Imu, ecco quanto si pagherà al mare
Dopo la stangata del comune si passerà da 70 euro in più per un monolocale a oltre duecento per le case di lusso

LIGNANO. Si va da un aumento all’anno di 70 euro per un monolocale a 126 euro per le seconde case con una rendita catastale di 500 euro per salire a oltre 170 euro se la rendita aumenta, senza contare quelle di lusso. Rispetto al 2013, dunque, l’amministrazione ha aumentato l’Imu del 19,7 per cento.
A spiegarne il motivo è il sindaco Luca Fanotto. Che sottolinea però come la località rimanga quella con una minore pressione fiscale rispetto ai Comuni della riviera Alto Adriatica.
«L’Imu nasce come Imposta Municipale Unica – afferma -, quota parte di questi introiti vengono però prelevati dallo Stato al fine di recuperare risorse utili al suo bilancio. Infatti, il legislatore nazionale, invece di aumentare la pressione fiscale a livello centrale ha scaricato tale responsabilità sugli enti locali, che possono solo fissare l’aliquota dei tributi entro un minimo e un massimo, anch’essi stabiliti dallo Stato».
Nel 2013 il Comune aveva fissato l’aliquota base dell’Imu pari al 7.6. «L’imu incassata – precisa Fanotto - nel 2013 è di circa 16 milioni di euro, la quota da dare allo Stato avrebbe dovuto ammontare a circa 6 milioni e 200 mila euro. Lo Stato, smentendo se stesso, ci ha richiesto una quota parte superiore di quella incassata, ammontante a circa 7 milioni e 690 mila euro, ovvero circa un milione e 490 mila euro in più».
Una situazione, questa, che si è aggravata nel 2014 per il taglio di alcuni trasferimenti regionali di circa 1 milione e 33 mila euro. Per questo il Comune «è stato costretto dalla situazione ad adeguare l’Imu di 1.5, perché l’aumento di un solo punto non avrebbe coperto l’intero fabbisogno dello Stato. In tal modo con quello 0.5 in più il Comune ha anche un margine per le ristrutturazioni di marciapiedi e strade e altre opere essenziali per una località che voglia essere sempre accogliente».
Rispetto alle altre località emerge quindi come la pressione fiscale di Lignano sia ancora la più bassa. Jesolo per l’Imu ha adottato l’aliquota massima dello 10.06; ha applicato la Tasi; la tassa di soggiorno va da 0.50 a 2 euro a persona al giorno, Bibione per l’Imu l’aliquota è al 9.8; la Tasi viene applicata; l’imposta di soggiorno va da 0.50 a 1 euro per persona al giorno; l’addizionale irpef è applicata. Un aumento che non fa piacere in tempi di crisi.
Ma è la stessa Confcommercio di Lignano a non volere che Lignano venga bollata come “città delle tasse”. Il presidente Enrico Bocus e il consigliere Maurizio Fabiani, direttamente coinvolto come imprenditore immobiliare locale, partono da un dato.
«Delle 55 mila unità immobiliari cittadine – dicono - la più rappresentata è quella con una rendita catastale di 500 euro. Se prima questa fascia pagava di Imu seconda casa 638 euro all'anno, con il provvedimento dell’amministrazione si sale a 764 euro, solo 126 euro in piú, 10 euro al mese. Per questo ?Lignano non può passare come un Comune che penalizza gli investimenti immobiliari e allontana i turisti».
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