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Consorzi industriali: spesi 91 milioni, ma il bilancio è deludente

Studio di Ermano e Mattioni: solo 37 mila occupati contro i 100 mila preventivati. La Regione salva Cosint ed Ezit e crea soggetti unici a Pordenone, Udine e Gorizia

2 minuti di lettura

UDINE. Ci sono 2 numeri che, più di altri, testimoniano la necessità di cambiare rotta sui Consorzi industriali: i 91 milioni di euro di fondi pubblici spesi negli ultimi 5 anni e il mancato raggiungimento degli obiettivi, con 37 mila occupati nelle 10 zone di insediamento produttivo contro i 100 mila attesi.

Certo, non tutta l’esperienza è da buttare. Come hanno spiegato gli studiosi Fulvio Mattioni e Paolo Ermano al convegno promosso dalla Cisl ieri a San Giorgio di Nogaro i Consorzi sono come gli amministratori di condominio: c’è chi fa bene il suo lavoro e chi è stato un pessimo amministratore di contributi pubblici.

Non occorre approfondire ulteriormente le vicende che hanno interessato il Consorzio dell’Aussa-Corno per spiegare le differenze. Sta di fatto che la Regione ha promesso di voltare pagina.

La disarticolazione

Accanto ai Consorzi industriali, come hanno spiegato gli autori dello studio, si sono sviluppati in questi decenni i distretti industriali, molte zone comunali a insediamento produttivo e incubatori d’impresa e parchi tecnologici. Questo ha comportato una frammentazione delle risorse disponibili e la dispersione di un’univoca politica industriale.

Il bilancio

Gli addetti obiettivo, come citato in premessa, non sono stati raggiunti. Per andare nel dettaglio, come emerge dallo studio, l’Aussa Corno ha 2.500 occupati contro i 17 mila preventivati; il Consorzio di Monfalcone 8.400 su 20 mila; la Zona industriale udinese 3.083 su 10 mila; l’Ezit di Trieste 10 mila anziché 25 mila.

Anche il grado di occupazione delle superfici non è al massimo: 80 per cento di terreni utilizzati, 44,8 per cento destinate ad aziende. In provincia di Pordenone c’è una buona saturazione per il Nip di Maniago (80 per cento), ma non altrettanto succede al Ponterosso di San Vito al Tagliamento e a Spilimbergo.

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Crisi Aussa Corno, esposto dei grillini]]

Tra i 4 Consorzi della provincia di Udine sono mezze libere Ziu (Udine) e Aussa Corno, con pochi spazi Cipaf e Cosint (Alto Friuli). In totale sono 1.478 le imprese attive nei Consorzi industriali, con 37.266 addetti di cui 25.714 vocati al manifatturiero. Dal 2009 si sono persi 5.278 posti di lavoro in gran parte nel monfalconese e nel pordenonese.

I fondi pubblici

Le strutture consortili occupano 101 lavoratori e negli ultimi anni hanno assorbito 91 milioni: 39 milioni per l’esercizio, gli studi e le ricerche e 52 per iniziative in conto capitale.

Solo al Consorzio Aussa-Corno sono andati 43,4 milioni di euro (il 47,4 per cento del totale) ed è uno dei due che ha chiuso in perdita (1,7 milioni lo sbilancio complessivo delle strutture).

La proposta

Secondo Ermano e Mattioni serve una nuova politica regionale per aumentare imprese e occupati, ridare competitività alle aziende e tutelare l’ambiente.

E’ necessario, quindi, a giudizio degli studiosi, rivedere l’ambito territoriale ottimale dei singoli enti, avviare una collaborazione più stretta con i parchi tecnologici e realizzare una cabina di regia.

La Regione

Il vice presidente, Sergio Bolzonello, ha annunciato che in ottobre licenzierà un disegno di legge che razionalizzerà i Consorzi, trasformandoli in agenzie industriali con l’obiettivo di favorire e migliorare la competitività del territorio fornendo adeguati servizi alle imprese.

La governance sarà finalizzata all’internazionalizzazione con una cabina di regia partecipata. Addio agli attuali 10 Consorzi: sarà confermato il Cosint di Tolmezzo, rivisto l’Ezit a Trieste e creati solo 3 Consorzi unici nelle province di Pordenone, Udine e Gorizia.

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