, specie di giovanissime che non danno nessuna importanza agli schiaffi che, sempre più spesso, ricevono dai ragazzi». Un altro tema su cui Serracchiani si è soffermata è quello dei migranti: «è elevato il numero di persone che contraggono il tumore per mancati controlli: dobbiamo trovare nuove forme di contatto». E ha concluso: «La sfida del nostro sistema sanitario è trovare risposte a temi attuali: non diamo per scontato di aver ottenuto tutto». Con lei, il vicegovernatore Bolzonello ha ringraziato il ruolo di Aied e di Puiatti in città. «In 40 anni la città è riuscita a trovare una propria modalità di crescita – ha sottolineato – ed è riuscita a superare difficoltà e contrapposizioni. E’ con gente come Puiatti e con realtà come l’Aied che Pordenone è riuscita a evolvere».

Il prossimo anno l’associazione cittadina compirà 40 anni. «Siamo un esempio di sussidiarietà tra pubblico e privato – ha sottolineato Puiatti –. In un anno seguiamo 400 donne in gravidanza, soprattutto straniere, che ci vengono indirizzate dall’azienda sanitaria».

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